BOLOGNA «Rivolgetevi pure ai vostri avvocatucoli, non servirà a niente, dovete firmare». È una delle frasi, agli atti dell’indagine “Ragnatela”, con cui sono stati minacciati i dipendenti della residenza per anziani Sassocardo di Porretta Terme, costretti a dimettersi dalla vecchia srl, fatta fallire nel 2016, per essere assunti in una cooperativa che sarebbe poi a sua volta fallita nel 2017.
A vessarli erano i nuovi titolari della struttura che, secondo le indagini di carabinieri e finanza, avevano l’unico scopo di prosciugare il patrimonio dell’impresa, causandone il dissesto con false fatture per lavori inesistenti e acquistando beni personali, e mettere le mani sull’immobile storico che ospitava la casa di riposo.
Arrestati due calabresi, entrambi originari di Crotone e residenti nel Milanese: Fiore Moliterni, 61 anni, e Francesco Zuccalà, 59 anni. Per entrambi, il Gip di Bologna ha disposto gli arresti domiciliari nelle loro abitazioni, rispettivamente a Cernusco sul Naviglio e Legnano. Sono considerati vicini alla cosca Barillari-Foschini, seppur non affiliati.
Il giudice ha riconosciuto il metodo mafioso nelle minacce e nelle prove di forza verso i dipendenti, inizialmente una ventina e poi dimezzati da dimissioni e licenziamenti. Della vicenda si erano occupati anche i sindacati, per denunciare i controversi cambi di proprietà della casa di riposo e assistere i lavoratori che, fino alla chiusura nel 2017, avevano continuato anche senza stipendio ad assistere al meglio gli anziani ospiti, prima che fossero trasferiti in altre strutture.
L’indagine – riferiscono i carabinieri – sarebbe partita da un banale controllo stradale svolto nel 2016 dai carabinieri di Alto Reno Terme, che avevano fermato l’auto con a bordo i due calabresi. Le loro risposte, per giustificare la presenza in quella zona, avrebbero destato qualche sospetto e dato vita agli approfondimenti che hanno poi portato a smascherare l’organizzazione.
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