REGGIO CALABRIA Il collaboratore di giustizia Seby Vecchio, poliziotto sospeso ed ex assessore comunale di Reggio Calabria, ha parlato degli interessi della ‘ndrangheta all’interno dell’ex stabilimento Omeca, oggi Hitachi. È quanto emerge da un verbale di interrogatorio reso il 27 novembre 2020 davanti al pm della Dda Walter Ignazitto, e finito agli atti dell’operazione “Pedigree 3” che ha portato nei giorni scorsi all’arresto di due indagati. Rispondendo alle domande del magistrato, il pentito ha riferito circa il ruolo del sindacalista Nino Serraino – arrestato nell’operazione “Pedigree 2” e figlio del boss Mico Serraino ritenuto «storico esponente apicale della ‘ndrina» – che «cura gli interessi della famiglia Serraino».
Sono due le cosche coinvolte secondo il collaboratore di giustizia: «Le due famiglie, Serraino e Labate – dice – sono interessate ad ottenere assunzioni anche presso le ditte subappaltatrici. Nino Serraino, entrò all’ex Omeca 20 anni fa, sostituendo Fabio Giardiniere. Entrambi furono assunti perché espressione della cosca Serraino». Stando al verbale del pentito, in buona parte coperto da omissis, gli interessi dei clan sullo stabilimento andrebbero oltre le assunzioni degli affiliati e riguarderebbero anche la politica: «C’è un connubio tra sindacati e ‘ndrangheta – sono le parole di Seby Vecchio – nel senso che i primi fanno gli interessi della ‘ndrangheta e veicolano pacchetti di voti, in occasione delle consultazioni elettorali».
Vecchio non è l’unico collaboratore di giustizia che ha parlato delle ex Omeca e di Nino Serraino. Prima di lui, nell’agosto 2020, lo ha fatto anche Tonino Filocamo, oggi deceduto: «Nino Serraino decide, ha un buon potere decisionale sull’Omeca di chi far entrare chi non fare entrare».
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