Le immagini fotografiche parlano più di ogni altra parola, non c’è nulla da spiegare. Non si potrà parlare di tutela animale fino a quando i veterinari delle Aziende Veterinarie (Asp, Ats, Asl, Asrem), tranne qualche mosca bianca, non si decideranno a riconoscere il maltrattamento come reato, come prevede la legge dello Stato, in luogo delle solite dannose pavide prescrizioni (consigli amichevoli sulla messa a norma) o, quando va alla grande, sanzioni amministrative. Ma quali sono le reali motivazioni che spingono le Asl ad agire in questa maniera? Diremo presto la nostra.
L’ennesima prova l’abbiamo avuta a Lago, un Comune in provincia di Cosenza, dove il Movimento “Stop Animal Crimes Italia” unitamente ai Carabinieri e a un medico veterinario Asp hanno eseguito martedì 8 novembre un sopralluogo presso una persona nota per non aver mai risparmiato ai cani episodi violenti. Al nostro arrivo 2 cani erano detenuti a catena, legati a catena e per riparo un bidone degli oli esausti, mentre un terzo cane era libero; era presente un box così come raffigurato in foto allegata che parla da sola. Tutti e 3 i cani erano sprovvisti di microchip.
Per il medico della Asp nulla. Nessun maltrattamento e via alle solite prescrizioni verbali dirette a suggerire al proprietario di costruire dei recinti in 10-15 giorni; affermazione di fronte alla quale nulla potevano far di più i militari presenti, essendo ritenuto il veterinario Asp il solo a poter accertare o meno il reato.
Torneremo a breve in loco, probabilmente troveremo la medesima situazione, e allora faremo di tutto per far applicare la legge, ricordando che 1) il reato di maltrattamento animali, secondo il codice penale, è suddiviso in 2 fattispecie: il delitto (art. 544 ter c.p.) che prevede la lesione fisica ma anche psicologica dell’animale e la contravvenzione (art. 727 c.p.) che prevede le condizioni incompatibili con la natura dell’animale ossia l’ambiente non idoneo a garantire la libera manifestazione delle necessità etologiche della specie (movimento, gioco, socializzazione, igiene, ecc..); contravvenzione che in questa realtà descritta era palese ma che – per il fatto che le forze dell’ordine non abbiano, giustamente, contezza della materia e per il fatto (più grave) che le Procure diano per scontato l’esclusività dell’affidamento della competenza e potere di controllo alle Asl (ignorando la giurisprudenza e il parere di sempre più lungimiranti Magistrati) – è stata totalmente ignorata.
Realtà analoga, a dimostrazione che questo vuoto unisce l’Italia, l’abbiamo vissuta in questi giorni anche a Roma, Brescia e a Torino, dove cani detenuti in palese maltrattamento ambientale (art. 727 c.p.) sono stati ritenuti detenuti a norma.
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