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Processo “Kossa”, Pasquale e Alessandro Forastefano scelgono il rito abbreviato

La maggior parte degli indagati nell’inchiesta, coordinata dalla Dda di Catanzaro, ha optato per il rito alternativo

Pubblicato il: 27/10/2021 – 13:15
Processo “Kossa”, Pasquale e Alessandro Forastefano scelgono il rito abbreviato

CASSANO ALLO IONIO Sono durate circa tre anni le indagini legate all’operazione denominata “Kossa” (partite nel 2016 e concluse nel 2019) condotte dalla squadra mobile di Cosenza, guidata dall’allora vicequestore Fabio Catalano e dal Servizio centrale operativo della polizia, e dirette dal procuratore Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Capomolla e dal Pm antimafia Alessandro Riello. Ventisei le persone indagate e ritenute a vario titolo vicine, contigue o intranee al gruppo criminale della famiglia Forastefano.

Il processo

La maggior parte degli imputati – tra cui Pasquale Forastefano, Alessandro Forastefano (difesi dall’avvocato Cesare Badolato) – hanno optato per il rito abbreviato, che prenderà il via nel prossimo mese di novembre. Nella prossima udienza, inoltre, dovrebbe iniziare a discutere il Pubblico ministero Riello. In aula si tenterà di ricostruire quanto accaduto nei comuni di Cassano allo Ionio, Rossano e Corigliano tra la fine degli anni 90′ e il primo decennio del 2000, quando si consumata una cruenta guerra di mafia tra il clan degli “Zingari” facenti capo alla famiglia Abruzzese e la cosca Forastefano. La sanguinosa faida è stata oggetto di una serie di importanti operazioni: “Timpone Rosso”, “Lauro”, “Lauro 2” e “Omnia”. La cosca Abruzzese è emersa come forza egemone sul territorio, il clan Forastefano però è rimasto presente a Cassano allo Jonio, in virtù di una pax mafiosa tra le due famiglie che negli anni avrebbe portato addirittura a commettere in concorso alcuni reati come emerso nel corso dell’indagine “Kossa”. Nella famiglia Forastefano, spicca la figura di Pasquale figlio di Domenico Forastefano. Che ha assunto il comando quando suo padre è stato costretto in carcere a seguito di alcune condanne rimediate. Sarebbe lui – secondo l’accusa – a detenere il potere. (f. b.)

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