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Il traffico di rifiuti e “l’idea Lamezia” di Delfino e Cangemi. «Lì è una piazza buona»

Dopo il sequestro dalla Ecoservizi, si intensificano i contatti per “spostare” le attività nel lametino grazie ad imprenditori asserviti

Pubblicato il: 24/10/2021 – 15:36
di Giorgio Curcio
Il traffico di rifiuti e “l’idea Lamezia” di Delfino e  Cangemi. «Lì è una piazza buona»

LAMEZIA TERME Il sequestro preventivo e con urgenza della “Ecoservizi srl”, azienda gestita da Rocco Delfino, avvenuto il 26 giugno del 2019 su input del pm della Procura di Palmi, ha rappresentato un vero inconveniente per i piani criminali di Rocco Delfino, finito in carcere nell’ambito dell’inchiesta “Mala Pigna” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri. 

L’imprevisto

Un imprevisto che ha determinato una serie di reazioni e commenti, poi riportati nell’informativa del Nipaaf (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale) di Reggio Calabria, nell’ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Reggio, Vincenza Bellini. I protagonisti sono proprio Delfino e tutti quei professionisti «asserviti» – scrive il gip nell’ordinanza – alla sue necessità, tra cui Deborah Cannizzaro, finita ai domiciliari, Elia Gullo, indagato a piede libero come Giuseppe Tomaselli. E poi c’è il rapporto con Domenico Cangemi, cl.1960, finito in carcere, soggetto dotato di elevato spessore criminale all’interno della cosca dei Piromalli-Molè, così come riconosciuto dall’attività di polizia giudiziaria ma anche attraverso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e le intercettazioni.

«Mi danno 20 anni!»

Tra Delfino e Cangemi, dunque, c’è un rapporto fatto di una condivisione totale di interessi economici e criminali che li rende assolutamente “interscambiabili”, condividendo – scrive il gip – il ruolo di «esponenti apicali della cosca Piromalli e “garanti mafiosi” del territorio di Gioia Tauro dove sono localizzati i loro comuni interessi economici-criminali». E lo si evince già all’indomani del sequestro della Ecoservizi, nelle conversazioni captate dagli inquirenti il 30 giugno 2019, quando lo stesso Delfino esprimeva a Domenico Cangemi il «timore che dalle possibili contestazioni del reato di traffico illecito di rifiuti, l’attività di indagine giungesse a contestargli il 416bis». «Sai che vuol dire ora? Un’associazione! Traffico illecito di rifiuti e associazione e si prendono venti (20) anni!» dice Rocco Delfino mentre parla con suo figlio, Giovanni, e lo stesso Cangemi. 

lamezia

Le alternative e l’idea Lamezia

E via, poi, alla ricerca di possibili soluzioni alternative per continuare a lavorare nonostante il sequestro della sua “Ecoservizi”. Ed è in questa fase che salta fuori “l’idea Lamezia”. Un’occasione da non perdere, intendendo la possibilità di entrare in affari con alcuni imprenditori attivi a Lamezia Terme nella gestione e nel commercio di rottami metallici. A prospettare a Delfino questa possibilità è lo stesso Cangemi. L’idea era tanto chiara quanto semplice, almeno sulla carta: andare a Lamezia per un periodo di tempo limitato, entrare in affari con i gestori delle ditte ed impossessarsi della stessa, in modo da estrometterli completamente. «Tu hai ia soluzione temporanea» dice Cangemi a Delfino che risponde: «Lamezia? sì, oggi devo andare alle cinque». «Le capacità che tu hai – insiste Cangemi – tu a Lamezia devi andare sei mesi, sette mesi per mandarli a casa (…)». Più cauto Delfino che pensava, invece, di “tenerli sotto”, alludendo anche al suo poter mafioso: «No..sono sempre di là, poi sono.., eeh me li tengo lì e basta». 

«Don Rocco hai tutto il capannone»

Quello con Lamezia è, dunque, un asse caldissimo, tanto per le logiche criminali quanto per dare una seguito alle attività dell’azienda di Rocco Delfino, ancora sotto sequestro. Lo stesso Delfino si attiva da subito per poter proseguire l’attività di gestione illecita dei rifiuti grazie alla possibilità di disporre del nome e delle risorse delle aziende intestate – solo fittiziamente – ad altri, ma comunque sotto il suo completo controllo. E così dopo aver trovato una sistemazione logistica attraverso un’azienda a Vibo Valentia, Delfino, il 2 luglio 2019, si mette in contatto con un noto imprenditore di Lamezia Terme, amministratore unico di una società costruzione e demolizione edifici. «Io sono sull’attenti, quando lei mi chiama io mi metto sull’attenti e io vi voglio solo bene anche se vi odio!», questa la risposta dell’imprenditore lametino alla telefonata di Delfino captata dagli inquirenti. «Oh Pino (…) – risponde Delfino – no.. ti voglio dire una cosa. Voglio ampliare la mia attività, quindi, facciamo un progetto? Insieme? 0 no?». I due si sentiranno telefonicamente due giorni dopo, con l’imprenditore lametino pronto a mettersi “a disposizione”. «Don Rocco – dice al telefono – hai tutto il capannone, scusami. Il capannone l’ho visto libero». «Ci vediamo domani dai, alle quattro, tra le tre e mezza e le quattro». E così come stabilito, il giorno dopo Delfino raggiunge Lamezia e l’azienda dell’imprenditore amico.

Lamezia “piazza buona”

Ci vorrà la fine di luglio 2019 prima di riprendere l’argomento Lamezia e affrontare la prospettiva di trasferire le attività nella città della Piana, considerata una “piazza buona”. Nelle intercettazioni captate dagli inquirenti si parla addirittura della possibilità di “acquisire” alcune migliaia di metri quadri per poter smaltire, illecitamente, rifiuti e scarti industriali. «Ora vediamo (…) no ma me ne vado a Lamezia, Mimmo» dice Delfino in una conversazione captata dagli inquirenti a Cangemi che gli risponde: «Io ti dico di andare a Lamezia a prenderti sti.. cinquemila metri. Là è Catanzaro hai l’autorizzazione». «È una piazza buona – gli fa eco Delfino – che non ci siano rompimenti… eh ma, ma non penso». (redazione@corrierecal.it)

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