LAMEZIA TERME «Trieste chiama Lamezia Terme risponde». Peccato però che a sentire la risposa siano stati davvero in pochi, pochissimi. Questo è comunque l’ormai consueto claim che ha spinto poco più di una trentina di persone ad aderire alla manifestazione “no green pass” che oggi pomeriggio ha fatto tappa nella città lametina. Seguendo la scia di una “tempesta” scatenata dai portuali ma ormai quasi scemata tanto quanto il “Medicane” Apollo, scontrandosi proprio come la terra ferma, contro una reticenza e una diffidenza quasi inscalfibile della gran parte dei cittadini. E lo si capisce già dai toni che, a Lamezia, sono nettamente più pacati rispetto a quanto si è visto nel resto del paese: nessun giornalista aggredito verbalmente o fisicamente – sebbene ce ne fossero solo due – nessuno slogan violento ma solo qualche striscione e manifesto e un coro partito all’improvviso.
In un sit-in quasi soporifero e davvero poco coinvolgente, l’unico vero scossone è stato creato solo in seguito ad una incomprensione tra gli organizzatori, Massimo Cristiano di “Italexit Calabria”, già candidato a sindaco, e la Digos sulla location scelta. Quella comunicata, infatti, era nei pressi della Chiesa San Domenico mentre il gazebo era stato posizionato sul Corso Nicotera. Dopo le prime reticenze arriva la resa. E così, poster, nastro adesivo e striscioni sottobraccio, i manifestanti in corteo si sono spostati nel nuovo sito, ritagliandosi un angolino ai piedi della Chiesa-monumento.
«Noi non siamo no mask o no vax» affermano da subito e un po’ ci si sente rassicurati, salvo poi realizzare che molti dei partecipanti e degli organizzatori in realtà sui social pubblicano quotidianamente post e fake news su vaccini ed eventuali effetti collaterali non meglio precisati e/o specificati. «Non ci fermeremo – dicono – fin quando il green pass non verrà revocato». E il fil rouge della manifestazione, infatti, lo stesso da qualche mese, si rifà ad un principio secondo cui il green pass sarebbe incompatibile con il regolamento (UE) 2021/953 e dunque illegittimo. Solo per fare un esempio perché il discorso diventa più ampio quando si mette in mezzo l’articolo 28 della Costituzione (I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici) e la presentazione di un’istanza di disapplicazione dei decreti green pass da attuare in tutti gli uffici pubblici sul territorio regionale.
Tutti cavalli di battaglia dei “no green pass” insieme ad Italexit Calabria, illuminati dalla guida di Gianluigi Paragone nel percorso che li sta guidando tanto nella nostra regione, tanto nel resto del Paese, con numeri e partecipazione variabili. Quello andato in scena nel centro di Lamezia Terme è stato comunque un sit-in pacifico, organizzato in un angolo e sotto gli occhi a volte interessati, a volte canzonatori dei passanti che, tra un po’ di shopping e la passeggiata col cane, hanno preferito passare avanti e affermare fra i denti: «Non vedo l’ora di fare la terza dose». (redazione@corrierecal.it)
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