REGGIO CALABRIA «Io dovrei chiamare Falcomatà? Ho saputo che mi ha chiamato, ma ho tenuto il telefono spento». L’ormai ex vicesindaco di Reggio, il professor Tonino Perna, interviene sulle convulse vicende che in queste ore stanno animando la vita politica nella città dello Stretto. Cronache che, suo malgrado, lo hanno visto coinvolto. Il “casus belli” è quel decreto sindacale numero 39 firmato da Falcomatà poco prima della sentenza “Miramare” – dove il sindaco è stato condannato a 16 mesi di reclusione e sospeso per 18 mesi per effetto della “Severino” – col quale Paolo Brunetti, assessore all’Ambiente e al Ciclo integrato dei rifiuti ed espressione di Italia Viva veniva frettolosamente promosso a vicesindaco a discapito dello stesso Perna. Lo smacco, come chiaro fin da subito, avrebbe lasciato ben più di qualche strascico. Domani, Perna, che con le stesse deleghe è diventato assessore, formalizzerà le dimissioni. Ma nel frattempo, dallo “Spazio Open” in via dei Filippini di Franco Arcidiacono, storicamente legato alla famiglia Falcomatà, apre le porte di Palazzo San Giorgio raccontando aspirazioni e frustrazioni che hanno animato il suo apporto al “secondo tempo” (sospeso) di Falcomatà, che lui stesso definisce «figura umanamente complessa, che meriterebbe uno studio particolare».
«Dobbiamo fare un discorso politico su questa sostituzione con l’assessore all’Ambiente. Fosse stato quello che aveva dato i migliori risultati, a differenza mia, poteva avere un senso. Poteva avere un senso farlo un mese fa e non prima di una sentenza», dice Perna commentando la scelta di Brunetti come nuovo vicesindaco. Altro atto è stato quello col quale Falcomatà ha nominato Carmelo Versace, coordinatore di Azione, come nuovo vicesindaco della Città Metropolitana al posto di Armando Neri, anche lui condannato (a un anno) per la vicenda Miramare. «Non si capisce da dove siano partite queste scelte», aggiunge l’ex vicesindaco. «Se hai bisogno di “Yes man” che non ti devono mettere in ombra è un problema tuo. Non giudico Brunetti e Versace, giudicheranno i cittadini. Parleranno i fatti». Il dibattito si è però esteso a macchia d’olio coinvolgendo il Partito Democratico, di fatto spodestato sia da Palazzo San Giorgio che da Palazzo Alvaro. Domani sarà prevista un’interpartitica dalla quale potrebbe dipendere la tenuta dell’attuale maggioranza in consiglio a Reggio. Perna, rievocando l’esperienza di Accorinti a Messina, non esclude che la maggioranza, seppur risicata, possa tenere.
Un discorso politico, dunque, non personale: «La mancanza di rispetto, tutti questi discorsi non mi interessano. – dice Perna – È legittimo che il sindaco nomini un vicesindaco, – tra l’altro pregandomi perché non ne avevo molta intenzione – cosa che ho fatto perché volevo mettermi a disposizione della città. Se poi viene meno questo rapporto di fiducia è normale sostituirlo. Non è normale farlo appena prima della sentenza». A detta del professore – «sono contento che torniate a chiamarmi così», dice – sarebbe stata una scorrettezza, quella di Falcomatà. «Credo gli sia mancato il coraggio. Non credo abbia fatto quell’atto a cuor leggero».
«La mia esperienza è quella di professore ed oggi mi sento sollevato. Anzi, devo ammettere la sofferenza che ho sentito in questi mesi perché uscendo di casa mi sentivo responsabile di quello che voi vedete». Perna si sofferma sulla sua scelta di accettare la carica di vicesindaco. Esibisce il decreto di nomina ed evoca la lista dei suoi impegni e delle battaglie che si era ripromesso di combattere per il bene di Reggio. «Ho vissuto un’esperienza importante, ricoprendo un ruolo strano. Il vicesindaco, come lo intendevo io, doveva occuparsi un po’ di tutto. Come lo intendeva il sindaco doveva occuparsi delle sole deleghe. C’è stata questa mancanza di chiarezza. Non stavo bene in questa situazione, ero veramente frustrato. Mi dispiace per la città, nel momento in cui arrivano questi fondi europei e bisognerebbe metterci tutta l’anima per farla risorgere». Per convincerlo ad entrare in giunta, Falcomatà avrebbe scritto a Perna lo scorso agosto. Poi, «nel tempo non c’è stata una particolare contrapposizione se non quando intervenivo su temi non attinenti le mie deleghe, come i rifiuti».
«Potevo andare subito allo scontro e andarmene. – aggiunge – Ho capito che ogni volta che c’era un minimo di critica si innescavano dure repressioni. Non era tollerato nessun tipo di dissenso». Ma sarebbe stata la spinta al miglioramento della città a trattenerlo, come dice a quanti gli chiedono perché la presa di posizione – e conseguenti dimissioni – non siano arrivate prima.
«Sapete cosa ci frega? Il panorama di questa mattina: uno si alza, vede questo mare e dice “che posto meraviglioso”. E poi siamo circondati dal degrado». Perna vicesindaco, nel raccontarsi, esprime il suo “odi et amo” per un ruolo che sarebbe potuto essere cruciale. «Ma appena insediati siamo stati investiti dal Covid», dice. Dall’inceneritore alla discarica di Melicuccà espone la sua agenda lamentando l’atteggiamento dell’ex assessore regionale all’ambiente De Caprio. Poi si sofferma su un punto che ritiene fondamentale: i fondi per l’occupazione giovanile previsti nel “Decreto Reggio”, in scadenza il prossimo dicembre. Circa 30 milioni che in caso di mancata riformulazione del progetto potrebbero andare perduti. La sentenza “Miramare” – e quanto ne sta conseguendo – ha però tirato il freno a mano dell’attività amministrativa. «Io ero fin dall’inizio convinto dell’assoluzione, uno dei pochi. Ci sono cose ben gravi per cui si può finire sotto processo, ma questa storia del Miramare…secondo me si è montato un castello di sabbia. Pensavo ci fosse un ragionamento per evitare disagi alla città nel momento in cui c’è da gestire risorse europee». Ed è chiaro che pensare di andare alle urne ora, nella ricostruzione dell’ex videsindaco, potrebbe produrre un effetto ancor più deleterio: «Significherebbe perdere sei mesi. Ma qual è l’alternativa? Questo è veramente difficile. Siamo in una fase dove trovare la via d’uscita è problematico. Il voto risolve quando c’è una situazione complessa, ma in questo momento c’è una marea di denari con i giovani che scappano e una città che non ha futuro. Bisogna arrestare l’emorragia della fuga dei giovani e ci sono i soldi per farlo. E proprio in questo momento, si blocca tutto». (redazione@corrierecal.it)
x
x