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Barachini: «Servono più controlli e tutele a sostegno all’editoria pura»

Il presidente della Commissione Vigilanza Rai ospite del talk “In primo piano”. «Politica italiana indietro di 2-3 anni rispetto ad altri Paesi. L’editore puro garantisce trasparenza e indipendenza…

Pubblicato il: 27/10/2021 – 7:29
Barachini: «Servono più controlli e tutele a sostegno all’editoria pura»

LAMEZIA TERME Dopo 25 anni di giornalismo, è «passato dall’altra parte dello specchio» per ricoprire uno dei ruoli di maggior prestigio ed onere nel panorama della radiotelevisione. Alberto Barachini, presidente della Commissione di Vigilanza Rai ospita negli studi de L’altro Corriere Tv intervistato da Danilo Monteleone nell’ultimo episodio di “In primo piano”, talk di approfondimento andato in onda questo mercoledì, 26 ottobre, alle ore 22 sul canale 16.
Il racconto verte sul cambiamento ancora in corso nel mondo dell’informazione e della politica che spesso vanno a braccetto ma non per forza di pari passo. La scelta di Barachini di ricoprire l’attuale ruolo si lega anche a quella che lui stesso definisce a tratti una “chimera” di «fare qualcosa in questo paese in un momento difficile dove si rende necessario ridare peso e dignità alla politica».

Politica e informazione

«La politica – dice Barachini – ha seguito i cambiamenti del mondo dell’informazione, ma non è stata in grado di seguire questo processo». Il riferimento è soprattutto alla politica italiana. «La comunicazione ci viene insegnata da paesi che non sono l’Italia. Gli Usa, ad esempio, ci raccontano quello che sarà da noi tra 3-5 anni». Un gap che col tempo si è ridotto, ma non azzerato.
Nel frattempo sulla scena si sono imposti i social che hanno influenzato pesantemente i processi politici più recenti nel nostro paese. «Nel 2008 – dice il presidente della Commissione Vigilanza Rai – quando venne eletto Obama per la prima volta, ho assistito direttamente alla prima campagna elettorale sostanzialmente guidata dai social media. L’Italia ci ha messo 2-3 anni a comprendere questo processo e quando lo ha compreso lo ha distorto».
Sul punto e sulla necessaria emancipazione dalle logiche che governano il rapporto tra politica ed informazione pesa molto la legge sulla “par condicio” tutt’ora in vigore. «Credo sia necessaria una web-condicio perché sul web non esiste nessuna regola», aggiunge Barachini. Impossibile non mutuare il riferimento dell’assenza di regole al tema delle “fake news”.
Un fenomeno incentivato, secondo Barachini, da una rinnovata assenza di filtri. La politica non svolge più il suo ruolo di organismo intermedio col compito di «certificare notizie attendibili».
«Ora c’è un circolo vizioso, una sorta di “camera dell’eco” dove la notizia, già se è verosimile, viene fatta circolare e genera un evento distorsivo della realtà».

“Check and balance”

«Oggi c’è la possibilità di insegnare la competenza digitale che è la coscienza più che la capacità nell’utilizzo di determinati strumenti». Il binario informazione-formazione viene rappresentato da Barachini attraverso un recente confronto avuto col presidente della Calabria Film Commission, Giovanni Minoli, su come è cambiata la tematica del pluralismo, quindi «quale sia la maniera più corretta di informare».
«L’equilibrio e la professionalità del servizio pubblico fanno la differenza. C’è un momento in cui il servizio pubblico è assoggettato a logiche governative e così è stato durante la prima parte della pandemia, sotto il governo Conte dove quasi tutte le reti pubbliche rilanciavano i messaggi dell’esecutivo in maniera potente». Sarebbe mancato, in tal senso, quello che gli inglesi definiscono «check and balance».

Editoria nazionale ed editoria locale

«Credo si sia parlato molto e fatto relativamente poco sul tema del conflitto d’interessi. Ci sono casi che sono stati sotto i riflettori per molto tempo, altri meno». Si sviluppa qui un dibattito che tocca anche il tema dell’editoria, dal nazionale al locale.  
A livello nazionale pare ormai impossibile incontrare progetti di editoria pura. Ne proviene che molto peso assume in tal senso anche «l’investitore pubblicitario» poiché «è chiaro che il quotidiano finanziato da un gruppo industriale non lo attacchi». Ma il discorso si declina anche in politica. E anche in questo caso, secondo Barachini, siamo difronte a un “unicum” tutto italiano. «Siamo vittima di una sorta di grande ipocrisia: nella stampa inglese la dichiarazione del direttore di appoggio per un candidato o un altro sgombra il campo da ogni equivoco. Il lettore ti compra o ti sceglie non solo se è d’accordo con te, ma anche se non la pensa come te e vuole conoscere la tua posizione».
L’editoria locale, d’altro canto «rappresenta la grande ricchezza potenziale del mercato dell’informazione. Se il grande mercato va verso l’internalizzazione, i gruppi locali hanno uno spazio davanti a loro». In particolare in Calabria, regione «che ha una narrazione di sé non perfettamente lineare».

«Dobbiamo ragionare in termini di sostegno all’editoria pura»

«Dobbiamo ragionare in termini di sostegno all’editoria pura anche perché l’editore che comprenda quanto la propria trasparenza e indipendenza siano valori aggiunti è un risultato da valorizzare» dice Barachini. In tal senso bisogna tutelarlo anche da forme concorrenziali che mettono a rischio l’intero mercato. Importante si rivela il tema del controllo. «Agcom dovrebbe intervenire in tante dinamiche del controllo, su sostenibilità e capacità dei network di proseguire. Se si comincia a comprendere che ci sono regole serie alla base del mercato, queste sosterrebbero tutto il sistema». A fare la differenza, in questo senso «è l’equilibrio» e vanno evitati i «ricatti nel mercato locale che vanno a discapito delle piccole realtà» come anche forme di ingerenza nel settore del potere ‘ndranghetista, come già denunciato dal procuratore Nicola Gratteri. «A Palermo – ricorda Barachini – i delitti su alcuni giornali venivano derubricati a delitti passionali per veicolare un messaggio fuorviante. Bene ha fatto Gratteri a focalizzare il rapporto tra media e criminalità. Se il sistema è corrotto, il sistema dei media ne risente».
E in Calabria particolarmente. Barachini è stato ospite d’onore all’inaugurazione del festival “Leggere&Scrivere” in un momento non facile per la città dati i recenti rigurgiti violenti che hanno nuovamente scosso le coscienze. In questo senso, per cambiare le cose, serve una precisa ricetta: «La cultura dovrebbe cambiare le cose. Da giornalista ho imparato a non giudicare le cose dalla distanza ma certamente quelle immagini (riferito al recente tentato omicidio, ndr) sono raccapriccianti perché segnano un clima di paura, di indifferenza, di incapacità di intervento delle forze dell’ordine e di attivazione per rovesciare le cose. Inaugurando il festival ho detto che raccolgo l’urgenza di raccontare la regione in una maniera diversa da come è raccontata». (redazione@corrierecal.it)

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