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Bando sugli ecosistemi dell’innovazione, Stasi: «All’appello manca solo l’Unical»

Il sindaco di Corigliano Rossano invita alla riflessione sul progetto (con Enel) che unisce la ricerca alla riqualificazione di siti degradati

Pubblicato il: 10/11/2021 – 18:07
Bando sugli ecosistemi dell’innovazione, Stasi: «All’appello manca solo l’Unical»

CORIGLIANO ROSSANO Il 12 novembre scadono i termini «per uno degli avvisi più interessanti degli ultimi mesi», promosso dall’Agenzia per la Coesione Territoriale, sul tema degli Ecosistemi dell’Innovazione nel Mezzogiorno. Un terreno sul quale il comune di Corigliano Rossano vorrebbe muoversi per «rifunzionalizzare» il sito della centrale Enel dopo la definitiva dismissione.
Ma c’è bisogno della triangolazione fra enti – in questo caso Comune, Enel – e Università. Così prevede il bando che finanzia progetti che uniscono la ricerca innovativa alla riqualificazione e rifunzionalizzazione di siti degradati o inutilizzati, per un ammontare da 10 a 90 milioni di euro a progetto.
Il sindaco Stasi ha trovato sponda in alcuni dipartimenti dell’Università della Calabria ma, per come sostiene, non nell’Ateneo che avrebbe già deciso su cosa puntare. In un lungo intervento, un “romantico” Stasi, da ex studente invita il management dell’università ad un momento di riflessione.
«I soggetti a dover candidare i progetti all’Agenzia per la Coesione Territoriale, i cosiddetti “proponenti” – spiega – sono gli organismi di ricerca, ma in partenariato obbligatorio (almeno tre soggetti) con enti locali e altri soggetti pubblici o privati (come nel caso, appunto di Comune e Enel, ndr). È evidente come tale forma di partenariato spinga gli organismi di ricerca, a partire dalle Università, a relazionarsi con il territorio per proporre idee progettuali integrate, utili, lungimiranti, che generino uno sviluppo reale. Immagino che, per un bando del genere, molti siano stati gli stimoli e le proposte giunte sui tavoli di ogni ateneo, quindi anche della nostra università, l’Università della Calabria, da più soggetti ed in più ambiti».
Stasi ritiene che fra questi «debba essere tenuta in assoluta considerazione l’idea progettuale proposta anche dal nostro Comune sulla rifunzionalizzazione del sito Enel di Sant’Irene, e in particolare dell’area e della struttura occupata un tempo dai vecchi gruppi termoelettrici, attualmente in fase di coibentazione e smantellamento. Anche di questo si è discusso con Enel in queste settimane, e si è giunti alla condivisione di un’idea concreta sullo sviluppo di tecnologie per la filiera dell’idrogeno che non solo aprirebbe uno scenario innovativo, sostenibile e perfettamente integrato di riutilizzo del sito, ma valorizzerebbe anche alcuni tra i più avanzati segmenti di ricerca dell’Unical».

L’idea progettuale

L’idea progettuale prevede investimenti per allestire nell’area della centrale un «importante centro di ricerca che si occupi di produzione energetica ad alto rendimento tramite l’utilizzo di nanomateriali bidimensionali, scissione degli atomi di idrogeno mediante l’utilizzo di grafene, efficientamento dei sistemi di immagazzinamento energetico mediante nanotubi di carbonio eccetera, e con un partenariato importante: la terza città della Calabria, Enel Produzione, Unical e Cnr».
Il problema è che, prosegue Stasi, all’appello manca «il soggetto principale: l’Università della Calabria». Da ex studente, quindi, sottolinea in prima battuta di essere stato sempre orgoglioso dell’ateneo, anche per quanto può fare per il territorio «ma solo se si apre, se non si avvita sul Ponte Bucci e le solite suole che lo calpestano, e non parlo degli studenti».

«L’Unical ha già deciso?»

«La ratio di questa selezione – prosegue il sindaco di Corigliano Rossano – credo sia proprio quella di individuare idee integrate col territorio nella sua complessità ed ampiezza, attraversandolo geograficamente ma anche socialmente, aprendosi quindi, come specificato nel bando, agli enti locali che più di altri enti conoscono luoghi da riqualificare e prospettive da sviluppare». Ed invece, dice di aver appreso, ad un certo punto, «attraverso voci di corridoio universitarie che la governance di Ateneo aveva già deciso, praticamente fin dall’inizio, di partecipare al bando con una sola proposta, avendo già stabilito anche con quale proposta, scoraggiando di fatto dipartimenti ed altri istituti legati all’Università nel perseguire altre strade», come quella imbastita per il progetto di rivitalizzazione del sito Enel. «Peraltro – aggiunge Stasi – il bando non impone all’Università la partecipazione a una sola proposta progettuale. In altri termini, si possono presentare più proposte per dare la possibilità alla Commissione ministeriale di valutare quelle più rispondenti ai requisiti del bando e quelle più promettenti per lo sviluppo del territorio. Sempre le solite voci di corridoio rivelano che il timore sia proprio quello di mettere in competizione più proposte provenienti dallo stesso Ateneo, con il rischio di affossare quella su cui è già stata presa, di fatto, una decisione. Conoscendo chi governa l’Unical oggi, non ho dubbi sul fatto che, se effettivamente tali scelte sono state effettuate, queste siano le migliori possibili per l’Unical, ma lo dico con grande chiarezza da sindaco di una città importante, da cittadino e da ex studente: così non va bene per niente. Nel massimo rispetto dell’autonomia di ogni ente, relativamente ad una selezione del genere trovo francamente inadeguato e fuori dal tempo l’approccio della nostra università, che sembra abbia scelto, senza alcun confronto e senza neanche un minimo di selezione interna o esterna, una confezione, e non un’idea di ecosistema dell’innovazione. Una scelta del genere sta precludendo, di fatto, la competizione positiva tra idee progettuali e percorsi di sviluppo».

«Le difficoltà nell’incassare la disponibilità delle università»

«Per quanto riguarda il bando, credo che l’Agenzia per la Coesione Territoriale debba prendere atto della difficoltà da parte di potenziali proponenti di idee progettuali ad acquisire la disponibilità delle Università, facendo venir meno – conclude Stasi – la sana concorrenza tra progetti utile a individuare e finanziare i migliori, col rischio che anche questo percorso rappresenti un’occasione persa per il Mezzogiorno e la Calabria. Così come l’assenza di risorse umane e del know-how necessari, per gli enti locali del Mezzogiorno, alla redazione di progettualità in grado di interpretare correttamente ed intercettare i fondi ed il principio di sviluppo del Pnrr, anche questa è una condizione di partenza nota che richiede, quindi, interventi tempestivi». (lu.la.)

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