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Processo ex Legnochimica, «costretti a chiudere l’azienda per la cattiva qualità dell’aria»

Il racconto di un imprenditore piegato dagli incendi e «dalla puzza». «Alcuni lavoratori hanno accusato problemi respiratori, non volevano venire a lavoro»

Pubblicato il: 08/11/2021 – 12:47
di Fabio Benincasa
Processo ex Legnochimica, «costretti a chiudere l’azienda per la cattiva qualità dell’aria»

COSENZA Prosegue dinanzi al Tribunale di Cosenza il processo sulla ex Legnochimica di Rende. Le accuse mosse nei confronti di Pasquale Bilotta, ex liquidatore dell’azienda Legnochimica – difeso dall’avvocato Pietro Perugini – sono di disastro ambientale e omessa bonifica.

«Costretti a chiudere l’attività»

«La qualità dell’aria è pessima, quando si verificano gli incendi la situazione peggiora». A parlare è Giuseppe Falbo, titolare della Gf Car e Gf Motor, azienda che insiste in un terreno adiacente l’ex Legnochimica di Rende. «In un incendio scoppiato nel 2017 – racconta in aula il testimone rappresentato dall’avvocato Salvatore Tropea – abbiamo subìto danni alla struttura. Le cupole (sotto le quali sostano le auto in vendita) sono state bruciate e i climatizzatori resi inutilizzabili dalla fuliggine. Un danno complessivo pari a circa 15mila euro». Non solo, la «cattiva qualità dell’aria» secondo l’imprenditore avrebbe provocato anche un calo consistente nel fatturato perché «siamo stati costretti a chiudere alcuni giorni l’azienda e in una occasione è stata disposta la sospensione delle attività a seguito di un’ordinanza emessa dal sindaco Marcello Manna». Ovviamente per l’azienda i danni sono stati molteplici, «abbiamo in tutto 35 operai, molti si sono rifiutati di continuare l’attività lavorativa e alcuni hanno accusato difficoltà respiratorie». Inoltre «sono saltate alcune consegne e la casa madre ha più volte sollecitato i nostri uffici per capire quali fossero i motivi legati alle mancate immatricolazioni». Oggi – racconta l’imprenditore – «abbiamo ripianato alcune perdite ma la qualità dell’aria resta pessima». E anche gli incendi si verificano costantemente, «almeno un paio all’anno e nel 2015 un rogo ha resistito oltre 40 giorni agli interventi costanti dei vigili del fuoco».

«Non si respira, la puzza resta»

L’esame dei testimoni è proseguito con l’escussione del teste delle parti civili. A parlare è Raffaele Strusi, responsabile della Gf Motor dal 2011. «Nel giugno del 2017, l’incendio ha provocato danni alle strutture aziendali e abbiamo dovuto chiudere l’attività». «C’era da morire», esclama il teste quando gli viene chiesto quale fosse la percezione dei lavoratori sulla qualità dell’aria respirata. E oggi «la puzza c’è sempre» sottolinea Strusi che ricorda un ultimo incendio verificatosi con l’intervento dei vigili del fuoco durato due settimane. I roghi e l’odore nauseabondo hanno spinto «molti clienti a non recarsi in azienda con conseguenti perdite economiche». In riferimento all’incendio segnalato dai testimoni e riferito all’estate del 2017, l’avvocato Perugini ha richiamato all’attenzione del giudice Familiari l’acquisizione (già avvenuta nelle precedenti udienze) della «relazione dell’Arpacal che aveva certificato l’assenza di inquinamento dell’aria».

I terreni «(s)venduti»

L’ultimo testimone sottoposto ad esame è Pietro Ferro (parte civile nel processo) – rappresentato dall’avvocato Pasquale Filippelli – figlio di Mena Iorio, titolare di un terreno adiacente alla Legnochimica. I terreni erano stati concessi a titolo gratuito ad un parente che aveva realizzato un’azienda agricola poi chiusa «perché sono stati posti sotto sequestro i pozzi che venivano utilizzati per abbeverare il bestiame». Secondo quanto raccontato dal testimone, i terreni sarebbero stati «(s)venduti» dopo la chiusura dell’azienda agricola. «Nessuno voleva comprarli, valevano – secondo una stima effettuata – circa 60 euro al metro quadro, poi siamo stati costretti ad accettare un’offerta da 23 euro al metro». Il processo proseguirà a febbraio 2022, quando nella prossima udienza saranno escussi i testimoni del Pm e il consulente della difesa.

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