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Gaia, la galleria d’arte «resistente» nel cuore del centro storico di Cosenza

Un palazzo nobiliare, nel centro storico di Cosenza, ospita la Galleria d’arte indipendente autogestita. Che “resiste” tra un palazzo crollato e uno occupato

Pubblicato il: 25/11/2021 – 7:05
di Fabio Benincasa
Gaia, la galleria d’arte «resistente» nel cuore del centro storico di Cosenza

COSENZA Uno splendido palazzo nobiliare dell’800′, nel cuore del centro storico di Cosenza, ospita Gaia: la Galleria d’arte indipendente autogestita. Nata dalla passione e dall’impegno dei suoi fondatori, la «piccola officina culturale» “resiste” tra un palazzo crollato e uno occupato. A dicembre 2019, l’inaugurazione e le due mostre allestite prima delle restrizioni imposte dalla pandemia da Covid-19. Poi il lockdown, un progetto che sembra già sfumato e invece, la tenacia del collettivo che anima Gaia tiene duro e rende concreto il sogno di dare «spazio alla bellezza, anche se tutto intorno crolla». L’edificio nel 2011 viene occupato a scopo abitativo. Un piano del palazzo «è gestito da associazioni e collettivi di promozione del centro storico che danno vita a questa organizzazione che è la Casa di quartiere. All’interno, nasce Gaia», racconta Claudia Coppola. «Abbiamo dato il nostro contributo partendo da un contesto evidentemente problematico». Come direbbe Francesco Bevilacqua, il collettivo cerca di «curare l’amnesia dei luoghi, promuovendo cliniche dei risvegli e prescrivendo come cura l’omeopatia del brutto e l’oikofilia». Tutto con metodi naturali: presentazioni di libri, quadri, mostre, percorsi d’arte e cultura.

Lo spirito di Gaia

Nessun grande nome, per Claudia Coppola del collettivo Gaia «l’arte è soprattutto creatività». «Abbiamo due progetti resident – racconta Claudia al Corriere della Calabria – “Archeologia del presente” e una mostra fotografica realizzata dai bambini del quartiere Santa Lucia». Il primo è «un tentativo di svecchiare l’archeologia accademica rendendola attuale». Sul tavolo si trova di tutto: frammenti di piatti, montature di occhiali, una tanica d’olio. «Come accade per i reperti archeologici, questi oggetti raccontano una storia sapientemente narrata dalle suggestioni sonore di Remo De Vico e alla penna della poetessa Maira Marzioni».

«Hic est sanguis meus»

Non solo i «progetti resident», Gaia ospita “Hic est sanguis meus” nata da un’idea di Paola Daniele, artista cosentina che però concretizza il progetto in Francia. Nel suo ambizioso progetto rientrano le opere di 70 artisti internazionali in mostra a Cosenza fino al 6 gennaio 2022. «Hic Est Sanguis Meus nasce a Parigi, nel 2014, con un nome impronunciabile quanto audace: una riappropriazione della parola del Cristo durante l’Ultima Cena. Hic Est Sanguis Meus – questo è il mio sangue – non è solo un manifesto femminista, ma un viaggio nell’universo e nel corpo delle donne, senza tabù», racconta al Corriere della Calabria, l’artista Paola Daniela. «L’intento del collettivo costituito in Francia – continua – è quello di liberarsi dal condizionamento mentale plurisecolare sulla questione delle mestruazioni. La nostra unione vuole superare l’oscurantismo e si costruisce su un bisogno d’amore e di condivisione». Così, artiste ed artisti, autrici ed autori, di diversi paesi e di diverse discipline, grazie all’idea di Paola Daniele, hanno dato vita alla prima mostra collettiva nel 2014 a Parigi al 59 Rivoli, successivamente sono seguite altre esposizioni a Roma (Rialto, 2015) Berlino (Artistania, 2015), Napoli (Scugnizzo Liberato, 2016), Morano Calabro (Il Nibbio, 2016), e Parigi (La Capella, 2017). «Noi desideriamo fare delle nostre performance, opere, film, poesie, testi, degli oggetti d’emancipazione umana e collettiva». «Cresciuta nella più rigorosa educazione religiosa, ho subìto la fascinazione del calice “del sangue di Cristo” innalzato al cielo dal sacerdote. Oggi, ogni mese, raccolgo il mio sangue mestruale che utilizzo nelle mie performance ed installazioni», aggiunge Paola Daniele. «Le mie opere performative operano un riorno sul mio stesso corpo e sul mio stesso sangue, celebrano la conoscenza, il senso della “carne”, un corpo liberato dalle forze sociali, che riprende possesso della sua identità. Morire e rinascere».

Il futuro di Gaia

Giuseppe Bormino del collettivo Gaia definisce la piccola officina culturale «luogo ospitale, aperto e accogliente, dove l’arte diventa un pretesto per affrontare tematiche importanti e aprirsi ad un quartiere difficile come quello di Cosenza vecchia». E i giovani rispondono entusiasti agli stimoli del collettivo. «I ragazzi ci seguono, dai laboratori di fotografia a quelli di fumetto. Per noi la contaminazione è importante. E’ un punto di incontro tra persone di estrazione sociale diversa». E sul futuro, Bormino annuncia una novità importante: «i nostri allestimenti saranno legati al concetto di “animalità”. Il mondo umano visto dagli animali, un allestimento che coinvolgerà la Street Art School di Cosenza». Il concetto di arte è indissolubilmente legato a quello di τέχνη «la capacità di saper fare qualcosa: dipingere, scrivere, fotografare». Gaia, dunque, unisce energie, passione e professionalità in un mondo evidentemente agli antipodi rispetto alla realtà che la circonda.

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