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l’inchiesta

La casa di riposo a Bologna gestita da due calabresi vicini a una cosca

Dipendenti fatti dimettere dagli imprenditori legati al clan Barillari-Foschini. «Parlate pure con i vostri avvocatucoli, dovete firmare»

Pubblicato il: 27/10/2021 – 17:11
La casa di riposo a Bologna gestita da due calabresi vicini a una cosca

BOLOGNA «Rivolgetevi pure ai vostri avvocatucoli, non servirà a niente, dovete firmare». È una delle frasi, agli atti dell’indagine “Ragnatela”, con cui sono stati minacciati i dipendenti della residenza per anziani Sassocardo di Porretta Terme, costretti a dimettersi dalla vecchia srl, fatta fallire nel 2016, per essere assunti in una cooperativa che sarebbe poi a sua volta fallita nel 2017.

Originari di Crotone e vicini alla cosca Barillari-Foschini

A vessarli erano i nuovi titolari della struttura che, secondo le indagini di carabinieri e finanza, avevano l’unico scopo di prosciugare il patrimonio dell’impresa, causandone il dissesto con false fatture per lavori inesistenti e acquistando beni personali, e mettere le mani sull’immobile storico che ospitava la casa di riposo.
Arrestati due calabresi, entrambi originari di Crotone e residenti nel Milanese: Fiore Moliterni, 61 anni, e Francesco Zuccalà, 59 anni. Per entrambi, il Gip di Bologna ha disposto gli arresti domiciliari nelle loro abitazioni, rispettivamente a Cernusco sul Naviglio e Legnano. Sono considerati vicini alla cosca Barillari-Foschini, seppur non affiliati.

I dipendenti falciati da dimissioni e licenziamenti

Il giudice ha riconosciuto il metodo mafioso nelle minacce e nelle prove di forza verso i dipendenti, inizialmente una ventina e poi dimezzati da dimissioni e licenziamenti. Della vicenda si erano occupati anche i sindacati, per denunciare i controversi cambi di proprietà della casa di riposo e assistere i lavoratori che, fino alla chiusura nel 2017, avevano continuato anche senza stipendio ad assistere al meglio gli anziani ospiti, prima che fossero trasferiti in altre strutture.

L’indagine partita da un controllo stradale

L’indagine – riferiscono i carabinieri – sarebbe partita da un banale controllo stradale svolto nel 2016 dai carabinieri di Alto Reno Terme, che avevano fermato l’auto con a bordo i due calabresi. Le loro risposte, per giustificare la presenza in quella zona, avrebbero destato qualche sospetto e dato vita agli approfondimenti che hanno poi portato a smascherare l’organizzazione.

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