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I misteri

Il sistema “Recordare” per ripulire legalmente miliardi di euro

Le telecamere di Report hanno ricostruito i passaggi anomali dell’imprenditore di Palmi. Fondi triangolati in vari Paesi. Contatti con uomini in odore di mafia. E l’inchiesta giudiziaria “bruciata”…

Pubblicato il: 09/11/2021 – 7:04
di Roberto De Santo
Il sistema “Recordare” per ripulire legalmente miliardi di euro

PALMI Sconosciuto finanche a Nicola Gratteri ma in grado di manovrare cifre mostre. Le telecamere di Report hanno scandagliato il profilo di Roberto Recordare, ufficialmente commercialista di Palmi, ma capace di gestire fondi per 500 miliardi. «Dei fondi dei 500 miliardi – si sente in un’intercettazione trasmessa nell’ultima puntata del programma condotto da Sigfrido Ranucci – parliamo di 36 miliardi, basta fare un download e io ho le chiavi di trasferimento. Se serve atterrare da qualche parte, ci dicono loro dove atterrare ed atterriamo coi 36 miliardi dopo di che andiamo a costruire tutto il resto». Parole che scolpiscono il profilo oscuro di quello che potrebbe essere definito “il più grande broker mondiale”. Un riferimento viene spiegato nella trasmissione che riporta alla mente 500 miliardi di dollari di cui 36 miliardi posso essere subito spostati. Secondo le ricostruzioni della vicenda effettuate dai cronisti di Report, gli investigatori avrebbero pedinato per un anno Recordare tracciando le sue triangolazioni: dall’Italia verso Malta, il Tagikistan, l’Afganistan, Dubai, il Pakistan, la Malesia. Un uomo finora passato alle cronache unicamente per la passione per la pallavolo: è stato presidente della Gollem volley di Palmi. Ma il volto autentico di Recordare emerge nelle intercettazioni che gli inquirenti effettuano sulle sue utenze. «Comunque considera – dice al telefono l’imprenditore palmense – dove i servizi segreti. Noi stiamo sconquassando il mondo. L’equilibrio mondiale». Un progetto ardito che partirebbe dalla piana di Gioia Tauro dove esattamente a Palmi, spiegano i cronisti di Report, si trovano gli uffici la Gollem software. Una piccola impresa che gestisce i servizi anagrafici e tributari di Bari, Verona, Bollate e di decine di paesi calabresi. Ed è lì che le telecamere della trasmissione andata in onda lunedì sera su Rai3 penetra nelle stanze dell’ufficio di Recordare ed incontra lo stesso imprenditore. Un ufficio costellato di quadri, si tratta di ritratti di personaggi storici dipinti da Recordare: da Martin Luther King a Mahatma Ghandi e Rosa Park. Al piano di sopra anche un ritratto di Nicola Gratteri rappresentato nelle vesti sataniche. E nello spiegare questa scelta Recordare dice: «Ho sempre pensato che occorre combattere questo tipo di magistratura “mafiosa” perché la mafia vive di sopruso». Secondo l’imprenditore palmese, «il problema è che di fatto qui la gente ha paura più della magistratura che della ‘ndrangheta». E facendo riferimento alla pressione dei clan a Palmi, Recordare è salomonico: «Qui non si avverte».

«Non accostatemi alle mafie»

Roberto Recordare, commercialista di Palmi

Accusato dagli investigatori di aver messo in piedi un colossale sistema di riciclaggio per conto di camorra, cosa nostra e ‘ndrangheta, l’imprenditore calabrese rilancia davanti le telecamere di Report: «Facciamo finta che questa storia sia vera – dice – ma perché questi 500 miliardi dovrebbero essere dei clan. Io voglio essere autonomo. Se ho fatto un cavolo di reato voglio averlo fatto io. Perché li devo aver riciclato per conto delle mafie».
Seguendo il racconto dei cronisti di Report, sui computer e sui telefoni di Recordare sono stati trovati documenti finanziari che attesterebbero l’esistenza di fondi per miliardi di dollari. Uno farebbe riferimento ad un deposito da 500 milioni di dollari e l’altro da 36 miliardi.
Interpellato Gina Gaetano Bellavia, esperto di riciclaggio, spiega che quella mole di somme non rappresenterebbero «cifre enormi per le banche centrali». E cita che uno dei depositi di Recordare riporta alla banca centrale degli Emirati sottolineando che per fare questo tipo di operazione però implica che «le banche centrali si prestino a questo genere di attività».

Certificato da 500 miliardi trovato in un’intercapedine

Un uomo di fiducia di Gagliostro allontana il reporter dalla casa del sospettato


Due dei documenti di cui è entrato in possesso Report fanno riferimento a depositi emessi dalla Banca centrale della Danimarca. E sull’ipotesi che Recordare possa essere un grande truffatore, Bellavia ribatte: «Lui veramente viaggiava, ha rapporti con personalità di alto livello che lo aiutavano a compiere tutte le fasi di movimentazione di fondi di provenienza ignota».
Alla domanda diretta a Recordare sul documento da 36 miliardi, il consulente replica secco: «io sono un tecnico». E poi ribalta la posizione: «Il nocciolo della questione – dice – è capire se questi fondi sono leciti o sono illecito. Se sono illeciti andate a prenderli». Più grande truffatore o più grande riciclatore di tutti i tempi? «La truffa esiste, se uno truffa qualcuno. Ma io chi avrei truffato?».
Per cercare di venire a capo dell’enigma, il cronista di Report incontra il commerciante d’arte Maurizio Contessa che rivendica la paternità del certificato da 500 miliardi. Spiegando che quei documenti sia suoi e li abbia ritrovati rifacendo i lavori di ristrutturazione a casa del papà: «Erano in un’intercapedine del muro». E riferendo cosa facesse il padre, Contessa spiega: «gestiva negli anni 80 prestiti al casinò di Montecarlo». Un casinò ricordano gli autori di Report, finito al centro di diverse inchieste per operazioni di riciclaggio di denari provenienti dalle mafie. Il padre Sergio Contessa viene ucciso nel 1989 all’altezza del casello di Orte nel corso di una rapina. Aveva con se 350 milioni di lire. Per spiegare il collegamento con Recordare, Contessa spiega che si è rivolto a lui per incassare il valore di quei depositi scoperti per caso.

I collegamenti tra Recordare e uomini in odore di mafia

In un’intercettazione telefonica, Recordare parlando con Carmelo Cagliostro spiega il giro che fanno i fondi: «Questi dalla Cina li fanno arrivare a Dubai. Dubai me li passa in Tunisia e da qui li devo passare in Italia». Un appunto quello di gestire soldi di Gagliostro, rimandato al mittente dall’imprenditore palmese: «No, assolutamente no».
Nel tentativo di incontrare Carmelo Gagliostro e ricostruire il filone dei passaggi di denaro, il reporter di Rai3 si imbatte su un uomo di fiducia della famiglia che prontamente spiega come né lo stesso Gagliostro né suoi familiari sono rintracciabili: «Sono fuori per un viaggio». Irreperibile perché in carcere anche l’altro uomo con il quale Recordare parla di spostamenti di soldi: Domenico Laurelli. L’ex politico dell’Udeur ed arrestato perché considerato uno dei boss della potente cosca Alvaro per la quale si occupava di riciclaggio. Incontro liquidato da Recordare con un laconico: «Non posso frequentare una persona libera».

Incontri a rischio con gli uomini dei Santapaola

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Recordare nei suoi giri avrebbe incontrato in Sicilia due uomini considerati vicini al capo clan di Cosa Nostra Santapaola: Giovanni D’Urso e Felice Naselli. «Una volta che hai consolidato in Malesia – dice Recordare in un’intercettazione telefonica – ti danno la pulizia. Ti certificano che il denaro è di fonte pulita. Ti danno la giustificazione, perciò non c’è nessun problema da quel punto di vista». Rispondendo ad una sollecitazione sulla metodologia per “ripulire” i fondi mandandoli in Tagikistan, Recordare spiega: «No vabbè, ma tanto sono scaricati su un conto di corrispondenza».

Il conto aperto a Matteo Renzi

In un’intercettazione Recordare fa riferimento ad un conto aperto all’ex premier Matteo Renzi. «Uno di là – dice Recordare – ha aperto un conto in Liechtestein per Renzi. Il giorno dopo è salito. Vedi che ha costruito proprio lui il fatto che doveva essere là». Circostanza smentita categoricamente dal leader di Italia viva.

L’errore al Tribunale di Reggio

L’inchiesta che riguardava tutta la vicenda di Recordare è stata in buona parte bruciata a causa di un errore commesso in Tribunale a Reggio. «Eravamo nel momento più delicato dell’indagine – racconta una fonte confidenziale a Report – perché si stavano compiendo i riscontri sulla fonte dei soldi. Ed invece il cd con tutto il materiale inerente Recordare è stato allegato per errore agli atti di un processo divenendo così pubblici». «Il pm – spiega meglio – non ha mai chiesto di allegare al processo quegli atti. Che ripeto, dovevano rimanere segreti. Ma inseriti in un processo in cui tra l’altro non era neanche imputato. L’inchiesta così ora è già danneggiata». (r.desanto@corrierecal.it)

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