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Il traffico di eroina con Razionale, gli omicidi e il “disappunto” dei fratelli Fruci. Servello racconta la famiglia Anello

L’interrogatorio del collaboratore di giustizia risalente al 2018 ricostruisce il potere della cosca di Filadelfia

Pubblicato il: 14/11/2021 – 7:21
di Giorgio Curcio
Il traffico di eroina con Razionale, gli omicidi e il “disappunto” dei fratelli Fruci. Servello racconta la famiglia Anello

VIBO VALENTIA «Agli inizi degli anni ’90 è stato Saverio Razionale a parlarmi per primo di Rocco Anello quale persona di importante spessore ‘ndranghetistico che controllava i territori di Filadelfia, Francavilla Angitola, Pizzo fino ad arrivare a Lamezia Terme». È il collaboratore di giustizia Angiolino Servello, classe ’64 di Ionadi, a ricostruire tratti dell’attività svolta dalla famiglia Anello e quella del presunto boss, Rocco Anello, nel corso dell’interrogatorio reso il 2 marzo del 2018 al procuratore aggiunto del Tribunale di Catanzaro Vincenzo Luberto, finito agli atti del processo “Imponimento”, nato dall’inchiesta omonima della Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri, e in corso all’aula bunker di Lamezia Terme. Per Rocco Anello il pm Vincenzo Capomolla e i sostituti procuratori Antonio De Bernardo e Chiara Bonfadini hanno chiesto 20 anni di carcere in abbreviato.

I viaggi a casa di Rocco Anello

In quel periodo, ha raccontato Servello ai magistrati, Razionale, boss di San Gregorio di Ippona, non poteva guidare l’auto perché sorvegliato speciale e quindi era proprio lui a fargli da autista, così come ha raccontato in aula nel corso del processo “Rinascita-Scott”. Il “tour” prevedeva gli incontri con i Mancuso di Limbadi, a Vibo, nel Lametino ma, spiega ai magistrati, «in molte occasioni – racconta – ho accompagnato Razionale a casa di Rocco Anello (…) mi diceva spesso che viveva con i suoi genitori e i suoi fratelli. So che Rocco aveva due fratelli, Domenico e Tommaso, io ho avuto a che fare solo con Tommaso». Servello ai magistrati racconta di quando accompagnava Razionale a casa di Rocco Anello e di quando aspettava in auto fino alla fine degli incontri che, presume, «erano finalizzati a cessioni di eroina che Razionale programmava unitamente a Rocco Anello».

Gli omicidi e i favori

Spaccio di droga, ma non solo. Dai racconti di Servello emergono ulteriori dettagli raccontati al pm Luberto: «Ho avuto modo di capire che in alcuni casi Razionale e Rocco Anello programmavano omicidi, in particolare erano soliti scambiarsi favori nel senso che Razionale compiva omicidi uccidendo i nemici di Anello e viceversa. Così come i due parlavano di estorsioni da gestire insieme». A rompere questo equilibrio sarà poi l’arresto di Rocco Anello alla fine degli anni ’90. «Razionale – racconta Servello – incontrava il fratello di Rocco, Tommaso Anello. Poi ho conosciuto i fratelli Catanzaro di Acconia di Curinga, ho stretto rapporti con Maurizio Catanzaro, con il fratello Vittorio, ed ho conosciuto i due fratelli più piccoli. Erano tutti dediti allo spaccio di eroina oltre a farne uso e io li rifornivo di qualche etto a settimana in conto vendita».

L’assunzione “formale” come estorsione

Nell’interrogatorio reso ai magistrati, il collaboratore di giustizia Servello racconta un altro episodio emblematico risalente agli inizi degli anni 2000. «Un giorno Maurizio Catanzaro mi diceva che era stato accusato dal titolare di un’impresa di distribuzione di giornali di alcuni furti. Insieme a Catanzaro incontrai il responsabile dell’azienda per Acconia e feci un discorso chiaro: difesi Catanzaro e dissi al titolare che, ove avesse voluto evitare di subire nuovi fastidi avrebbe dovuto assumere qualcuno che avrebbe scongiurato questi fastidi e mi offrì di svolgere questo ruolo».

Il disappunto degli Anello e dei fratelli Fruci

I “fastidi” subiti dall’azienda, però, continuano e secondo Servello gli episodi erano connessi agli Anello che al fatto che «mal sopportavano il ruolo che avevo assunto all’interno della loro impresa. Evidentemente avevano saputo tutto perché in quella impresa la mamma della moglie di Giuseppe Fruci». «Dei fratelli Giuseppe e Vincenzino Fruci (a processo con rito abbreviato ndr) avevo già sentito parlare dai fratelli Catanzaro e mi venivano presentati quali referenti del clan Anello per conto del quale controllavano ad Acconia le estorsioni e il traffico di stupefacente». Un’assunzione solo “formale” in quanto Servello non aveva alcuna mansione specifica. Nei fatti si trattava di una vera e propria estorsione. Servello racconta di aver affrontato la situazione e di essersi fatto accompagnare a casa degli Anello, a Filadelfia. «Incontrai Tommaso Anello e insieme decidemmo che avrei spartito con lui quanto ricevevo come stipendio dall’impresa che altro non era che una estorsione. Ricordo che in un’occasione ho consegnato a Vincenzino Fruci un assegno che avevo ricevuto da altri. Ma ricordo pure che in un’occasione, recandomi a casa di Tommaso Anello, trovai Rocco che, evidentemente, era stato scarcerato, era più o meno il 2003, e non accettò l’assegno e mi disse che avrei potuto consegnare il contante direttamente nelle mani del fratello Tommaso».

La guerra tra i narcotrafficanti

Il racconto reso da Servello ai magistrati, però, include un altro passaggio importante e che si riferisce a poco più di vent’anni fa. «Nel corso dell’incontro avuto per aggiustare l’estorsione ai danni dell’impresa di Acconia, Ambrogio Accorinti ha parlato in mia presenza con Tommaso Anello del contrasto che era insorto tra due narcotrafficanti e cioè Domenico Scuteri di San Calogero che interessava gli Anello e Gennaro Vecchio, anche lui di San Calogero che invece interessava agli Accorinti. Ricordo che nella loro discussione si cercava di trovare una composizione al conflitto. La vicenda comunque ebbe l’epilogo che si voleva evitare perché, da quello che ho saputo dallo stesso Accorinti, ai primi del 2000 Scuteri (Domenico ndr) ha ucciso Gennaro Vecchio e subito dopo lo stesso Scuteri è stato ucciso da Giuseppe Accorinti, da Raffaele Fiamingo e da tale Armando Galati». Tesi poi confermata anche nel corso di un’udienza nel processo “Rinascita-Scott”. (redazione@corrierecal.it)

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