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«Fuoriclasse ingaggiati fuori regione, idea buona se maneggiata con cura»

Ciò che potrebbe capitare al neo presidente della Regione, malgrado le sue encomiabili intenzioni, è che in breve si lasci fagocitare dalle centinaia di emergenze di un sistema-Regione gravemente …

Pubblicato il: 01/11/2021 – 19:44
di Romano Pitaro
«Fuoriclasse ingaggiati fuori regione, idea buona se maneggiata con cura»

Ciò che potrebbe capitare al neo presidente della Regione, malgrado le sue encomiabili intenzioni, è che in breve si lasci fagocitare dalle centinaia di emergenze di un sistema-Regione gravemente frammentato e con un’idea dello sviluppo rabberciata e priva dell’indispensabile ordine di priorità degli interventi da mettere a terra. Cosicché, sopraffatto, in un sol colpo e per tutte le ore, dalla grandine di questioni (vecchie e nuove) irrisolte, lentamente anche l’on. Roberto Occhiuto potrebbe, obtorto collo, conformarsi alla prassi dell’unico “modello” di regionalismo che la Calabria ha finora sperimentato: quello delle emergenze.
Una Regione delle emergenze che tampona e mai risolve. E non le risolve per l’atavica inettitudine a programmare della politica, il bassissimo rendimento istituzionale, aggravato dalla scarsa qualità legislativa, e l’inadeguatezza della burocrazia. È condivisibile il suggerimento, al solito schietto e informato, del prof. Ettore Iorio, affinché il presidente della Regione si occupi di burocrazia e sanità che costituiscono il binomio di questioni cruciali su cui, intervenendo subito e con piglio decisionista, si può dimostrare in pochi mesi che si fa sul serio. Oltre tutto, se non si colmano le voragini burocratiche si rischia di perdere l’appuntamento della vita rappresentato dal Pnrr. E, come scrive Paola Militano, non utilizzando efficacemente le risorse europee per scopi produttivi, questa volta “si muore”.
Naturalmente, se l’obiettivo di avere una burocrazia capace di progettare e realizzare, che si vuole conseguire attingendo alte professionalità esterne alla Regione, è apprezzabile, al contempo è auspicabile che si presti qualche attenzione supplementare per non cadere negli errori del passato. Com’è accaduto più volte, sia con la Giunta – Chiaravalloti (2000-2005) che nell’XI legislatura, abbiamo, infatti, assistito a performance di conclamati “fuoriclasse” stranieri che dalla Calabria hanno avuto tanto senza restituire nulla. Si pensi, per esempio, agli assessori “illustri” importati da Roma della cui enfatizzata competenza non è rimasta traccia nel vissuto della Calabria, se non l’assegno mensile del vitalizio che hanno maturato con la Regione. O, tanto per stare ai giorni nostri, al direttore generale del Dipartimento Salute della Regione.
Una struttura (tuttora colpevolmente evanescente) che sbrindellata era, quando nel 2020 il dottor Francesco Bevere s’è insediato, e sbrindellata è rimasta una volta andato via. In più, sarebbe utile che la narrazione secondo cui la Calabria deve equipaggiarsi di eminenti personalità e di idee altrettanto inebrianti, per rompere l’isolamento e farla dialogare col resto del Paese, non si traducesse in proposizioni altisonanti e/o vanagloriose come accadde nella VI legislatura (1995/2000).
Quando il presidente Giuseppe Nisticò (eletto Presidente della Regione con il Polo delle libertà), per superare i guasti del vecchio regionalismo, immaginò per la Calabria «un cenacolo di menti» che mettessero a valore la sua plurimillenaria civiltà. L’on. Nisticò lanciò l’idea «di una task force esterna, d’importazione o di ritorno». Disse che «la Calabria ha bisogno di un doppio trapianto. Di cervello, e per questo abbiamo creato la task force, ma anche di cuore, per spegnere tutte quelle gelosie e invidie che si scatenano quando qualcuno nella nostra regione raggiunge traguardi ambiziosi. La gente si aspetta da noi un salto di qualità, un ricambio nel modo di fare politica. E noi ce la metteremo tutta per riuscirvi». Purtroppo non ci riuscì. Forse perché le sue roboanti proposte configgevano con la disincantata realpolitik calabrese. O perché quella legislatura (l’ultima col Presidente eletto indirettamente) si caricò di conflittualità e il Nisticò bis (1997) fu sostituito alla guida della Regione prima da Giovan Battista Caligiuri (FI) e infine ribaltato (1999) con la Presidenza del centrosinistra assegnata all’on. Luigi Meduri (Ppi).

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