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‘Ndrangheta, sigilli ai beni di un imprenditore di Cittanova: immobili in Calabria, Liguria ed Emilia

L’uomo era stato arrestato nell’ambito della operazione antimafia “Alchemia”. Nonostante l’assoluzione in primo grado, Antonino Raso è «indiziato di appartenere al clan»

Pubblicato il: 12/11/2021 – 7:25
‘Ndrangheta, sigilli ai beni di un imprenditore di Cittanova: immobili in Calabria, Liguria ed Emilia

REGGIO CALABRIA Beni per circa 2 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Dia all’imprenditore Antonino Raso, residente a Genova ma originario di Cittanova in provincia di Reggio Calabria. Il provvedimento è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Gaetano Paci.

Sigilli a 21 fabbricati e 13 terreni

Oltre ai conti correnti e alle posizioni finanziarie dell’imprenditore, i sigilli sono stati applicati a 21 fabbricati e 13 terreni che si trovano in provincia di Genova, a Cittanova, a Bardi (Parma), e a Bardineto (Savona).
Antonino Raso era stato arrestato nel luglio del 2016 nell’ambito dell’inchiesta “Alchemia” ma è stato assolto dall’accusa di essere partecipe della cosca Raso-Gullace-Albanese. Su quella sentenza, emessa dal Tribunale di Palmi nel luglio 2020, pende l’appello della Procura della Repubblica e il processo di secondo grado deve essere ancora celebrato.

Assolto ma «indiziato di appartenere al clan Raso-Gullace-Albanese»

Nonostante l’assoluzione, su proposta della Dda, il Tribunale ha disposto il sequestro dei beni dell’imprenditore ritenendolo un «soggetto – è scritto nella nota della Direzione investigativa antimafia – comunque caratterizzato da una pericolosità sociale qualificata in quanto indiziato di appartenere all’associazione mafiosa Raso-Gullace-Albanese di Cittanova, ed in particolare all’articolazione operante in territorio ligure, ove da tempo la cosca risulta radicata, da dove mantiene uno stretto collegamento con la sede di origine».

I rapporti con Carmelo Gullace

Nel processo “Alchemia”, infatti, Antonino Raso era accusato di essere «in costante rapporto con Gullace Carmelo», condannato in primo grado a 18 anni di carcere. Lo stesso Gullace del quale Raso, secondo i pm «riconosceva il ruolo di referente e leader indiscusso della cosca».

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