In Aspromonte, sulla cima di Montalto, all’ombra del Cristo redentore, in una masseria nascosta tra gli alberi, il 26 ottobre 1969 si è tenuta una riunione che ha cambiato la storia della ‘ndrangheta. Al summit si fronteggiano la vecchia mafia rurale guidata dai capi storici e la nuova generazione con alla testa Paolo De Stefano, che intende dare una svolta all’organizzazione.
Questo incontro lo ricorda bene il collaboratore di giustizia Carmelo Serpa che ai microfono della trasmissione “Report” racconta: «Paolo De Stefano disse a tutti quanti “guardate che verranno accompagnate qui delle persone che non appartengono a noi. Sono personaggi politici. Questi ci possono portare soldi, ci possono portare armi. Ci possono portare “pratica”, o comunque insegnamenti per fare le cose in modo migliore di come le abbiamo fatte fino ad oggi”.». Serpa racconta che poco dopo dalla boscaglia apparvero Stefano Delle Chiaie (fondatore del movimento neofascista Avanguardi nazionale), Pierluigi Concutelli (tra i capi di Ordine nuovo, condannato all’ergastolo per l’omicidio del giudice Occorsio), e Valerio Borghese (ex gerarca fascista, fondatore del Fronte nazionale).
Sono i principali esponenti, in sintesi, dell’estrema destra italiana.
«Nei moti di Reggio Calabria il ruolo della ‘ndrangheta è stato determinante perché era la ‘ndrangheta a mobilitare le piazze non Avanguardia nazionale». Parole di Vincenzo Vinciguerra, ex dirigente di Avanguardia nazionale il quale asserisce che c’era un accordo operativo tra Avanguardi nazionale e ‘ndrangheta che risale all’autunno del 1969, quindi ancora prima della strage di piazza Fontana. Vinciguerra afferma, come Serpa, che ci furono riunioni in Aspromonte alle quali partecipò Stefano Delle Chiaie.
«Per avere il controllo delle logge, del territorio e delle votazioni, praticamente Gelli cos’ha fatto? Inseriva uno di ogni clan dentro alla P2», racconta uno degli intervistati.
L’inviato di Report Mottola chiede se Licio Gelli abbia contribuito a rifondare la ‘ndrangheta negli anni ’70.
«Gelli ha rifondato il potere. Che ancora dura», è la risposta.
Misterioso personaggio che all’inizio degli anni ’90 viene nominato ambasciatore in Egitto e Giordania per la Repubblica di San Marino. In poche settimane Ugolini si procurò il credito di tutto il governo del piccolo Stato. Ugolini, spuntato fuori dal nulla, contribuì a far interloquire San Marino con i Ministeri italiani.
Nel ministero delle Finanze c’erano rapporti con Nicolò Pollari che in seguito diventerà capo dei servizi segreti.
Gianfranco Fini, Massimo D’Alema… Ugolini riusciva a coprire l’intero arco costituzionale.
Uno degli uomini più ricchi della Calabria vive a Dubai una latitanza dorata per evitare il carcere. È Amedeo Matacena, ex parlamentare di Forza Italia, rampollo della famiglia proprietaria della Caronte Tourist, linea di traghetti che fa la spola tra la Calabria e la Sicilia. Secondo il collaboratore Carmelo Serpa i Matacena «non sono mai stati proprietari di niente» ma sono stati scelti dalle cosche De Stefano, i Piromalli, gli Alvaro, i Serraino perché sapevano fare il loro mestiere ossia «fare camminare le navi». Ma l’impero dei trasporti «non era dei Matacena era della ‘ndrangheta».
Dal Canto suo Matacena – che la Procura di Reggio Calabria considera uno dei più grandi componenti riservati della ‘ndrangheta – nonostante una condanna definitiva non è stato estradato in Italia. «Se lo stato italiano non riesce a farmi espletare la pena entro giugno 2022, decade la pena – dice soddisfatto ai microfoni di Report –. Ma non tornerò a vivere in Italia, non vi preoccupate, non è mio interesse».
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