Ultimo aggiornamento alle 15:01
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 7 minuti
Cambia colore:
 

l’inchiesta

«Trasferito alla Presidenza del consiglio dei ministri grazie a un’informativa “pilotata”». Il rapporto «anomalo» tra Sgromo e l’ufficiale

Per la Dda di Catanzaro, Marinaro sarebbe stato l’uomo dell’imprenditore in Procura. Il cambio di postazione con l’interessamento di un parlamentare

Pubblicato il: 03/11/2021 – 12:14
«Trasferito alla Presidenza del consiglio dei ministri grazie a un’informativa “pilotata”». Il rapporto «anomalo» tra Sgromo e l’ufficiale

LAMEZIA TERME Nei confronti dell’imprenditore Eugenio Sgromo e dell’ufficiale della guardia di finanza Michele Marinaro sussiste, secondo i magistrati della Dda di Catanzaro che hanno firmato l’inchiesta “Brooklyn”, un’ipotesi di corruzione in atti giudiziari. Marinaro, già in servizio alla Dia di Catanzaro e poi alla Presidenza del Consiglio dei ministri, nella sede di Reggio Calabria, avrebbe «commesso atti contrari ai propri doveri d’ufficio in cambio di utilità ricevute da Sgromo». Uno di questi “favori” sarebbe stato proprio il trasferimento in una postazione più ambita, avvenuto – sempre secondo l’accusa – «a fronte della redazione di una di polizia giudiziaria favorevole ai fratelli Sgromo». La nuova assegnazione sarebbe stata ottenuta «tramite l’interessamento dell’onorevole Ferdinando Aiello», all’epoca deputato in quota Pd.

I contatti tra l’imprenditore e l’ufficiale 

Sono le dichiarazioni del pentito Francesco Michienzi a dare il via a un fascicolo iscritto nel 2014 alla Procura di Catanzaro. In quell’atto giudiziario i due fratelli (assieme a Eugenio c’è anche Sebastiano) sono iscritti per associazione mafiose, in quanto ritenuti vicini alla cosca Giampà. È in questa fase che – per gli inquirenti – «si innestano i primi contatti telefonici tra Eugenio Sgromo e Paolo Pollichieni, giornalista allora direttore del Corriere della Calabria», venuto a mancare nel maggio  2019. Da quei messaggi, si legge nell’ordinanza che ha portato i due fratelli Sgromo in carcere assieme a Marinaro, «si evince chiaramente come lo Sgromo si rivolga al giornalista al fine di trovare qualche contatto interno all’Autorità giudiziaria in modo da avere notizie ed eventualmente risolvere la questione per il meglio». Pollichieni, secondo i pm, lo avrebbe rassicurato in un messaggio del 28 febbraio 2016, «affermando di aver “richiesto un intervento fra gente del posto”». Diversi mesi dopo, nel luglio 2016, è di nuovo Sgromo a contattare il giornalista inviandogli «il nome della persona con cui ha interloquito: “Buongiorno ti posso mandare nome della persona che abbiamo incontrato?” “Certo” “Marinaro Michele”». 
Il dato sul quale gli inquirenti non hanno dubbi è «che il Marinaro abbia avuto contatti con Eugenio Sgromo proprio nel periodo in questione (giugno-luglio 2016), essendo state rinvenute delle conversazioni sull’apparecchio sequestrato all’imprenditore in data 24.5.2018 in virtù di un’indagine condotta dalla Procura di Roma: si evince infatti come sia addirittura il Marinaro a contattare lo Sgromo alludendo ad un incontro a Roma di cui vorrebbe avere notizie».  

L’inversione di marcia dell’indagine 

È da quando iniziano i contatti tra Marinaro e Sgromo che «si assiste ad una vera e propria inversione di marcia nell’indagine» aperta in seguito alle dichiarazioni di Michienzi. Sono «le successive informative sottoscritte da Marinaro» a evidenziare «il ruolo di vittima dei fratelli Sgromo rispetto agli episodi delittuosi trattati dai collaboratori di giustizia». Avviene così che il reato ipotizzato inizialmente venga derubricato in favoreggiamento aggravato. Secondo l’accusa, Sgromo sarebbe stato «informato in tempo reale del contenuto degli incontri tra Autorità giudiziaria e polizia giudiziaria». Il fatto emergerebbe da uno scambio in chat con Pollichieni, «dal quale può ricavarsi che l’interlocuzione avvenuta tra pm e pg attenesse al fatto che gli i fratelli Sgromo fossero da considerarsi amici o al contrario vittime dei clan». «Buongiorno paolo – scrive Sgromo – ieri ha fatto di tutto per farmi cadere da vittima… nonostante le carte dicevano altro gli detto valorizzate con una nuova relazione… quello gli ha risposto…io non posso inventarmi nulla… cmq domani hanno una riunione… è importante avvisare di come stanno le cose… perché se lui relaziona verbalmente dice ciò che vuole». 

L’annotazione della Dia 

Due annotazioni della Dia di Catanzaro sarebbero esemplari della «inversione di tendenza». Gli investigatori sottolineano questo «passo indietro» e riportano integralmente uno stralcio dell’atto: «Alla luce di tutto quanto sopra esposto, questo Ufficio ritiene, allo stato e sempre salvo diverso avviso della S.V, in virtù delle dichiarazioni discordanti dei vari collaboratori di giustizia, ovvero talune non riscontrate, il venir meno dell’ipotesi di responsabilità penale ipotizzata nell’informativa di reato nr. 854 del 10.02.2016 che ha portato l’iscrizione di Eugenio e Sebastiano Sgromo per il reato di cui all’art. 416 bis C.P…». 
La nota «è sottoscritta dal Capo Sezione VQA PdS Antonio Turi, e reca la dicitura “nota redatta dal M.a. Michele Di Somma e dal M.c. Michele Marinaro, coordinati dal Ten. Col. Pietro Schiavone e diretti dallo scrivente”». In seguito a questa indicazione, il pm modifica il reato a carico dei fratelli Sgromo. Per i due la vicenda si conclude comunque con una condanna del 18 dicembre 2019: il gup dispone per Eugenio e Sebastiano Sgromo pene rispettivamente di 2 anni e 4 mesi (favoreggiamento aggravato e falsa testimonianza) e 1 anno e 4 mesi (favoreggiamento aggravato). 

«Marinaro è l’uomo degli Sgromo in Procura»

Un altro scambio di messaggi tra Sgromo e Pollichieni vale a «segnalare come nel periodo in questione gli indagati (cioè l’imprenditore e l’ufficiale, ndr) sono costantemente in contatto. In uno di questi scambi, Sgromo «dimostra di sapere che per il giorno dopo il pm Elio Romano ha convocato Michele Marinaro: “Ti tel mik”; Vedi che rom lo ha con per domani…” (messaggi del 13.3.2017, in cui Mik è Michele Marinaro, e Rom è il pm Elio Romano)». Per i pm antimafia, dunque, «non v’è dubbio, pertanto, che Michele Marinaro sia l’uomo all’interno della Procura che è in grado non solo di dare notizie riservate agli Sgromo, bensì anche di agire in modo attivo per la risoluzione della vicenda». 

Il trasferimento dell’ufficiale e l’interessamento di Ferdinando Aiello 

In quel periodo, Sgromo frequenta anche «tale “Ferd”», che la Dda individua in Ferdinando Aiello, ex parlamentare del Partito democratico rispetto al quale si evidenziano anche «gli incontri monitorati a Roma nell’ottobre e nel novembre 2016». Altre captazioni faranno emergere – secondo l’accusa – «come Aiello si sia evidentemente interessato per risolvere una questione che interessa il Marinaro, e cioè il suo trasferimento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, da considerarsi quale principale utilità dallo stesso ottenuta in cambio degli atti compiuti in favore degli Sgromo (l’informativa favorevole)». Dopo i primi intoppi, Sgromo consiglia a Marinaro di «andare a Roma con Ferd per risolvere il problema, recandosi al Comando generale». E in effetti, «proprio a fine marzo, la la vicenda ha un esito positivo per il Marinaro, che viene trasferito alla Presidenza dei Ministri pur se alla sede di Reggio Calabria». Sgromo, questo quadro, «dimostra di avere appreso la notizia direttamente da Ferdinando Aiello, con ciò evidenziando, ancora una volta, il collegamento tra il trasferimento e il politico». 
Il finanziere si mostra riconoscente («vedi quando possiamo andare a cena io, tu e Ferd che vi devo come minimo offrire una cena», scrive a Sgromo nell’aprile 2018) ma ha in animo di essere spostato a Catanzaro. Cosa che diventa oggettivamente complicata «con l’uscita dal panorama politico di Aiello», che non sarà rieletto in Parlamento nella tornata del 2018. 
Per i pm di Catanzaro non c’è dubbio che il rapporto Sgromo-Marinaro sia «anomalo», con il secondo «molto vicino alle vicende giudiziarie del primo». Accadrebbe anche quando un’informativa antimafia viene redatta sulla Caruso Costruzioni. L’imprenditore lametino «teme di essere coinvolto: Marinaro offre la propria disponibilità a valutare il suo eventuale coinvolgimento chiedendogli di inviargli il provvedimento». Il gip ritiene che sia provata l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari e considera «pilotata» l’informativa «favorevole agli indagati». Marinaro avrebbe fatto «apparire gli Sgromo delle vittime di estorsione da parte dei clan lametini, e non inseriti nel contesto associativo».  

La rivelazione del segreto d’ufficio

Il giudice delle indagini preliminari spiega che ricorre la gravità indiziaria anche per il reato di rivelazione del segreto d’ufficio, «essendo pacificamente emerso, nell’ambito della vicenda in questione, come il Marinaro abbia riferito ad Eugenio Sgromo, anche talvolta tramite Pollichieni, delle circostanze relative al procedimento penale in corso». Poi cita un episodio in cui è Sgromo a fornire una notizia al giornalista, cioè «lo scambio di messaggi tra Eugenio Sgromo e Pollichieni in cui il primo riferisce di aver saputo dal Marinaro circa l’esito dell’incontro con il Pubblico Ministero, in cui l’ufficiale di pg aveva agito in suo favore. Vedasi, inoltre, i messaggi in cui lo Sgromo dimostra anche di sapere che il Pubblico Ministero ha convocato il Marinaro per il giorno successivo (“Vedi che rom lo ha convocato per domani” 13.3.2017)». (ppp)

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x