CATANZARO «Su Sacal ho intenzione di andare fino in fondo». Il governatore Roberto Occhiuto parte da un presupposto già chiarito nei giorni in cui è scoppiato l’affaire della privatizzazione. Poi è un crescendo: «Ho già incontrato il sottosegretario alle Infrastrutture Alessandro Morelli e nei prossimi giorni vedrò il ministro Giovannini. Ma, per essere chiari, considero irricevibile la proposta fatta da Sacal di retrocedere il privato (la Lamezia Sviluppo della famiglia Caruso, ndr) al 49% delle quote. Non possiamo comportarci come se non fosse successo nulla di grave». Questo perché, continua il presidente della giunta regionale, «ci sono un esposto alla Procura di Catanzaro e una procedura per la revoca della concessione ancora in corso. Non sono disposto a far parte di una società se prima non sarà accertato che non ci sono stati comportamenti dolosi».
I tempi dettati da Enac per far rientrare la crisi sono stretti. L’ultimatum a Sacal per la gestione del ritorno alla maggioranza pubblica scade il 22 dicembre, come ha spiegato Giovannini durante il question time di mercoledì. Occhiuto ha, però, un’idea ulteriore, che potrebbe resettare tutto, ovviamente a certe condizioni: «Se il socio privato fosse disposto – dice al Corriere della Calabria –, non escludo di valutare l’acquisto da parte della Regione di tutto il pacchetto». Per tradurre in cifre: in mano a Lamezia Sviluppo ci sono quote per 12 milioni di euro (in parte detenute prima della ricapitalizzazione, per il resto acquistate dopo l’aumento di capitale). La Regione potrebbe pensare di acquistarle per intero. Le parole sono misurate ma preludono a una (possibile) rivoluzione: fuori i privati da Sacal. E si viaggia spediti, sempre attraverso frasi ponderate, verso un rinnovamento del management: «In sincerità non ho grande fiducia», dice il governatore. Quasi un avviso di sfratto (sbocco che per la verità si era intuito) per il presidente del cda Giulio De Metrio.
Mutamenti in corso, dunque. Perché pubblico e privato sanno bene che dai loro rapporti dipende il valore reale della società che gestisce gli scali aerei calabresi. È una valutazione finanche banale: se c’è concordia tra le parti, il valore effettivo delle quote cresce. La Regione fa da catalizzatore di investimenti e da ente di raccordo con il governo. Ovviamente, se questo genere di concordia venisse meno, le prospettive di sviluppo (e di guadagno, per tutti) si farebbero più strette. Per non parlare dell’eventualità di un commissariamento, che di fatto azzererebbe la dote acquisita con l’aumento di capitale da 10 milioni di euro.
«Cosa intende fare il ministero per bloccare la sospensione della concessione su Lamezia Terme e monitorare l’acquisto delle quote da parte di altri soci pubblici?». Lo chiede il deputato leghista Domenico Furgiuele durante il “Question time” alla Camera dove si discute del caso Sacal. Il riferimento è al ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità sostenibili rappresentato in aula da Enrico Giovannini che lascia intendere una eventuale apertura da parte di Enac solo in caso venga ristabilita la partecipazione maggioritaria del pubblico nelle quote della società che gestisce gli scali aeroportuali calabresi.
«Gli enti pubblici rappresentanti nella Sacal hanno deciso di partecipare a un aumento di capitale cui poi non hanno dato seguito. Ci ritroviamo oggi con un socio privato (Lamezia Sviluppo, ndr) che detiene il 51% delle azioni». Furgiuele riassume la vicenda già rappresentata – e denunciata – a suo tempo dal governatore Roberto Occhiuto. «Questo – continua – ha indotto i vertici dell’Enac a intervenire chiedendo un commissariamento oltre che la revoca della concessione per l’aeroporto di Lamezia Terme. Richiesta che reputo sbrigativa e superficiale poiché non tiene conto neanche del fatto che all’interno del collegio dei revisori vi sono due soggetti di nomina ministeriale». La premura del parlamentare leghista – che a fine audizione si dice «parzialmente soddisfatto» – sta nella tutela del livelli occupazionali garantiti dalla società. Il riferimento ai due soggetti di nomina ministeriale «che avrebbero dovuto intervenire in caso di procedura erronea o irregolare» implicherebbe, secondo Furgiuele, un «coinvolgimento del governo» nella vicenda. Per questo, insiste di premere l’acceleratore sulle tempistiche per scongiurare brusche frenate da cui potrebbe provenire un «danno erariale» o per le persone impiegate in un «settore fondamentale per la Calabria».
«Rappresento che l’Enac, il 14 ottobre 2021, ha comunicato a Sacal di effettuare l’operazione attraverso procedure trasparenti e non discriminatorie». Giovannini passa in rassegna le comunicazioni intercorse tra l’autorità e la società prima, durante e dopo l’operazione di aumento del capitale che ha prodotto il mutamento della maggioranza da pubblico a privato che, a detta di Sacal, è conseguito «alla scelta da parte dei soci pubblici di non avvalersi del diritto d’opzione».
L’effetto è stato l’avvio, da parte di Enac, del procedimento di revoca della concessione dell’aeroporto di Lamezia Terme «altresì riservandosi di valutare l’eventuale revoca delle concessioni per quanto attiene gli aeroporti di Reggio Calabria e Crotone». Linea dura, comunque non ammorbidita dall’apertura da parte di “Lamezia sviluppo” che avrebbe messo a disposizione una parte delle quote sottoscritte per ripristinare il controllo pubblico della società senza il quale – come rappresentato da Enac – verrebbe confermato il procedimento di revoca. L’altro tema riguarda la tutela dei livelli occupazionali che, secondo Giovannini, dovrebbe essere soddisfatta dall’eventuale commissariamento «disposto anche a garanzia di continuità aziendale per coprire il periodo che dovrebbe condurre fino all’individuazione di un nuovo concessionario». E conclude: «Sono in corso interlocuzioni di Enac con la Regione Calabria e gli altri soci pubblici che vengono monitorate dal ministero». (p.petrasso@corrierecal.it)
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