REGGIO CALABRIA «Commenteremo la sentenza quando avremo letto le motivazioni», all’uscita dall’Aula bunker di Viale Calabria si dice «tranquillo» Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio. La corte, presieduta dal giudice Fabio Lauria, pochi istanti prima ha pronunciato la sentenza di primo grado nel processo “Miramare” condannandolo a 1 anno 4 mesi di reclusione (pena sospesa) per il reato di abuso d’ufficio ed assolvendolo per quello di falso ideologico. Così anche per gli altri 10 imputati che avevano scelto il rito ordinario, condannati rispettivamente a un anno.
«È una prima tappa. – dice Falcomatà – E la sospensione (per effetto della legge Severino, ndr) è prevista dalla legge. L’amministrazione andrà avanti, come e con chi sarà una valutazione che faremo insieme al partito. Nei prossimi giorni saprete quelle che sono le decisioni prese». Così anche per la Città Metropolitana. «Sono stati sette anni duri, ora torneremo a casa e riabbracceremo le nostre famiglie. Di certo, contro la sentenza, faremo ricorso in appello ma anche altro. Ci sono altri strumenti che potrebbero incidere sulla mia sospensione. C’è già un ricorso, per esempio, presentato alla Consulta sulla costituzionalità della legge Severino. In ogni caso – aggiunge Falcomatà – faremo tutto quello che è necessario e che è possibile in base all’ordinamento. Siamo tranquilli e andiamo avanti».
“Miramare” nasce dall’inchiesta avente ad oggetto l’affidamento da parte del Comune di Reggio Calabria del Grand Hotel Miramare, immobile di pregio storico della città, all’associazione “Il Sottoscala” di cui rappresentante legale e presidente figurava l’imprenditore Paolo Zagarella.
Lo scorso 22 ottobre era stata pronunciata la requisitoria dei pubblici ministeri Walter Ignazitto e Nicola De Caria.
Secondo l’accusa – che aveva riconosciuto la sussistenza delle attenuanti generiche e commisurato la richiesta riconoscendo come pena più grave quella per il falso ideologico – il cosiddetto «gioiello di famiglia si era trasformato in un affare di famiglia» dove «Zagarella si muoveva come un vero e proprio padrone di casa».
Imputati anche alcuni dei componenti del primo esecutivo Falcomatà tra cui l’attuale vicensindaco metropolitano, Armando Neri e gli allora assessori Saverio Anghelone, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti.
Zagarella nel 2014 aveva concesso i suoi locali per la campagna elettorale del sindaco eletto.
Oltre a loro l’allora segretario comunale Giovanna Antonia Acquaviva e la dirigente comunale Maria Luisa Spanò che si occupava del settore “Servizi alle imprese e sviluppo economico”.
L’accusa aveva chiesto la condanna a 1 anno e 10 mesi per il sindaco e 1 anno e 8 mesi per tutti gli altri.
Il rito ordinario è iniziato il 18 aprile 2019. Condannata a un anno di reclusione nel primo grado del processo con rito abbreviato l’assessore Angela Marcianò, che per l’effetto era stata sospesa all’atto del rinnovo del consiglio comunale reggino. Nelle motivazioni, il gup aveva riconosciuto «evidente la falsità della delibera n.101, che riportava una data di approvazione del tutto differente rispetto al momento in cui si addiveniva all’effettiva approvazione del testo».
A Falcomatà e la sua giunta viene contestata l’adozione di una delibera risalente al 16 luglio 2015 con la quale, secondo quanto riportato nel capo d’imputazione, veniva statuita «l’ammissibilità della proposta proveniente dall’associazione “Il Sottoscala” per l’utilizzo del piano terra del “Miramare”, a più riprese definito – anche durante il dibattimento – dall’amministrazione «un gioiello di famiglia».
Attraverso la delibera veniva conferito l’incarico, alla dirigente Spanò per l’assegnazione dell’immobile a Zagarella con annessa consegna delle chiavi prima della formale assegnazione dell’immobile e prima della data di pubblicazione della delibera sull’albo pretorio del Comune così presumendosi la fattispecie di abuso d’ufficio. La giustificazione dell’amministrazione, come la stessa delibera riporta, era relativa alla necessità di «raccogliere elementi di valutazione utili per la successiva procedura ad evidenza pubblica».
Un atto che secondo l’accusa avrebbe prodotto la violazione dei «doveri di imparzialità, trasparenza e buona amministrazione» previsti dalla legge a fronte dell’omessa presentazione di un “avviso pubblico” ritenuto necessario «per consentire a terzi di manifestare l’interesse per l’assegnazione dell’immobile».
Una condotta che, nella ricostruzione dell’accusa, sarebbe servita ad escludere la concorrenza da parte del Comune concretizzata, di fatto, in una concessione diretta.
Il reato di falso ideologico ruoterebbe intorno alla data di adozione e pubblicazione della delibera. L’evento ritenuto delittuoso si sarebbe consumato il 5 agosto 2015 quando Falcomatà e il segretario comunale Acquaviva, «di intesa con gli altri assessori e con il dirigente Spanò», hanno pubblicato la delibera di giunta scritta il mese prima «attestando falsamente” che la decisione di assegnare il “Miramare” all’associazione “Il Sottoscala” era stata assunta “con voto unanime in data 16 luglio 2015». Nella ricostruzione del pubblico ministero, invece, la discussione relativa all’affidamento «si era protratta in occasione della riunione del 27 luglio» con tanto di opinioni divergenti sull’atto.
Giuseppe Falcomatà, anni 1 e mesi 4
Saverio Anghelone, anni 1
Armando Neri, anni 1
Rosanna Maria Nardi, anni 1
Giuseppe Marino, anni 1
Giovanni Muraca, anni 1
Agata Quattrone, anni 1
Antonino Zimbalatti, anni 1
Paolo Zagarella, anni 1
Giovanna Antonia Acquaviva, anni 1
Maria Luisa Spanò, anni 1
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