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L’appello di Stasi: «Istituire il Tribunale di Corigliano Rossano»

Il sindaco invoca l’intervento di tutte le forze parlamentari e ricorda «uno degli atti politici più vili ed oscuri perpetrato ai danni della Sibaritide»

Pubblicato il: 23/11/2021 – 17:23
L’appello di Stasi: «Istituire il Tribunale di Corigliano Rossano»

CORIGLIANO ROSSANO «Tornando nell’edificio dell’ex Tribunale non posso non continuare a provare vergogna, come membro delle Istituzioni, per lo scempio politico e sociale compiuto dal Ministro Severino e dai suoi successori con questo importante presidio dello Stato». Lo ha dichiarato il sindaco Flavio Stasi dopo una visita, nella giornata di oggi nell’ex Tribunale, in questi giorni oggetto di una azione di risistemazione e pulizia, da parte di alcuni dei lavoratori Puc.
«Credo debba essere ricordato storicamente come uno degli atti politici più vili ed oscuri perpetrato nei confronti dell’intera Sibaritide – continua il sindaco –  nei mesi finali, ma importantissimi, di questa legislatura governativa, caratterizzati dalle parole “resilienza”, “ripresa”, “ripartenza”, “crescita” e “rinascita”, mi appello a tutte le forze parlamentari affinché si prenda atto, anche per ciò che riguarda la geografia giudiziaria, della terza città della Calabria, istituendo il nuovo tribunale di Corigliano-Rossano. Non un nuovo accorpamento, né una rivisitazione della vecchia, fallimentare riforma Severino: nessuna contrapposizione inutile con altri territori i quali, al pari del nostro, hanno bisogno di Stato e servizi».
«Bisogna solo ammettere una ovvietà: prendere atto dell’esistenza di una città di 80 mila abitanti al centro di un comprensorio articolato di quasi duemila chilometri quadrati, e dell’assurdità del fatto che questa sia sprovvista di un Tribunale, la cui nuova collocazione potrebbe essere baricentrica e moderna. Nel frattempo – conclude Stasi – grazie ad una piccola parte dei lavoratori del Puc (Progetti Utili alla Collettività), ovvero ai percettori del reddito di cittadinanza, tra le altre cose stiamo ripulendo la struttura che è di proprietà comunale, il cui abbandono rappresenta un’altra delle responsabilità del dicastero, tentando di restituirla progressivamente alla collettività».

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