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In Calabria Comuni a corto di personale ed esperti, i miliardi del Pnrr sono a rischio

Municipi in difficoltà. Dai casi estremi come Seminara (dirigenti quasi zero) e Palmi (da 350 a 70 dipendenti) agli appelli disperati al governo. «Senza assunzioni non riusciremo a spendere»

Pubblicato il: 22/11/2021 – 11:06
In Calabria Comuni a corto di personale ed esperti, i miliardi del Pnrr sono a rischio

CATANZARO La Calabra aspetta le (enormi) risorse del Pnrr con un misto di speranza e preoccupazione. Una sorta di ultima spiaggia per rimettere in carreggiata una terra che è un’emergenza nazionale da almeno 50 anni, gli stessi in cui il regionalismo non è riuscito a normalizzare le tante eccezioni (quasi sempre in negativo): sanità, infrastrutture, trasporti, solo per cominciare.
Ne è consapevole Roberto Occhiuto che, da neo governatore, ha messo la necessità di non disperdere risorse in cima alla propria agenda (forse l’esigenza è seconda soltanto all’impegno sulla sanità). Risale a qualche giorno fa il primo avviso recapitato ai direttori generali della Cittadella. Ma il mantra è iniziato ancora prima, nelle ore successive alla vittoria elettorale. «Da oggi fino al 2026 – diceva Occhiuto l’8 ottobre scorso – il Mezzogiorno riceverà miliardi di euro come non mai nella storia della Repubblica. Qui il tema non è avere ulteriori risorse, ma migliorare la performance della spesa, troppo spesso carente negli ultimi decenni. Proprio per questo, io e la Calabria vogliamo provare ad essere campioni d’Italia nello spendere presto e bene le risorse che arriveranno».
Una sfida non facile. Dal passato emergono progetti enormi sfumati, dispersi (come la metropolitana leggera di Cosenza-Rende), ripensati (la nuova aerostazione di Lamezia), in ritardo (l’altra metro, a Catanzaro). E i miliardi planati sulla Calabria per decenni non hanno sortito gli effetti sperati (ieri vi abbiamo raccontato gli effetti delle risorse sull’agricoltura). Spesso distribuiti a pioggia per mancanza di una programmazione efficace, o per assenza di programmazione tout court. Per il Pnrr si spera in una sorte migliore. E – ancora Occhiuto – «le Regioni devono essere coinvolte negli indirizzi di spesa, ma devono essere anche aiutate ad avere il personale amministrativo capace di realizzare le indicazioni che danno i decisori politici». Per restare nel campo delle speranze, si punta molto sulla selezione – decisa dal ministro Renato Brunetta – di mille esperti che affiancheranno ai governi regionali nella spesa. Occhiuto non si è nascosto: «Noi ne abbiamo grande bisogno, abbiamo tantissime possibilità date dal Pnrr».

Il grido d’aiuto dei sindaci dalle periferie: «Siamo senza dipendenti»

Fine del capitolo riservato alle speranze. Nelle periferie estreme di quella estrema periferia che è la Calabria l’arrivo di risorse così ingenti diventa addirittura un pensiero che può levare il sonno. Perché dopo anni di tagli agli organici e della cosiddetta “fuga dei cervelli”, i Comuni sono sguarniti di figure professionali capaci di maneggiare la materia della programmazione. È vero per tutti, ma soprattutto per i piccoli centri, tagliati fuori dalla mappa delle competenze tecniche.
Le segnalazioni si moltiplicano. Due tra le più allarmate giungono dalla provincia di Reggio Calabria. La prima arriva da un sindaco che è anche un calabrese di ritorno. Giovanni Piccolo, 31 anni e una laurea in Giurisprudenza, due master e un lavoro da funzionario in Veneto nel settore “Fondi europei e rendicontazione”, è tornato a Seminara. Oggi è chiamato a governarla ma ha scoperto – racconta a Repubblica – che «sui 25 compagni di classe che eravamo alle medie, 20 sono emigrati». Piccolo spiega che continuerà a lavorare in smart working per la presidenza della Regione Veneto. Ordinaria amministrazione rispetto al tentativo di risollevare le sorti del suo comune. Le carenze, dice, sono «incredibili. Non ho neanche un segretario comunale, dirigenti quasi zero. Poi sono entrato nell’ufficio Bilancio: ho scoperto che ho un solo dipendente di categoria A, cioè con la terza media, raccapricciante. La colpa, tuttavia, è anche della politica locale, e dei Comuni che non si sono mai posti il problema della formazione. Ma non possiamo perderci d’animo. E ho appena chiesto aiuto alla task-force messa a disposizione dal Ministero della Pa: almeno un funzionario a tempo, proprio per i progetti sui fondi del Recovery».

Ranuccio: «Da 350 a 70 dipendenti. Non abbiamo gambe per correre»

Cosa sia successo, sul piano delle dotazioni organiche, negli ultimi anni, lo dice invece il primo cittadino di Palmi Giuseppe Ranuccio: «Eravamo 350 dipendenti fino a una decina di anni fa, ora siamo a 70. C’è una totale inadeguatezza anche in termini di qualità. Nel settore Ambiente e Urbanistica abbiamo solo 3 persone, con due funzionari e un amministrativo, per centinaia di pratiche sulle più svariate attività. Aspettiamo questi investimenti come la terra promessa. Ma è come se non avessimo gambe per correre».
Un esempio, Ranuccio lo ricava direttamente dalla cronaca locale: «Il Pnrr prevede poli di interventi sulla Sanità di prossimità, di cui abbiamo un bisogno profondo, aggiunge Ranuccio. Eppure da oltre 14 anni, qui nella Piana di Gioia Tauro, aspettiamo l’ospedale: costo 150 milioni, per il quale ci sono voluti 13 pareri e non c’è stata neanche la prima pietra». Fine della partita.

«Le risorse ci sono, il tema è quante ne sapranno spendere i Comuni»

Che Giuseppe Falcomatà, ha riaperto nell’ultima riunione con i colleghi dell’Anci. Falcomatà da venerdì scorso non è più primo cittadino, dopo la sospensione arrivata in seguito alla condanna nel processo Miramare, ma i nodi tecnico-politici segnalati rimangono: «Negli anni scorsi, infatti, assistevamo ad assemblee nelle quali il tema principale era sempre la richiesta di maggiori risorse al Governo, anche sul fronte della Coesione o, ancora, minori tagli rispetto a quelli che hanno subito gli enti locali. Quest’anno il tema prevalente riguarda invece l’interrogativo su quante risorse i Comuni riusciranno a spendere». Le parole del primo cittadino sono in scia con quelle di Piccolo e Ranuccio: «La vera questione sulla quale confrontarci è quella relativa al personale, soprattutto nel Mezzogiorno che in termini di taglio del turnover ha subito molte più riduzioni del personale, ma anche rispetto ad alcune aree interne e ai piccoli Comuni del centro-nord». Serve «più personale per scrivere i progetti per partecipare ai bandi del Pnrr, perché le maggiori risorse arriveranno tramite bandi ad evidenzia pubblica e poi risorse per i progettisti, atteso che purtroppo la procedura Brunetta non ha dato i frutti sperati». E «chiediamo che le risorse per i progetti vengano individuate all’interno del 5 per cento proprio delle risorse che verranno destinate». (ppp)

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