CATANZARO È una corsa ad ostacoli, perché le incrostazioni sono ancora tante e dure a morire, perché le ultime sconfitte elettorali (con l’eccezione di Cosenza città) fanno ancora male e non sono state assorbite del tutto e perché il campo resta sempre molto magmatico, ma la corsa è partita. L’assemblea regionale di lunedì scorso, al netto della sensazione di sfogatoio che sempre si accompagna a questi eventi, ha comunque dato lo start alla stagione congressuale del Pd calabrese, start che è arrivato con l’intervento conclusivo del responsabile nazionale enti locali del Nazareno, Francesco Boccia. «Buon congresso», ha salutato Boccia lasciando intendere che l’approdo è benedetto, persino auspicato da Roma, da quel partito nazionale dal quale la gran parte dei dem regionali dicono di volersi affrancare ma al quale in realtà devono dare conto. Le parole di Boccia hanno quindi aperto una nuova fase nel corpaccione del Pd calabrese, fase non facile perché si intreccia anche con l’inizio della dodicesima legislatura regionale che vedrà i dem all’opposizione, e in prima battuta al lavoro per individuare le sue postazioni a Palazzo Campanella.
Fase non facile poi perché sul piano organizzativo il percorso individuato dal commissario Stefano Graziano e dal gruppo dirigente regionale non è semplice. La scelta del tesseramento online, da adottare per segnare la discontinuità con il passato ed evitare iscrizioni gonfiate e tarocche (secondo fonti del partito, si era arrivati fino a 30mila tessere senza alcuna pezza d’appoggio), dev’essere ancora del tutto metabolizzata, dai big ma anche dalla base, schiacciata per anni dalle logiche dei capibastone e dei capicorrente. Quella inaugurata da Graziano e dai vertici del Pd regionale è una sfida impegnativa ma è anche l’unica che può davvero rilanciare la spinta propulsiva dei dem. Nell’assemblea tanti hanno evidenziato le difficoltà operative del tesseramento online, ma la strada è tracciata e in queste ore si sta fortemente spingendo nella campagna di sensibilizzazione nei confronti di militanti e dirigenti. Il dato certo, infatti, è che i congressi, anzitutto quello regionale, si faranno ma è evidente che per avere politicamente rilevanza devono poggiare su un tesseramento il più possibile ampio: al momento a quanto risulta si sarebbe vicini a quota 2.000, l’obiettivo sarebbe quello delle 6.000 a fine mese. La deadline è il 30 novembre, ma è evidente che si tratta di un termine non perentorio, piuttosto di un termine indicativo se si vuole rispettare il termine (anche questo indicativo) di celebrare il congresso entro la fine dell’anno. Obiettivo non facile da raggiungere ma dal Pd calabrese comunque giurano e spergiurano che il congresso si farà.
Anche per questo, sotto traccia i big sono tutti al lavoro per individuare le candidature alla segreteria regionale e tessere alleanze. Secondo quanto trapela da fonti dem, una consistente area del Pd calabrese, rappresentativa di diverse anime del partito, starebbe sollecitando Sebi Romeo, già capogruppo democrat alla Regione, che avrebbe già manifestato una disponibilità di massima ma si sarebbe riservato qualche giorno prima di dare una risposta definitiva: se Romeo dovesse candidarsi alla segreteria, a quanto si apprende dovrebbe avere il sostegno di importanti dirigenti del partito come, tra gli altri, la parlamentare Enza Bruno Bossio, i consiglieri regionali Nicola Irto e Franco Iacucci, il segretario provinciale del partito vibonese Enzo Insardà. Gli ultimi boatos riferiscono poi di un certo attivismo in queste ore dell’ex consigliere regionale Giovanni Nucera, al quale guarderebbero Peppe Falcomatà e Carlo Guccione, e molti che hanno presenziato all’assemblea di lunedì hanno tratto l’impressione di una possibile discesa in campo dell’ex consigliere regionale Giuseppe Aieta. Ovviamente, il campo resta assolutamente aperto a tante soluzioni.
Intanto, per il Pd c’è da sbrogliare la prima incombenza di carattere istituzionale, la designazione dei ruoli all’interno del Consiglio regionale. Nei giorni scorsi la leader del centrosinistra Amalia Bruni avrebbe contattato i dem per un confronto, che però non si sarebbe tenuto perché i dem starebbero procedendo in autonomia. Con riferimento all’ufficio di presidenza di Palazzo Campanella (all’opposizione spetta un vice e un segretario) le indicazioni arrivate dal livello nazionale sarebbero quelle di una postazione al Pd e una al M5S, ipotesi che tra i dem non riscuoterebbe particolare entusiasmo. Tra stasera e lunedì mattina l’arcano sarà svelato: comunque l’ordine di scelta segue quello del numero dei voti riportati il 3 e 4 ottobre, quindi diritto di prelazione a Irto e poi a seguire Ernesto Alecci e Iacucci. È evidente che sotto sotto si punta ad avere anche il segretario del Consiglio regionale, casella che infatti faciliterebbe e non poco la quadratura del cerchio a livello di equilibrio tra le correnti: quanto al capogruppo, a puntarci è anche l’uscente Mimmo Bevacqua, e poi c’è (forse c’è, perché dipende dalla maggioranza di centrodestra) anche la presidenza della Commissione di vigilanza (che potrebbe andare al M5S nel caso i pentastellati dovessero rinunciare al ruolo di segretario). (a. c.)
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