ROMA «Ognuno è libero di fare ciò che vuole fino a quando non mette a rischio la libertà della collettività. È stato dimostrato scientificamente che il 90% dei ricoverati sono no vax… Il governo è in ritardo, dovevano essere prese misure più dure già in estate. Se tu non ti vuoi vaccinare non puoi mettere a rischio la collettività quindi: non entri per lavorare, non entri nemmeno per un servizio in un ufficio pubblico. Addirittura io sarei dell’idea che se non ti vuoi vaccinare e poi ti ammali poi ti paghi le cure mediche perché io collettività non ti posso pagare con le mie tasse il fatto che tu hai deciso di non vaccinarti perché sei informato. Informato da dove? Su quale testo scientifico? Non si può mettere in pericolo la vita di una collettività. Se continuano a fare convegni e tavole rotonde senza prendere decisioni arriviamo a Natale che saremo chiusi». No vax, misure anti-Covid, manifestazioni di protesta, riforma Cartabia, produttività delle Procure. Sono tanti i temi trattati nel corso della puntata Otto e mezzo, condotta da Lilli Gruber su La7, nella quale è stato ospite il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri che ha anche presentato il suo nuovo libro scritto a quattro mani col professore Antonio Nicaso: Complici e Colpevoli. Come il Nord ha aperto le porte alla ‘ndrangheta.
«Chi sono i complici?», chiede Lilli Gruber
«I complici sono gli imprenditori del nord che hanno abbracciato gli ‘ndranghetisti, i camorristi che hanno portato valige di sodi in Emilia Romagna, in Lombardia, prima ancora in Piemonte. Sono quelli che hanno pensato, per ingordigia, di subappaltare smaltimento di rifiuti, di subappaltare blocchi di operai, in nero sottopagati e sfruttati per poi andare in giro con macchine di lusso da 200/300mila euro. Questi sono i complici, questi sono i colpevoli. Quelli che hanno agito scientificamente. Perché 15 anni fa quando io e il professore Nicaso siamo andati in giro per il Nord a spiegare che lì c’erano le mafie, i politici ci hanno aggredito dicendo: “Noi abbiamo combattuto il nazismo, il fascismo, abbiamo gli anticorpi”. Io dico che lo ‘ndranghetista non viene con la svastica, viene con valige piene di soldi, magari ha l’accento calabrese come il mio, però viene qui a riciclare e ci sono i suoi concittadini imprenditori che verranno ad abbracciarlo perché gli porta soldi in contanti. L’obbiettivo delle mafie non è quello di arricchirsi ma di giustificare la ricchezza. Loro sono già ricchi. L’elite delle mafie, il 2 o 3% dei capi mafia hanno stanze piene di euro. Il loro problema è quello di portarli alla luce del sole».
Per quanto riguarda il tema delle manifestazioni no vax che sono arrivate a vandalizzare la sede della Cgil a Roma, Gratteri ha affermato che si sarebbe dovuti intervenire nel momento in cui è stato dato l’ordine, da parte delle frange estreme, di andare verso la sede del sindacato. «Non puoi toccare un simbolo», ha detto il procuratore riconoscendo che la ministra Lamorgese abbia deciso di adottare la linea soft per evitare scontri e feriti. «Ma io avrei tenuto in conto anche i feriti perché chi è entrato e ha vandalizzato un simbolo come la Cgil è diventato un eroe agli occhi degli altri. E questo è pericoloso».
Non è mancata una domanda sulla riforma Cartabia che lo stesso ministro della Giustizia ha recentemente definito una grande riforma. «Sono ancora più preoccupato – ha argomentato Gratteri – sentendo la dichiarazione della ministra Cartabia sulla sua riforma. Perché si pensa che sia “la madre di tutte le riforme”. Una riforma che non farà altro che rallentare i tempi del processo e impedire, ghigliottinare, il 50 per cento dei processi di criminalità comune, criminalità economica e della pubblica amministrazione… E, mi chiedo, cosa c’entri il numero di impiegati della macchina della giustizia con la farraginosità del sistema. Secondo il magistrato «tutte le riforme della Giustizia che si sono succedute finora andavano bene, meno che questa».
La conduttrice ha chiesto a Gratteri se si sente attaccato.
«C’è gente che si alza la mattina e pensa a me – ha risposto ironico il procuratore –. Ma io ho spalle larghe e i nervi d’acciaio e non faccio falli di reazione. E poi non mi sento isolato perché ricevo l’affetto di migliaia di persone. Ogni settimana ricevo decine di cittadini: estorti, usurati che ripongono fiducia nella Procura. Questo è il segno che stiamo lavorando bene». Sul perché circa il silenzio sulla sentenza d’abbreviato del maxiprocesso Rinascita Scott che ha portato a 70 condanne il procuratore ha ribattuto alla Gruber: «Dovrebbe chiederlo ai suoi colleghi il perché». Poi ha sottolineato come «i miei diffamatori non hanno scritto un rigo su questa sentenza». (redazione@corrierecal.it)
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