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la denuncia

«Fusti esausti trasformati in cucce per cani»

Le immagini fotografiche parlano più di ogni altra parola, non c’è nulla da spiegare. Non si potrà parlare di tutela animale fino a quando i veterinari delle Aziende Veterinarie (Asp, Ats, Asl, As…

Pubblicato il: 10/11/2021 – 18:24
di Stop Animal Crimes
«Fusti esausti trasformati in cucce per cani»

Le immagini fotografiche parlano più di ogni altra parola, non c’è nulla da spiegare. Non si potrà parlare di tutela animale fino a quando i veterinari delle Aziende Veterinarie (Asp, Ats, Asl, Asrem), tranne qualche mosca bianca, non si decideranno a riconoscere il maltrattamento come reato, come prevede la legge dello Stato, in luogo delle solite dannose pavide prescrizioni (consigli amichevoli sulla messa a norma) o, quando va alla grande, sanzioni amministrative. Ma quali sono le reali motivazioni che spingono le Asl ad agire in questa maniera? Diremo presto la nostra. 
L’ennesima prova l’abbiamo avuta a Lago, un Comune in provincia di Cosenza, dove il Movimento “Stop Animal Crimes Italia” unitamente ai Carabinieri e a un medico veterinario Asp hanno eseguito martedì 8 novembre un sopralluogo presso una persona nota per non aver mai risparmiato ai cani episodi violenti. Al nostro arrivo 2 cani erano detenuti a catena, legati a catena e per riparo un bidone degli oli esausti, mentre un terzo cane era libero; era presente un box così come raffigurato in foto allegata che parla da sola. Tutti e 3 i cani erano sprovvisti di microchip.
Per il medico della Asp nulla. Nessun maltrattamento e via alle solite prescrizioni verbali dirette a suggerire al proprietario di costruire dei recinti in 10-15 giorni; affermazione di fronte alla quale nulla potevano far di più i militari presenti, essendo ritenuto il veterinario Asp il solo a poter accertare o meno il reato.

Torneremo a breve in loco, probabilmente troveremo la medesima situazione, e allora faremo di tutto per far applicare la legge, ricordando che 1) il reato di maltrattamento animali, secondo il codice penale,  è suddiviso in 2 fattispecie: il delitto (art. 544 ter c.p.) che prevede la lesione fisica ma anche psicologica dell’animale e la contravvenzione (art. 727 c.p.) che prevede le condizioni incompatibili con la natura dell’animale ossia l’ambiente non idoneo a garantire la libera manifestazione delle necessità etologiche della specie (movimento, gioco, socializzazione, igiene, ecc..); contravvenzione che in questa realtà descritta era palese ma che – per il fatto che le forze dell’ordine non abbiano, giustamente, contezza della materia e per il fatto (più grave) che le Procure diano per scontato l’esclusività dell’affidamento della competenza e potere di controllo alle Asl (ignorando la giurisprudenza e il parere di sempre più lungimiranti Magistrati) – è stata totalmente ignorata.
Realtà analoga, a dimostrazione che questo vuoto unisce l’Italia, l’abbiamo vissuta in questi giorni anche a Roma, Brescia e a Torino, dove cani detenuti in palese maltrattamento ambientale (art. 727 c.p.) sono stati ritenuti detenuti a norma.

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