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Farmaci e ‘ndrangheta, tre rinvii a giudizio. Tallini sceglie l’abbreviato

Ventuno imputati hanno optato per il rito alternativo. Il genero di Nicolino Grande Aracri ha chiesto il patteggiamento

Pubblicato il: 05/11/2021 – 16:58
di Alessia Truzzolillo
Farmaci e ‘ndrangheta, tre rinvii a giudizio. Tallini sceglie l’abbreviato

CATANZARO Hanno scelto quasi tutti il rito abbreviato gli imputati nel procedimento Farmabusiness incentrato su presunti illeciti nella vendita dei all’ingrosso di farmaci organizzata da componenti della cosca cutrese dei Grande Aracri i quali avrebbero investito i proventi delle attività illecite del clan con l’aiuto di sodali tra i quali imprenditori, esponenti politici e funzionari pubblici.
In tre non hanno chiesto il rito alternativo e il gup Barbara Saccà, accogliendo la richiesta del pm Domenico Guarascio, ha rinviato a giudizio Lorenzo Iiritano (difesa dall’avvocato Antonio Ludovico), Pasquale Barberio (difeso dagli avvocati Giuseppe Fonte e Pietro Funaro) e Raffaele Sisca (difeso dagli avvocati Giovanni Nicotera e Ilda Spadafora). Il processo per loro avrà inizio il 27 gennaio davanti al Tribunale collegiale di Crotone.
Ha chiesto di patteggiare Giovanni Abramo, genero del boss di Cutro Nicolino Grande Aracri. La sua posizione è stata stralciata per essere discussa in separato giudizio il 24 novembre.
Ha scelto il rito abbreviato, tra gli altri, Domenico Tallini, ex presidente del consiglio regionale, difeso dall’avvocato Enzo Ioppoli. Per lui il procedimento proseguirà il prossimo 24 novembre insieme agli altri imputati: Domenico Scozzafava, Gateano Le Rose classe ’75, Gaetano Le Rose classe ’72, Elisabetta Grande Aracri, Salvatore Grande Aracri classe ’86, Salvatore Grande Aracri classe ’79, Serafina Brugnano, Giuseppina Mauro, Salvatore Francesco Romano, Leonardo Villirillo, Santo Castagnino, Donato Gallelli, Tommaso Patrizio Aprile, Giuseppe Ciampà, De Sole Pasquale, De Sole Paolo, Domenico Grande Aracri, Giuseppina Mauro, Pancrazio Opirari, Maurizio Sabato.

L’inchiesta

Pietra d’angolo dell’inchiesta è l’antennista catanzarese Domenico Scozzafava, accusato, tra le altre cose, di associazione mafiosa «con il ruolo di partecipe del sodalizio» al quale avrebbe fornito un importante contributo «occupandosi degli interessi economici del sodalizio, con riguardo agli investimenti dei proventi dall’attività della consorteria, la cura delle operazioni imprenditoriali, anche sofisticate (Italia e la società Farmaeko nel settore delle farmacie e parafarmacie), partecipando alla riunione, con altri esponenti di vertice del sodalizio, in cui se ne stabilivano le strategie…».
Nel procedimento sono coinvolti anche l’ex presidente del consiglio regionale, Domenico Tallini – accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico mafioso – e i più stretti familiari del boss Nicolino Grande Aracri: la moglie Giuseppina Mauro, la figlia Elisabetta Grande Aracri, il fratello Domenico Grande Aracri, il genero Giovanni Abramo.

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