LAMEZIA TERME Sindaci e sanità, un binomio che spesso cozza con la realtà e le responsabilità in capo ai primi cittadini. Eppure, a Locri, Giovanni Calabrese quasi a cadenza quotidiana denuncia i problemi che gravano sull’ospedale.
Ospite durante il talk de L’altro Corriere Tv, “20.20”, andato in onda sul canale 16 del digitale terrestre, il primo cittadino di Locri, intervistato da Danilo Monteleone e Ugo Floro ha evidenziato tutta una serie di paradossi.
«La situazione – da detto subito – è drammatica e non bastano le piazze per risolvere i problemi. Quello che è accaduto a Gioia Tauro con la chiusura del pronto soccorso è impensabile. Comprendo che il management dell’Asp di Reggio viva nella disperazione quotidiana per l’impossibilità di risolvere i problemi, ma se a Gioia hanno chiuso per qualche giorno il pronto soccorso, potrei raccontarvi che a Locri la radiologia è chiusa dalle 8 alle 20. È capitato che pazienti siano stati trasferiti a Polistena o a Reggio perché non c’erano medici disponibili e reperibili. Eppure – ha spiegato Calabrese – sono cose che accadono quotidianamente all’ospedale di Locri. Dopo trent’anni sono stati banditi dei concorsi ed oggi, finalmente, abbiamo i primari di radiologia, ginecologia e ostetricia e pediatrica. I problemi con le procedure ordinarie non si risolvono perché i medici qui non vogliono venire. Non c’è personale perché i giovani medici non hanno alcun motivo di venire a lavorare in Calabria con questi problemi; preferiscono ospedali funzionanti e non Locri».
Il sindaco ricorda anche come la risonanza magnetica «inaugurata in pompa magna l’anno scorso sia entrata in funzione solo da qualche giorno ma manca il personale», ma anche che alla Procura di Locri «siano stati aperti venti fascicoli negli anni per presunti casi di malasanità».
«Ha ragione il sindaco di Gioia Tauro quando dice che si è passati dal combattere per il diritto alla salute a quello alla vita. In questi anni – ha sottolineato il primo cittadino di Locri – ho incontrato tre ministri, Lorenzin, Grillo e Speranza, cinque commissari alla sanità regionali, sette direttori generali dell’Asp ed ancora stiamo aspettando risposte. All’ospedale di Locri mancano nove primari e sessanta medici; col Covid è accaduto l’inenarrabile. Che Occhiuto voglia farsi carico della sanità è una scelta coraggiosa, siamo contenti perché investirà tutto nella sanità ed è consapevole che andrà incontro a situazioni assurde».
Giovanni Calabrese ha continuato a stilare l’elenco dei problemi. «Quando hanno deciso di chiudere l’ospedale di Siderno con la prospettiva di creare una struttura unica per il territorio, non è stato così. Siderno è stato comunque chiuso e Locri depotenziato, così tutto il territorio è rimasto isolato e senza il riferimento di un presidio sanitario. L’elisoccorso – ha detto ancora – inaugurato nel 2014, nelle ore notturne è entrato in funzione solo nel 2020 dopo aver scoperto che non venivano pagate le reperibilità al personale antincendio che abbiamo iniziato come Comune a coprire».
«La gente – ha dichiarato – se non per situazioni di pronto intervento, tende ad andare a curarsi altrove, andando a gonfiare il debito relativo alla migrazione sanitaria, mentre chi non ha la possibilità di spostarsi si affida alle mani del Signore. Da un anno e mezzo non c’è un gastroscopio: i pazienti sono costretti ad essere accompagnati a Polistena o a Reggio e così, andata e ritorno, il costo lievita di quattro volte, ma non si riesce ad acquistarne uno. O magari in altri ospedali c’è un gastroscopio ma non il personale. A Locri – è un’altra delle considerazioni espresse da Giovanni Calabrese – non abbiamo bisogno di un policlinico universitario ma di una struttura sanitaria minimale di riferimento che possa garantire i servizi della Locride e che dialoghi con Reggio e Polistena».
x
x