SORIANO CALABRO Sono trascorsi nove anni dalla sera del 25 ottobre del 2012. Martino Ceravolo non si dà pace ma, allo stesso tempo, non si rassegna. Logorato nell’animo ma instancabile non pone freno alla sua lotta per cercare i colpevoli della morte di suo figlio Filippo, morto a 19 anni nel corso di un agguato che non era destinato a lui.
«Ma perché con tutti questi pentiti nessuno parla di mio figlio?», chiede nell’aula bunker di Lamezia Terme dove ha assistito all’udienza del maxiprocesso “Rinascita-Scott” istruito dalla Dda di Catanzaro contro le cosche del Vibonese. Accompagnato dall’avvocato Michele Gigliotti e in compagnia dei testimoni di giustizia Rocco Mangiardi, di Lamezia Terme e Tiberio Bentivoglio, di Reggio Calabria, Martino Ceravolo porta la sua testimonianza di sostegno per la lotta contro la ‘ndrangheta che a Vibo è particolarmente radicata e feroce. L’iniziativa nasce da un’idea di Rocco Mangiardi che dal mese di settembre, ogni giovedì, assiste alle udienze del processo. Li chiama “i giovedì di Rinascita” e cerca, ogni settimana, di coinvolgere qualcuno. Perché il processo sia partecipato, perché non cada l’attenzione.
Martino Ceravolo giovedì scorso indossava una t-shirt con la foto di suo figlio. Martino è di Soriano Calabro e conosce la ferocia delle cosche di ‘ndrangheta. La sera del 25 ottobre 2012 stava guardando una partita. Suo figlio Filippo era uscito per andare dalla fidanzata ma al ritorno era rimasto in panne con l’auto. La cattiva sorte ha voluto che accettasse un passaggio da Domenico Tassone, un ragazzo più grande di lui. Dopo un breve tragitto l’auto di Tassone è stata crivellata di colpi. Un agguato in piena regola destinato a Tassone che rimane illeso. Filippo spirerà durante la corsa in ospedale. Suo padre fa appena in tempo a vederlo sulla barella, trafitto dai colpi, il volto tumefatto. Quell’occhio livido e gonfio è rimasto inciso nella sua mente di padre. Filippo è il crudele danno collaterale nella guerra di mafia tra le cosche Emanuele e Loielo. In nove anni è arrivato qualche segnale su questo delitto che attualmente è al vaglio degli inquirenti. In particolare il 29 ottobre 2020, una mano anonima ha infilato una lettera nella cassetta della posta dei Ceravolo. Si fa il nome di chi saprebbe tutto sull’accaduto, si parla di armi, si fanno nomi e si incolpa una cosca in particolare. Un tentativo di depistaggio? Il caso per gli inquirenti è ancora aperto.
Intanto Martino Ceravolo non si ferma, senza paura. A tutti ricorda la celebrazione dell’anniversario della morte di suo figlio che si terrà domani, lunedì, alle 17:30 nel santuario di San Domenico a Soriano Calabro. Domani verrà presentato anche il libro “Vite spezzate”, di Maria Maiolo, dedicato alla vicenda di Filippo. Martino Ceravolo è particolarmente fiero del fatto che il ricavato del libro andrà in beneficenza. Perché Filippo viva nel buono di questa terra. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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