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Terremoto Sacal, l’Enac manda le carte in Procura. E la concessione è a rischio

Esposto dell’Ente a Gratteri. E parte l’iter per l’invio di un commissario all’aeroporto di Lamezia. «Gravi violazioni degli accordi». Così i privati si sono presi la società prima dell’insediament…

Pubblicato il: 13/11/2021 – 8:12
di Pablo Petrasso
Terremoto Sacal, l’Enac manda le carte in Procura. E la concessione è a rischio

LAMEZIA TERME Se il governatore Roberto Occhiuto ha usato parole di fuoco per denunciare «strani accordi» per la privatizzazione di Sacal, Enac ha sganciato una vera e propria bomba sulla società che gestisce gli aeroporti calabresi. Partiamo dalla conclusione della nota durissima indirizzata ai soci pubblici. Secondo quanto appreso dal Corriere della Calabria, l’Ente nazionale per l’aviazione civile ha intenzione di avviare il procedimento di revoca della concessione per l’aeroporto di Lamezia Terme e proporrà di nominare un commissario per la gestione operativa dello scalo. Non solo: tutto l’iter che ha portato all’aumento delle quote del privato sarà ripercorso in un esposto indirizzato alla Procura della Repubblica di Catanzaro e l’operazione sarà segnalata all’Antitrust e all’Autorità nazionale anticorruzione. Un terremoto al quale Occhiuto ha dato voce in una breve diretta sui social e che è destinato a deflagrare nelle prossime settimane. Procediamo con ordine. 

Così i privati hanno “conquistato” Sacal. L’allarme della Cgil a ottobre

Sacal aeroporto lamezia

È il 12 ottobre 2021. La campagna elettorale è appena terminata: Occhiuto ha vinto la sfida contro Amalia Bruni ma è ancora il presidente in pectore. Tra fine settembre e i primi di novembre si consumano le operazioni che lo porteranno, esattamente un mese più tardi, a denunciare quello che ritiene un procedimento che va «contro la legge». Enac scopre cosa accade da fonti aperte, «articoli apparsi sugli organi di stampa». Uno, pubblicato su collettiva.it, foglio online della Cgil, riporta un allarme dettagliato della Filt, sigla che tutela i diritti dei lavoratori dei trasporti. Allarme che più esplicito non potrebbe essere: «Prima delle elezioni regionali – scrive il sindacato – avevamo prospettato il rischio che la Sacal fosse, di fatto, privatizzata anche per il disinteresse di alcuni soci pubblici, che pure avevano e hanno il dovere di imprimere scelte in direzione dello sviluppo della Regione». La Filt offre la tempistica che ha portato alla privatizzazione di fatto. Il 5 luglio 2021 l’assemblea dei soci della Sacal delibera di aumentare il capitale sociale di dieci milioni, di stabilire entro il 30 settembre il diritto di opzione sulle azioni non sottoscritte dagli aventi diritto e, infine, di stabilire il termine del 4 novembre per esercitare il diritto di prelazione sulle azioni inoptate. Nel tempo accade ciò che il sindacato aveva ipotizzato fin dal principio: i soci pubblici nicchiano, il privato si fa avanti e fa propri i diritti sulle quote che nessuno reclama. In soldoni: una volta deliberato l’aumento di capitale, ciascun socio ha il diritto, in prima battuta, di sottoscriverlo in proporzione alle quote che detiene. Esempio: a luglio il consiglio regionale stanzia più di 900mila euro per conservare il proprio 9,27%. Se tutti avessero seguito la stessa strada, i rapporti di forza nella compagine sarebbero rimasti invariati. Ma non è andata così, e le quote lasciate “libere” dagli enti pubblici sono finite in mano ai privati. E così il gioco è fatto: la Lamezia Sviluppo, della famiglia Caruso, acquisisce nuovi “pezzi” di Sacal, e con essi il controllo sulla gestione degli scali calabresi. Il problema posto dalla Cgil è che «nessuna azione è stata messa in campo da parte della Sacal per attrarre nuovi soci pubblici».

Lo scontro Sacal-Enac

Enac, quando la partita delle quote è ormai chiuse, ripropone la questione in termini più burocratici ma non meno stringenti: dato che il percorso avrebbe potuto modificare (come in effetti è accaduto) i rapporti di forza nella società che era pubblica per il 50,76%, Sacal avrebbe dovuto assoggettare l’operazione «all’obbligo di esperimento di procedure a evidenza pubblica». Enac ha messo nero su bianco le proprie richieste il 14 ottobre, senza ricevere una risposta ufficiale, ma soltanto per «vie brevi». In questa risposta, Sacal avrebbe spiegato che l’eventuale passaggio di quote sarebbe stato libero dai vincoli ai quali è soggetta una Spa a controllo pubblico. La società di gestione degli scali calabresi si sarebbe “autodefinita” una semplice società a partecipazione pubblica. La forma è sostanza: questo genere di definizione fa sì che le modifiche dell’assetto partecipativo non siano effetto di “concertazione o compravendita” ma la conseguenza della libera scelta da parte di tutti i soci, pubblici o privati, di avvalersi o meno del diritto di sottoscrizione dell’aumento di capitale. È un passaggio tecnico fondamentale: stando così le cose, Sacal non avrebbe bisogno di mettere in campo procedure a evidenza pubblica per gli “scambi” di azioni. 

Enac: «Gravi violazioni»

È qui che la visione di Enac diverge completamente da quella della Spa che governa sugli aeroporti regionali. In primis perché per Sacal «appaiono ricorrere i presupposti per essere considerata a controllo pubblico». Poi perché «l’obbligo di osservanza di procedure trasparenti e non discriminatorie nel caso di cessione a privati di quote pubbliche vige anche nel caso di cessione di quote di minoranza», come quelle inoptate passate ai privati nelle scorse settimane. Un ragionamento che varrebbe sia per la convenzione legata alla gestione dell’aeroporto di Lamezia che per quella che permette a Sacal di gestire gli scali di Crotone e Reggio Calabria. La nota inviata ai soci pubblici parla di «grave violazione» degli accordi siglati per il “governo” degli aeroporti e di una privatizzazione avviata «surrettiziamente» e «in contrasto con le disposizioni che regolano la materia». 

Il dossier aperto alla Cittadella per ricostruire le responsabilità

occhiuto sacal privati

Argomenti del tutto simili a quelli proposti da Occhiuto nella diretta facebook che ha aperto il caso. Questione tecnica – della quale si occuperanno gli organi preposti – ma anche politica. Il governatore ha già in mano il dossier che ricostruisce il passaggio delle quote assieme all’iter che ha portato alla privatizzazione. E cercherà di capire quali siano state le “parti in commedia”. Inevitabile, visto che la Cittadella esprime il presidente del cda di Sacal, Giulio De Metrio, ed è uno degli attori istituzionali che più si sono spesi per reperire le risorse necessarie al sostentamento della società specie nel periodo della crisi Covid. Secondo quanto appreso, la Regione si sarebbe “sfilata” dalla partita – giocata tra luglio e fine settembre – per via dell’approssimarsi della scadenza elettorale, di fatto aprendo la strada alla “scalata” del privato. A conti fatti, però, i nuovi equilibri finirebbero per relegarla a semplice «datore di risorse» (il copyright dell’espressione è sempre di Occhiuto) con pochissimo, se non nullo, spazio di manovra decisionale. Un lusso (si fa per dire) che il governo della Calabria non può permettersi. (p.petrasso@corrierecal.it)

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