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Complici e colpevoli, l’ultimo libro di Gratteri e Nicaso in uscita martedì

“Come il nord ha aperto le porte alla ‘ndrangheta” è un’analisi sulla presenza capillare della mafia sottovalutata da imprenditori e politici

Pubblicato il: 14/11/2021 – 19:10
Complici e colpevoli, l’ultimo libro di Gratteri e Nicaso in uscita martedì

CATANZARO “Complici e colpevoli. Come il nord ha aperto le porte alla ‘ndrangheta” è il titolo dell’ultimo libro scritto dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e dallo storico Antonio Nicaso. Edito da Mondadori sarà distribuito nelle librerie di tutta Italia a partire da martedì 16 novembre.
«La gente ci descrive come fossimo dei mostri, delle persone senza scrupoli, come se ammazzassimo la gente così a caso. Non è vero. Sappiamo farlo quando serve. Io so essere cattivo, quando serve. Se non serve faccio la persona normale». Queste parole – tratte dal libro di Gratteri e Nicaso prossimo all’uscita – sono pronunciate da un boss calabrese e intercettate dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, e «rappresentano la strategia che da almeno sessant’anni le mafie mettono in campo per infiltrarsi in maniera sempre più capillare nel tessuto socio-economico del nostro Paese. Oggi la criminalità organizzata non ha più bisogno di sparare, ha acquisito la capacità di muoversi sottotraccia, senza suscitare clamore o allarme, dilagando, apparentemente senza freni. In Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte, così come in Valle d’Aosta, Liguria e Trentino, le mafie raramente sono giunte con le armi in pugno. Si sono piuttosto presentate con il volto rassicurante di figure professionali in grado di offrire servizi e soluzioni a basso costo, a partire dallo smaltimento dei rifiuti fino a una sorta di welfare di prossimità, più efficace rispetto a quello spesso carente dello Stato. Come ben evidenziano Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, si tratta di un fenomeno che ormai non si può più ignorare nella sua incontestabile pervasività: i 46 ‘locali’ di ‘ndrangheta finora scoperti al Nord, i 5 consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose e le 169.870 imprese riconducibili a contesti di criminalità organizzata dimostrano che nessuna zona d’Italia può ritenersi impermeabile alla penetrazione dei clan. Per troppo tempo si è voluto credere alla ‘metafora del contagio’, come se le mafie fossero un virus che infettava territori sani. Tutt’altro. Nelle nuove realtà in cui dettano legge, hanno goduto di una lunga e colpevole sottovalutazione da parte sia del mondo imprenditoriale sia di quello politico, che hanno troppo spesso aperto loro le porte finendo per giustificarne la condotta e diventarne consapevoli complici in nome del denaro e del potere».

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