CATANZARO Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere gli imprenditori lametini Sebastiano ed Eugenio Sgromo – titolari effettivi, secondo l’accusa della ditta di costruzioni “Tank srl” – tratti in arresto due giorni fa nel corso dell’operazione “Brooklyn” con l’accusa, a vario titolo, di trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso, autoriciclaggio (semplice e aggravato dal metodo mafioso), associazione per delinquere semplice aggravata dal metodo mafioso, corruzione in atti giudiziari aggravata dal metodo mafioso, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata dal metodo mafioso.
Secondo l’accusa i due imprenditori – difesi dagli avvocati Massimiliano Carnovale, Francesco Gambardella, e Giuseppe Fonte – avrebbero nominato amministratore della “Tank srl” una dipendente, Rosa Cavaliere, per creare uno schermo giuridico che proteggesse l’azienda da interdittive antimafia. Nel corso dell’esecuzione di lavori sul secondo lotto del ponte Morandi di Catanzaro e lungo i muri della strada statale 280 Eugenio Sgromo – in concorso con altri due indagati (il direttore tecnico della Tank Gaetano Curcio e il direttore dei lavoro dell’Anas Silvio Baudi) avrebbe richiesto, per mere ragioni finanziarie, la fornitura di malta scadente «che gli stessi definivano “una porcheria” e che richiedeva speciali lavorazioni, in particolare la bocciardatura a punti, che tuttavia non veniva eseguita perché avrebbe comportato maggiori costi».
Ha risposto al gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia, Michele Marinaro ex finanziere in servizio alla Dia di Catanzaro. Marinaro – difeso dall’avvocato Aldo Ferraro – è accusato di corruzione in atti giudiziari e rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio in concorso con Eugenio Sgromo. Avrebbe rivelato all’imprenditore, indagato per associazione mafiosa, particolari delle indagini in corso, affidate proprio alla Dia, e avrebbe condotto le indagini in modo da mitigare l’accusa nel confronti degli Sgromo.
Marinaro ha affermato che le conclusioni alle quali all’epoca pervenne la Dia rispecchiano quanto emerso dalle indagini. Indagini firmate dal capo sezione, Antonio Turi, e non dall’indagato che si definisce il più basso in grado e non firmatario degli atti. Inoltre le indagini avrebbero riportato le dichiarazioni dei pentiti.
Rispetto ai rapporti personali di Marinaro con Sgromo, l’ex finanziere della Dia ha affermato che questi sono iniziati a dicembre 2017, quando Marinaro non era più alla Dia e le indagini si erano già concluse da tempo. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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