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Sanità, questa sconosciuta

Sanità, questa sconosciuta! Come si può sovvertire il senso di sfiducia nelle istituzioni se i segnali che arrivano sono sempre gli stessi e non accennano a cambiare? Uguali a quelli targati pre-d…

Pubblicato il: 01/11/2021 – 7:10
di FRANCO SCRIMA
Sanità, questa sconosciuta

Sanità, questa sconosciuta! Come si può sovvertire il senso di sfiducia nelle istituzioni se i segnali che arrivano sono sempre gli stessi e non accennano a cambiare? Uguali a quelli targati pre-democrazia, che hanno contribuito a perpetuare la netta distinzione del Paese tra Nord, Centro e Sud, non già dal punto di vista geografico, indifferente alla società, ma secondo i principi incostituzionali della disuguaglianza sociale. Il riferimento è alla Sanità calabrese che, solo a parlarne, è come farle un complimento. Si tratta di una considerazione pleonastica che non risolve il problema dell’assistenza sanitaria che è meno uguale di quella del Nord e anche del centro del Paese. Una differenza che fa “ribollire il sangue” per le conseguenze che ha sulla società del meridione, come se la salute al Nord fosse un diritto inalienabile della popolazione e in Calabria una speranza. Una dimensione che, assumendo dimensioni sempre più allarmanti, è causa dell’aumento della “mobilità sanitaria”, dei viaggi della speranza, di aggravio di spese per le famiglie e per la stessa comunità costretta a rimborsare annualmente decine di milioni di Euro alle regioni del Nord. E dire che la Costituzione vuole che la salute sia tra i diritti fondamentali di ogni cittadino! E, invece, siamo riusciti a costruire un Paese che marcia a velocità diverse: il Nord in condizioni molto vicine ai paesi europei più ricchi e il Sud costretto a mantenere uno standard simile a quello dei Paesi dell’Est.  Se può servire a meglio fotografare la realtà, la parola prevenzione per i calabresi è stata come cancellata dal vocabolario; e così anche il “Piano sanitario regionale” che dovrebbe garantire uguali trattamenti per gli obiettivi di salute. Se in Calabria non funziona, il Governo avrebbe l’obbligo di intervenire per garantire ai cittadini di questa periferica regione lo stesso trattamento di cui godono i cittadini del Nord. Purtroppo permane un sostanziale divario territoriale complici i cosiddetti “piani di rientro del disavanzo della spesa sanitaria” che, in casi come quello della Calabria, annullano il principio dell’universalità e dell’equità nell’accesso alle cure con la sanità che continua ad essere commissariata e affidata alla gestione di persone incapaci, in taluni casi, di gestire sé stessi.  Le regioni del Mezzogiorno sono quelle finanziate in misura inferiore rispetto al fabbisogno. In Calabria la quota pro capite non raggiunge i 1.900 Euro, mentre al Nord il valore minimo supera i 2.300 Euro e sono anche più elevate le dotazioni medie di personale sanitario. Il neo presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, ha reso noto che alla nostra Regione, in materia di rafforzamento del sistema nazionale della salute territoriale, toccherebbero 301 milioni degli otto miliardi a disposizione, cifra pari al 3,76% della intera somma. Tali risorse sono finalizzate alla realizzazione di 15 nuovi ospedali e di 37 “case di comunità”; un criterio che, ancora una volta, non tiene conto delle reali condizioni in cui versa la Sanità calabrese. Come si vede, anche per quanto riguarda la salute, il Paese marcia a velocità diversa! Qualcuno ha scritto che la Sanità in Calabria procura vergogna. E non ha torto perché spesso si tramuta persino in tragedia. Un esempio? Basta pensare al numero dei medici che hanno lasciato l’incarico per cercarlo altrove sperando di lavorare in condizioni meno disagiate. Ma anche i calabresi che continuano a pagare le tasse e dispongono di una sanità tra le peggiori del Paese.

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