REGGIO CALABRIA Verrà discussa questa mattina, alla Corte d’Appello di Piazza Castello, l’udienza relativa al processo di secondo grado nei confronti di Ciro Russo, accusato del tentato omicidio di Maria Antonietta Rositani. Il 12 marzo 2019, l’uomo, dopo essere evaso dai domiciliari, diede fuoco all’ex moglie che riuscì a salvarsi per miracolo riportando comunque danni permanenti.
In primo grado, il gup Valerio Trovato aveva parlato di «pianificazione nel dettaglio del progetto criminoso» giustificando così i 18 anni di carcere inflitti allo stesso Russo.
I difensori dell’imputato avevano sollevato già nel primo giudizio la tesi della presunta incapacità di intendere e volere e proprio di questo si discuterà nell’udienza di questo 10 novembre.
Disposta una consulenza tecnica d’ufficio attraverso la quale «il perito avrebbe dovuto verificare l’eventuale sussistenza della semi-infermità mentale» che potrebbe minare anche l’addebito della predeterminazione. «Mi aspetto un miracolo» dice aria Antonietta Rositani in collegamento con gli studi di Buongiorno Regione. «Mi aspetto la certezza che vengano confermate le pene già date in primo grado. Che usciamo da lì sapendo che lui era capace di intendere e di volere e che ha predeterminato il tutto. Chiedo giustizia come già fatto in primo grado». Accanto a lei il padre, Carlo: «Chi lo ha conosciuto – dice – sa perfettamente che Ciro Russo è persona intelligente, capace di intendere e di volere. Ha fatto quello che ha fatto».
«Mi auguro che non passi il messaggio che la violenza si giustifichi con la pazzia. – conclude sul punto Maria Antonietta Rositani – Come credo in Dio credo nel diavolo. Per questo credo che i criminali vadano puniti come tali».
Il caso Rositani non può che essere letto in combinato con le recenti atrocità verificatesi nel Vibonese, dove una ragazza è stata rapinata e pestata. Scene cruente che il procuratore Camillo Falvo ha voluto comunque divulgare chiedendo di “Alfabetizzare al rispetto delle donne”.
Nel commentare l’accaduto Rositani dice di provare molta rabbia, ma anche paura: «Non posso accettare di vedere le immagini di uomini che violentano in questo modo le donne, questa è vita e non ce la può togliere nessuno». L’appello è quello di denunciare prontamente, non soltanto per le vittime ma anche per i vicini di casa o chiunque sia consapevole che in determinati contesti si stiano realizzando violenze. «Credo sia giusto lanciare un messaggio di alfabetizzazione contro la violenza. Ho creduto che quell’uomo fosse il mio “principe azzurro”, ma già dal primo momento di violenza bisogna tirarsi indietro. Bisogna far sì che i giovani d’oggi sappiano distinguere l’amore dalla violenza emancipandosi da questa cultura patriarcale».
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