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“Sangue Infetto”, «l’assoluzione di un medico non assolve l’intero ospedale»

I familiari di Cesare Ruffolo scrivono al Corriere della Calabria. «Morto a causa di una trasfusione contaminata da un batterio killer»

Pubblicato il: 03/11/2021 – 17:38
“Sangue Infetto”, «l’assoluzione di un medico non assolve l’intero ospedale»

COSENZA Sulla sentenza di assoluzione del dottore Marcello Bossio, pronunciata dalla Corte di Appello di Catanzaro in data odierna (QUI LA NOTIZIA), la famiglia di Cesare Ruffolo ha inviato una lettera alla nostra redazione.

La missiva

«In un paese civile ed in un tempo nel quale viviamo una persona che si rivolge ad un ospedale come quello di Cosenza per essere sottoposto ad una trasfusione non può giungere a morte a causa di una violentissima infezione che ha contaminato – in modo conclamato – la sacca trasfusa per accertate responsabilità gestionali. I germi patogeni rinvenuti nella sacca – è stato accertato – erano gli stessi di quelli prelevati all’esame autoptico sul corpo appartenuto in vita a Cesare Ruffolo. Nel corso di tutti i gradi di giudizio sono state accertate reiterate inadempienze da parte di chi a vario titolo prese in carico il paziente, e sono state pure confermate da un identico fatto accaduto un mese prima ad altro paziente, per come risulta dagli atti del processo. Una sentenza di assoluzione di un medico non assolve un intero ospedale per quanto accaduto, ancor di più se nel corso del processo alcuni dei vertici non sono stati ritenuti responsabili per estinzione del reato a causa della morte del reo o per prescrizione. La Commissione Regionale nominata per quel fatto ebbe ad accertare plurime e reiterate condotte omissive con ben 65 criticità non risolte nella gestione generale con evidenti deficit organizzativi, condotte essere state accertate non risolte neanche dopo mesi dall’accesso della stessa Commissione nominata. E’ singolare che in uno Stato di Diritto la tutela della Vita e della Salute dei consociati prevista dall’Art.3 e 32 della Costituzione sia affidata a valutazioni che, prima facie, hanno ritenuto che le condotte doverose contestate siano state omesse e, poi, successivamente, che gli stessi responsabili, identificati come tali, non abbiano commesso il fatto che ha condotto a morte il paziente. Il divario è enorme e conferma l’inesistenza di ogni possibilità di tutela di fronte a condotte antigiuridiche in uno Stato che, certamente, non può definirsi di diritto di fronte alla ritenuta irrilevanza di condotte suscitatrici di un grave evento come la morte. L’unico dato certo è che Cesare Ruffolo entrò nell’ospedale di Cosenza e morì in poche ore a causa di una trasfusione contaminata da un batterio killer. Nessuno, però, oggi è responsabile della sua morte e nessuno forse risponderà di tutte le accertate condotte omissive contestate dagli stessi organi erariali ai vertici e medici dell’ospedale di Cosenza, lasciando uno strascico di dolore ancora vivo.

Tanto in memoria di Cesare Ruffolo, ucciso nell’Ospedale civile dell’Annunziata a Cosenza.

I Familiari di Cesare Ruffolo.

Cesare Ruffolo

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