LAMEZIA TERME «Il vostro angelo deve proteggere le donne di Lamezia Terme, perché le donne di Lamezia devono ricordare che ad Adele è successa una cosa che può accadere a tutti». Il ricordo, commosso, della dirigente del Commissariato di Polizia di Lamezia Terme, Gaetana Ventriglia, è quello di tutti: una comunità intera, quella lametina, ancora segnata dal terribile omicidio di Adele Bruno, la 27enne uccisa dieci anni fa dall’allora ex fidanzato Daniele Gatto.
Il delitto avvenne il giorno prima del ventisettesimo compleanno della ragazza. Gatto uccise Adele Bruno strangolandola al termine di una lite e poi infierì sul cadavere colpendolo ripetutamente con un bastone e abbandonandolo su un terreno. Dopo il delitto, si allontanò e si recò a casa dei genitori della vittima per dire che la giovane era scomparsa. Quindi andò al commissariato di polizia per fare la denuncia di scomparsa. La mattina dopo, però, si presentò nuovamente agli agenti confessando l’omicidio e dando indicazioni per il ritrovamento del corpo.
E oggi, proprio nel primo decennale, la città si è stretta attorno alla famiglia di Adele Bruno attraverso una cerimonia organizzata dall’associazione “Per Te” proprio davanti al Mulino di via Soccorso a lei dedicato nel 2014. Presenti, oltre ai familiari, numerose altre associazioni lametine, il vicesindaco Antonello Bevilacqua e le assessore Luisa Vaccaro e Teresa Bambara, una rappresentanza della scuola del quartiere e il parroco don Giuseppe Critelli, oltre ad alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine.
«Dobbiamo ricordarci di fare attenzione alle persone con cui usciamo e soprattutto a non andare all’ultimo incontro – ha ribadito la Ventriglia – perché potrebbe davvero essere l’ultimo. Non sempre l’amore è amore, non sempre quello che noi pensiamo sia amore sia in realtà una persona di cui possiamo fidarci». «Mi auguro che questo angelo sia l’angelo di tutte le donne di Lamezia».
Un altro messaggio commosso, poi, quello di Mara De Waure, maresciallo dei Carabinieri Lamezia: «La cosa importante – ha detto – è capire che molto spesso, quando succedono queste tragedie feroci, le pensiamo sempre lontane da noi, pensando che nella nostra città non possa mai succedere. E invece, proprio perché è successa qui a Lamezia Terme, proprio perché è tangibile e vicina a noi, dobbiamo capire quanto sia importante prevenire e parlare». Poi l’appello: «Mi rivolgo a tutti quelli che hanno un amico, un’amica, un familiare e possono fare qualcosa che questo possa accadere nuovamente, per far sì che quello che è successo ad Adele non si verifichi nuovamente. Venire in caserma, rivolgersi alle forze di polizia anche solo per parlare, significa trovare la soluzione ad un problema che purtroppo oggi sta diventando veramente difficile da affrontare». «La violenza e i femminicidi sono diventati all’ordine del giorno – ha ricordato infine – ma è importante denunciare anche perché le donne nelle forze di polizia sono sempre più presenti. Bisogna capire che la violenza non è amore».
Nel corso della cerimonia, Rosario e Vincenzo Bruno, papà e fratello di Adele, hanno scoperto la panchina rossa sistemata proprio davanti al mulino e sulla quale sono state incise alcune frasi. «Un’altra tragedia del genere non deve più accadere e solo noi, tutti insieme, possiamo far sì che non succedano più» ha detto Katya Nero, vicepresidente dell’associazione “Per Te”. «Adele credeva nell’amore, nei suoi sogni. Una ragazza semplice, solare buona, di soli 27 anni che avrebbe avuto un futuro eccellente, ma i suoi sogni sono stati spezzati quella notte. Non oso immaginare il dolore dei genitori e dei familiari, ma li stringo e li abbraccio forte». (redazione@corrierecal.it)
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