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Alibante, accolto il ricorso della Procura per la figlia del boss

Per il Tdl Maria Rita Bagalà avrebbe avuto un ruolo chiave nella cosca. Rigettati i ricorsi per Aragona, Malvaggio e Pandolfo

Pubblicato il: 23/11/2021 – 11:38
di Alessia Truzzolillo
Alibante, accolto il ricorso della Procura per la figlia del boss

CATANZARO Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha accolto la richiesta della Dda di Catanzaro di adottare la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di Maria Rita Bagalà, 52 anni, indagata nell’ambito dell’inchiesta “Alibante” con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Nel ricorso presentato al Riesame l’accusa contesta l’associazione mafiosa che è stata riqualificata dal gip in concorso esterno. I giudici del Tdl hanno accolto le tesi della Procura, per la quale l’intraneità dell’indagata sarebbe dimostrata dal fatto che la stessa «compaia in prima persona — e non come mera delegata del padre Carmelo — in tutti i settori chiave del programma criminale della cosca. È lei che, forte delle sue competenze professionali in ambito economico e giuridico, fissa gli stessi obiettivi dell’organizzazione e pianifica le modalità di realizzazione degli stessi, figurando quale vera e propria mente operativa del sodalizio». L’indagata è agli arresti domiciliari ad Aosta dal 3 maggio con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
«L’ordinanza è sospesa in attesa che si pronunci la Cassazione alla quale abbiamo fatto ricorso», commenta all’Ansa il difensore di Maria Rita Bagalà, Mario Murone. L’udienza non è ancora stata fissata.

Rigettato il ricorso per Aragona, Malvaggio e Pandolfo

Il collegio del Riesame, come avevamo già scritto, ha rigettato la richiesta di carcerazione nei confronti di Pasquale Motta, accusato di concorso esterno, e anche nei confronti di Domenico Aragona, Bruno Malvaggio ed Enzo Pandolfo in relazione all’accusa di associazione mafiosa, per avere fatto parte della cosca Bagalà «operante lungo la fascia costiera tirrenica del catanzarese, nei comuni di Falerna e Nocera Terinese e strettamente legata da rapporti ndranghetistici storicamente radicati e da co-interessenze economiche alla cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte di Lamezia Terme». In questo caso sono state accolte le tesi difensive dell’avvocato Ortensio Mendicino. Sarà ora la Cassazione, secondo quanto prevedere l’iter giudiziario, a decidere sulla misura cautelare di Bagalà e, se la Procura vi farà ricorso, degli indagati Motta, Aragona, Malvaggio e Pandolfo. 

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