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Festival “Leggere&Scrivere”, per il quarto anno inserita una sezione dedicata all’Archeologia

Spazio di discussione su problematiche scientifiche, tematiche locali, ma anche riorganizzazione e riforme ministeriali

Pubblicato il: 07/11/2021 – 22:01
Festival “Leggere&Scrivere”, per il quarto anno inserita una sezione dedicata all’Archeologia

VIBO VALENTIA Per il quarto anno consecutivo, all’interno della programmazione del Festival Leggere&Scrivere  che si è svolto a Vibo Valentia dal 26 al 30 di ottobre, è stata inserita, grazie ai direttori artistici Mariateresa Marzano e Gilberto  Floriani, una sezione dedicata all’archeologia  curata da Maria d’Andrea. Negli anni è stato così possibile discutere di problematiche scientifiche, tematiche locali, ma, anche più in generale, di riorganizzazione e riforme  ministeriali  con  importanti  ripercussioni   nei luoghi periferici della cultura afferenti al  mondo dell’archeologia.
L’ultima edizione del  Festival, nel 2019, si era conclusa  senza lasciar presagire quello che da lì a qualche mese sarebbe successo  in tutto il mondo. La pandemia da Covid-19 ha modificato indubbiamente il modo di vivere, di pensare, di rapportarsi agli altri, lasciandoci sgomenti, insicuri e pieni di paure. Si è reso necessario reagire ed impegnarsi  a fondo  per  ritornare presto alla  normalità, ad una consuetudine,  ad una  quotidianità  fatta di lavoro, ma  anche  di incontri, socialità,  frequentazione di luoghi d’arte, musei, pinacoteche,  biblioteche, teatri,  aree archeologiche, spazi per ascoltare la musica,  alla ricerca  di  situazioni positive da condividere con gli altri. 

Una crisi, ma anche l’opportunità di un nuovo impegno per quegli operatori culturali, spesso fuori dai paludati ambienti istituzionali, che, ancora, si sforzano di ricoprire un ruolo di traino verso una riappropriazione collettiva di una rinnovata e più attiva identità culturale. Un ruolo che grazie alle   competenze e allo straordinario patrimonio artistico, architettonico e archeologico di cui è ricca la  città può ancora essere messo a servizio della comunità e delle singole sensibilità dei cittadini.
Sono moltissimi i musei italiani e internazionali che hanno organizzato visite virtuali, installazioni in streaming e iniziative online per permettere al pubblico di continuare ad ammirare opere e collezioni e soprattutto per evitare dissaffezione nei confronti  di un settore, quello appunto dei beni culturali, già penalizzato  da vecchi  problemi irrisolti   aggravati  ancor più  da questa rovinosa emergenza sanitaria.
In questo solco, quindi, da tradizione, sono state inserite diverse voci all’interno del Festival Leggere & Scrivere 2021, che hanno offerto  una finestra sul dibattito generale,  e proposto argomenti stimolanti su ricerca,  archeologia,  storia dell’arte e politica dei beni culturali, grazie alla presenza di ospiti  qualificati e competenti.  
Il primo appuntamento è andato in scena, suo malgrado, ed in sostituzione di un incontro soppresso  per  le condizioni meteo avverse  che hanno impedito ad alcuni  relatori di raggiungere Vibo Valentia.  Ed allora, la presenza tra il pubblico  di Ermanno Antonio Arslan, già direttore dei Civici Musei di Milano, con un ruolo importante nella ricerca archeologica nella Calabria tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso, oggi Accademico dei Lincei, Cittadino Onorario di Vibo Valentia dal 2019,  in  Calabria per continuare e completare alcuni studi, insieme alla docente ungherese Agnes Bencze  ed   a Maria d’Andrea, è stata  l’occasione per dare vita ad  un interessante dibattito, seppur improvvisato, con quanti si trovavano lì per ascoltare la relazione poi annullata. Una bella occasione anche per i giovani studenti di archeologia presenti che, attenti e con domande e curiosità hanno colto l’attimo per  ascoltare e farsi ascoltare  da  un  importante e stimato archeologo che conserva, nonostante  i tanti anni di lavoro sul campo quella curiositas  necessaria  per  continuare a lavorare con profitto scientifico ed immutato entusiasmo.  
Nel secondo incontro,  Giuseppe Mantella e Sante Guido,  eccellenti professionisti  di origine  calabrese,  docenti-restauratori  con importantissime  esperienze al loro attivo- da ultimo il restauro di S.Teresa d’Avila del Bernini a Roma-,  hanno  spiegato  e dimostrato  come la scienza possa  essere di grande  aiuto  alla  ricerca  per conoscere sempre  meglio  i capolavori d’arte di cui siamo tutti custodi; l’incontro  è stato incentrato,  in particolare, su alcune opere di Mattia Preti, pittore calabrese nativo di Taverna nel catanzarese e  vissuto  per molti anni nell’ isola di  Malta dove ha  realizzato  pregevoli opere  oggi ammirate da visitatori e studiosi  nelle  monumentali Chiese della Valletta e nell’Oratorio di S.Giovanni decollato.
Giovanna De Sensi Sestito e Stefania  Mancuso, docenti Unical, rispettivamente storica e archeologa,  attraverso  fonti antiche, documenti storici e ritrovamenti archeologici,  hanno  raccontato  il  territorio lametino,  in un piacevole storytelling  accattivante e  di impatto, nel  volume dal  titolo Il Lametino. Dal paesaggio osservato al paesaggio antico ricostruito: un percorso tra storia, mito e archeologia.  Sapientemente  “intervistate”  da Maurizio Paoletti, anche esso docente di archeologia Unical, hanno illustrato  il lavoro  con grande entusiasmo, per una  percezione ed un  approccio  culturale del paesaggio attuale più consapevole, e con un monito per chi oggi ha la responsabilità di gestione del territorio.   
 Il nuovo lavoro di Fabrizio Mollo, docente di archeologia dell’Unime, dal titolo Uomini e merci tra Sicilia e Bruzio. Economia, scambi commerciali e interazioni culturali (IV sec. a.C.- metà II sec. d.C.) , è stato illustrato dallo stesso docente che, attraverso un gruppo nutrito di immagini, in maniera accattivante ,  ha  evidenziato  i traffici commerciali, e non solo,  tra le due regioni contigue ovvero la Calabria e la Sicilia. E’ stato molto seguito ed apprezzato per i numerosi spunti ed i richiami generali  che il docente, responsabile dello scavo di un sito archeologico molto importante,  scoperto di recente nel comune di Laino, ha saputo riferire.  
La rassegna si è conclusa con un  intrigante  intervento da parte di  András Németh,  vicedirettore della Commissione Editoriale della Biblioteca Apostolica Vaticana,  su di un importante codice miniato oggi custodito  nella Biblioteca Nazionale Széchényi di Budapest. L’autore del codice, il teologo Andreas Pannonius (1430 ca. – dopo il 1471), fra i più importanti rappresentanti del primo umanesimo ungherese, scrisse parte delle sue opere in Italia e, quindi, viene considerato figura di spicco della stessa letteratura umanistica italiana. Attivo presso le Certose di Ferrara e di Pavia, la sua opera più importante, Super Cantica Canticorum Salomonis Expositio devotissima, conservata in un unico esemplare, arrivò dall’Italia Settentrionale alla Certosa dei Santi Stefano e Bruno  di Serra San Bruno (VV), per approdare infine, nel 1828, nella collezione di Vito Capialbi a Vibo Valentia, all’epoca Monteleone. Nel 1938  il  codice venne donato  all’Ungheria, in segno  di amicizia fra i due Paesi. Divenne immediatamente uno fra i più importanti tesori della Biblioteca Nazionale Széchényi di Budapest, dove oggi è custodito. Molto coinvolgente la storia delle ricerche, svolte nei primi anni del secolo scorso da studiosi ungheresi, che portarono alla riscoperta di questo tesoro, e della sua storia collegata alla  nobile  famiglia Capialbi di Vibo Valentia. (redazione@corrierecal.it)

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