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“20.20”

Alessio: «In Calabria il servizio sanitario non esiste più»

Nel talk de L’altro Corriere Tv, il sindaco di Gioia Tauro addebita le responsabilità ai governi: «I commissari hanno aumentato i debiti»

Pubblicato il: 04/11/2021 – 6:50
Alessio: «In Calabria il servizio sanitario non esiste più»

LAMEZIA TERME La manifestazione per i diritti sanitari tenutasi a Gioia Tauro nei giorni scorsi è solo la punta dell’iceberg di un malessere diffuso. Di sanità e servizio sanitario erogato sui territori si è discusso nel corso dell’ultima puntata del talk “20.20”, andato in onda mercoledì sera su L’altro Corriere Tv, canale 16 del digitale terrestre. Ospite di Danilo Monteleone e Ugo Floro il sindaco di Gioia Tauro, Aldo Alessio.
«In discussione – tuona subito il primo cittadino – non è più il diritto alla salute, perso negli anni passati in tutta la Calabria. Adesso dobbiamo difendere il diritto alla vita, il bene più prezioso messo in discussione da decenni di saccheggi, di malapolitica, malasanità, di corruzione. Ci siamo ritrovati tutti a terra, vogliamo reagire e lo abbiamo dimostrato con la manifestazione dei giorni scorsi».

«In Calabria il servizio sanitario non esiste più»

«Avevamo un servizio sanitario nazionale invidiato in tutto il mondo, eppure pezzo dopo pezzo, mattone dopo mattone è stato smantellato. Si salva appena al Nord e al Centro Italia ma in Calabria non esiste più».
Per Alessio, le responsabilità sono da addebitare ai governi che si sono succeduti negli «ultimi undici anni. I commissari nominati – sottolinea – anziché migliorare, hanno di molto peggiorato la situazione. Il commissariamento deve essere azzerato ed il governo deve delegare i calabresi, il presidente Occhiuto a gestire la sanità regionale. ma dobbiamo assumerci una responsabilità: quale sanità vogliamo realizzare, sapendo che non è facile visti i disastri economico-finanziari in cui versa la sanità calabrese».

«A Gioia Tauro Pronto soccorso chiuso senza coinvolgere nessuno»

Il sindaco di Gioia Tauro racconta anche che i suoi concittadini «vivono nella paura perché si chiudono i pronto soccorso e le guardie mediche. Ogni anno si spendono 320 milioni per la migrazione sanitaria, ma – si chiede – quanto personale si potrebbe assumere o quanti strumenti si potrebbero acquistare con quelle risorse? A Gioia Tauro hanno deciso di chiudere il pronto soccorso, nonostante serva un bacino d’utenza di 60 mila persone con le migliaia di maestranze che lavorano al porto. E l’hanno chiuso senza coinvolgere nessuno, senza informare la Conferenza dei sindaci. Lo si chiude e basta, dalla sera alla mattina, per poi riaprire dopo la protesta».
«Non si può lasciare un territorio privo di una struttura sanitaria in attesa che sia realizzato, se e quando, il nuovo ospedale della Piana che stiamo aspettando da dieci anni. Lo accoglieremo a braccia aperte – conclude Aldo Alessio – ma oggi abbiamo bisogno di strutture che funzionino».

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