Nelle ultime settimane uno dei temi caldi nell’agenda politica nazionale, e tra i più discussi dall’opinione pubblica, è quello del “caro bollette”. Se da un lato infatti la ripresa economica inizia a produrre i suoi effetti, dall’altro l’aumento del costo dell’energia rischia di pesare come un macigno sulle spalle di famiglie e imprese. Ciò ha indotto il Governo ad adottare dei provvedimenti d’urgenza per cercare di mitigare l’innalzamento dei costi energetici.
Ma a cosa è dovuto questo rincaro? Secondo il MoCET (Monitoraggio Costo Energia Terziario) realizzato da Confcommercio, il colpevole dei rincari sarebbe uno solo: l’aumento dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali, i quali hanno causato, fra giugno e settembre, una impennata di oltre un quarto del costo medio lordo delle forniture elettriche e del gas naturale.
In particolare rispetto alla rilevazione dello scorso trimestre, dove il prezzo lordo delle offerte elettriche si manteneva su un trend discendente, sia per le offerte tradizionali che per quelle a energia prodotta da fonti rinnovabili, l’incremento del costo dell’elettricità è pari al 27,2%, quello delle energie rinnovabili del 25%, quello del gas del 25,5%.
A subire il peso maggiore dei rialzi le imprese, in particolare quelle del terziario. Comparando infatti le diverse offerte per la fornitura elettrica sul mercato libero, emerge che la scelta tra prezzo fisso e variabile può incidere anche notevolmente sul risparmio energetico annuo di un’impresa che può arrivare fino ad oltre 6.400 euro per un albergo, a 2.000 euro per un alimentari e a 930 euro per un ristorante.
Il monitoraggio ha poi condotto un’analisi su quali siano le offerte più convenienti. In tutte le attività considerate dall’analisi (albergo, ristorante, bar, negozio alimentare, negozio non alimentare) fra quella fisse sono più convenienti le offerte Placet (Prezzo libero a condizioni equiparate di tutela). Si tratta di offerte, in cui il prezzo è deciso liberamente dal venditore, ma la struttura di prezzo e le condizioni contrattuali sono decise dall’Autorità e sono obbligatorie. Fra quelle variabili la convenienza tra le diverse offerte varia invece a seconda della tipologia di attività.
Guardando invece alle offerte sul gas, quelle più competitive sono quasi sempre quelle fisse, mentre le offerte variabili risultano essere mediamente più care. In termini territoriali a pagare i conti più salati sono le imprese del sud. Ad esempio se un albergo scegliesse un’offerta a tariffa variabile a Milano avrebbe una spesa media annua pari a 14.684 euro, mentre a Palermo, stante un consumo medio di 18 mc/anno, la sua spesa media salirebbe a 17.089 euro annui.
Analizzando l’incidenza delle diverse componenti del costo dell’energia sul prezzo dell’elettricità, il rincaro ha portato la quota della materia prima energia a pesare per il 52% sulla spesa totale, quasi 10 punti in più rispetto a sei mesi fa.
Per il gas, il peso dell’aumento della materia prima sulla bolletta media è di circa il 54%.
Infine osservando Il PUN (Prezzo Unico Nazionale) di settembre si registra un balzo di 1,9 volte rispetto a quello di giugno. Quello che preoccupa è la tendenza ad ulteriori rialzi nei prossimi mesi, che dovrebbe poi ridursi nel 2022.
Ancora maggiore la crescita del PSV (Punto di Scambio Virtuale del gas), che da giugno sale di 2,1 volte. Crescita che secondo le previsioni continuerà a verificarsi nei prossimi mesi per poi scendere nel 2022.
Tuttavia, come già detto, l’effetto rincari è stato mitigato dall’intervento del Governo che con il Dl 130/2021 ha stanziato oltre tre miliardi di euro per la riduzione degli oneri sull’energia, in aggiunta alla risorse stanziate alla fine di giugno. Un provvedimento più che mai provvidenziale che ha evitato che gli aumenti sfiorassero il +40%.
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