CORIGLIANO ROSSANO Il futuro della centrale Enel di Corigliano Rossano rimane un’incognita. Qualche timido passo avanti è stato, però, compiuto nel pomeriggio di ieri. Nel Palazzo di Città di piazza Santi Anargiri si sono incontrati l’amministrazione comunale, le parti sociali e i rappresentanti Enel.
Dopo il fallimento del progetto Futur-E – un concorso di idee che secondo il colosso energetico avrebbe dovuto riscrivere la storia del sito in cui insiste la ormai ex centrale termoelettrica in fase di dismissione – aleggia, al momento, il più fitto mistero sulla rivisitazione dell’area, 77 ettari fronte mare.
Nel 2023 dovrebbero cadere le ciminiere, simbolo di una industrializzazione che gli amministratori dell’epoca volevano importare come modello produttivo in una terra vocata naturalmente all’agricoltura d’eccellenza e al turismo, ma nulla di certo è oggi noto sulle procedure di bonifica del sito. Proseguono, invece, i lavori di smantellamento della centrale con le gru ad operare sul tetto, impegnate a smontare i quattro motori che un tempo producevano energia elettrica grazie al metano.
Il “no” – giustificato – del territorio alla riconversione al carbone alla fine degli anni ’90 ha accompagnato la centrale ad un declino inesorabile, con la compartecipazione di Enel che non ha saputo proporre altra riconversione – turbogas a parte, costruiti proprio agli inizi di quel decennio – se non quella a combustibile fossile, come peraltro avvenuto in altre realtà d’Italia. Di fatto il carbone avrebbe definitivamente affossato le ambizioni turistiche, il comparto agroalimentare d’eccellenza e l’odierna prospettiva di realizzare il lungomare più lungo d’Europa con i suoi 37 chilometri fra Rossano e Corigliano post fusione, quale attrattore turistico unico nel suo genere.
Cosa amministrazione pro tempore ed Enel vorranno fare della centrale di contrada Sant’Irene, lo si saprà nei prossimi mesi, anche se una riunione tenutasi ieri pomeriggio, in municipio è servita a fare qualche previsione. Secondo gli attori che vi hanno partecipato è stata utile a imbastire alcune prospettive, come dirà il sindacalista della Cgil, Giuseppe Guido, seppur nel silenzio di Enel, i cui rappresentanti hanno preferito andarsene senza rilasciare alcuna dichiarazione.
«Prendiamo atto ancora una volta del fallimento di Futur-E – ha dichiarato Giuseppe Lavia, segretario provinciale della Cisl, presente al summit –. Sul tappeto ci sono ipotesi di riutilizzo del sito, attualmente ancora in fase di definizione. Abbiamo discusso del programma di demolizione che sarà intensificato, e poi della stipula di un protocollo per la salvaguardia dei lavoratori storici dell’indotto e per la formazione professionale. La bonifica? È in fase embrionale – ha ammesso Lavia –. Gli scenari energetici nazionali sono ancora in fase di continua evoluzione. Ci riaggiorneremo per verificare il tutto, i progetti in ballo saranno valutati in base ai livelli occupazionali e alla sostenibilità».
«Ci siamo incontrati per fare il punto su alcune questioni. L’amministrazione – ha detto all’uscita dalla riunione il vicesindaco di Corigliano Rossano, Maria Salimbeni – ha riproposto il tema della riqualificazione del sito. Stiamo lavorando intensamente, questa è una fase storica anche perché in ballo ci sono le risorse del Pnrr. Da mesi – ha precisato – abbiamo intrapreso un lavoro di concertazione che va nella direzione del riqualificazione del sito. Questo è il nostro fine, compatibilmente con la necessità di utilizzare l’area fronte mare per la realizzazione del lungomare unico».
Il giudizio che il segretario comprensoriale della Cgil Sibaritide-Pollino-Tirreno è stato positivo. «Una prima riunione – ha commentato – importante perché per la prima volta dopo tempo abbiamo ripreso a ragionare sul futuro e sulla riqualificazione dell’impianto industriale, con alcune opzioni su cui lavorare nelle prossime settimane. Ovvero un sito per l’accumulo di batterie, un parco fotovoltaico ed un sito in cui rigenerare e smaltire le pale eoliche in disuso. Le tre ipotesi – secondo Guido – offrono una concreta possibilità di riavviare la vita produttiva del sito, pur dovendo ancora verificare le ricadute occupazionali, sociali e le compatibilità ambientali. Si è detto con chiarezza che ogni ipotesi al vaglio non deve prevedere la combustione, quindi anche i turbogas dovranno essere smantellati. Abbiamo infine sottolineato l’esigenza a Enel di liberare l’area prospicente il mare occupata dal sito per consentire la realizzazione del lungomare unico, quale simbolo della città unica che abbiamo fortemente voluto». (l.latella@corrierecal.it)
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