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Tragedia a San Pietro Lametino, rinviati a giudizio tutti gli imputati – NOMI

Il processo avrà inizio il 14 febbraio davanti al Tribunale di Lamezia Terme. L’accusa è quella di omicidio stradale

Pubblicato il: 16/11/2021 – 20:07
di Alessia Truzzolillo
Tragedia a San Pietro Lametino, rinviati a giudizio tutti gli imputati – NOMI

LAMEZIA TERME Il gup di Lamezia Terme Francesco De Nino ha rinviato a giudizio Antonio Condello, imprenditore 51enne residente ad Acconia di Curinga; Floriano Siniscalco, ingegnere 50enne residente a Girifalco; Francesco Paone (60 anni), Giovanni Antonio Lento (60) e Cesarino Pascuzzo (62), tutti e tre di Lamezia, dipendenti dell’amministrazione provinciale di Catanzaro. Sono tutti accusati di omicidio stradale nell’ambito del processo sulla tragica morte di Stefania Signore, una giovane mamma di 30 anni e i suoi due figli Christian, 7 anni e Niccolò di soli 2 anni. Il processo avrà inizio il prossimo 14 febbraio davanti al Tribunale di Lamezia Terme.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il 4 ottobre del 2018 le vittime stavano rientrando a casa a Gizzeria dal territorio di San Pietro a Maida, dove vivono i genitori della donna. Quel giorno pioveva a dirotto, la strada si snoda tra campi e uliveti. Intorno alle 21 la mamma e i bambini hanno lasciato l’auto, un’Alfa Romeo Mito, probabilmente perché l’acqua e il fango avevano fatto perdere alla donna il controllo del mezzo. A quel punto hanno deciso di abbandonare l’auto, anche su suggerimento del marito che Stefania Signore aveva chiamato in quel momento di difficoltà. Una decisione fatale perché un’onda anomala di acqua, fango e detriti, alta un metro, li ha investiti facendogli perdere l’equilibrio e trascinandoli per oltre 400 metri verso valle.

L’accusa

Secondo l’accusa Condello, proprietario di un terreno che si trova a ridosso della strada provinciale 113, fra San Pietro a Maida e San Pietro Lametino, dove avvenne la tragedia, secondo le ipotesi formulate dal sostituto Emanuela Costa e dal procuratore Salvatore Curcio, avrebbe «omesso di mantenere le ripe del proprio fondo in modo tale di evitare di scaricare detriti e terra» sulla strada provinciale, dove inoltre avrebbe scaricato, «senza regolare concessione», un «notevole quantitativo di acqua meteorica mista a fango e detriti che, proveniente dai terreni soprastanti, dopo essersi accumulata nella depressione del terreno, generatasi in corrispondenza delle tre linee parallele di metanodotto, insistenti in detta proprietà, a causa del taglio del terreno operato per la realizzazione delle tre opere citate, e del passaggio di mezzi meccanici di tipo agricolo», avrebbe creato l’onda anomala. L’ingegnere Siniscalco (dirigente del settore viabilità e trasporti della Provincia) e il geometra Paone sono indagati perché, secondo l’accusa, non avrebbero provveduto – dopo alcuni interventi di manutenzione straordinaria del 1999 e del 2006 che attestavano l’esistenza di sversamenti laterali sulla provinciale e la necessità di regimentare le acque meteoriche che provenivano dai terreni adiacenti – a segnalare agli organi di polizia le violazioni al codice della strada e per aver «omesso di predisporre ulteriori controlli» per accertare se il problema persistesse, come venne fatto «successivamente agli avvenimenti del 4 e 5 ottobre 2018». Gli agenti di vigilanza stradale Lento e Pascuzzo, infine, sono indagati per «non aver mai segnalato» la situazione all’allora responsabile Paone.
Sono costituiti parte civile nel processo i genitori di Stefania Signore e le tre sorelle – difesi dagli avvocati Leopoldo Marchese, Alessandra Marchese e Michelangelo Miceli –, il marito di Stefania e padre dei piccoli Cristian e Niccolò, Angelo Frijia, difeso dall’avvocato Antonio Perri, i genitori di Frijia, i nonni paterni dei bambini, difesi dall’avvocato Natalino Pileggi.
Nel collegio difensivogli avvocati Francesco Iacopino, Lucio Canzoniere, Renzo Andricciola, Maria Zaffina, Siniscalco. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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