La prematura, troppo prematura scomparsa del professore Beniamino Caravita di Toritto, eminente costituzionalista, studioso e protagonista del dibattito istituzionale, tra i massimi esperti di autonomia regionale e federalismo, ci ha lasciati davvero attoniti, sgomenti. Caravita si è sempre contraddistinto per essere un vero gentiluomo, sensibile, rispettoso, sempre disponibile. Un amico con il quale abbiamo intensamente collaborato in particolare durante la feconda stagione delle Riforme del Consiglio Regionale della Calabria negli anni 2000/2005 che portò la nostra regione ad essere la prima Regione d’Italia a dotarsi di un nuovo statuto regionale e di un nuovo regolamento. Fondamentali strumenti che introdussero nell’ordinamento regionale originali innovazioni e regole tuttora valide per proiettare la Calabria verso un nuovo futuro. Uno Statuto che animò un grande dibattito non solo in Calabria. Un uomo raffinato, apprezzato anche da chi non la pensava come lui, dalle rare doti umane e professionali, sempre rispettoso delle altrui opinioni con quel garbo che lo rendeva particolarmente affabile.
L’Università ‘La Sapienza’ di Roma, dove il prof Beniamino Caravita ha lavorato una vita intera con impegno scientifico e passione civile ambedue straordinari, ricorderà in queste stesse ore la scomparsa di uno studioso di qualità e di un docente impegnato a tutto campo nel buon funzionamento e nella modernizzazione delle istituzioni (centrali quanto territoriali). Tanto per delimitare l’ambito di un ricordo, che certamente sarà innanzitutto istituzionale, accademico, estendendolo all’ambito professionale e consulenziale, statale ma anche, come diremo, regionale e locale.
Gli estensori di questo ricordo hanno l’onere e il piacere di ricordare l’esperienza di lavoro (professionale, culturale e scientifica) conosciuta nell’ambito della Commissione Statuto, nominata dal Consiglio della Regione Calabria qualche decennio fa per predisporre una bozza di Statuto e di Regolamento consiliare. Il ricordo di quella esperienza di lavoro è assolutamente appropriato per delineare i profili – diremmo la qualità mite e attenta quanto mai ai valori pluralistici – di uno studioso che, essendo chiamato, con gli altri componenti, a redigere una bozza di statuto – in una fase storica di sviluppo del regionalismo politico del Paese e al suo interno della esigenza di riannodare i fili di un rapporto sempre molto complesso, talora lacerato, fra corpo sociale e istituzioni rappresentative – ha sempre operato nell’ambito della Commissione perché nessuna opzione tecnico-istituzionale dovesse prevalere per principio sulle altre in discussione, polarizzando in tal modo le opzioni istituzionali suggerite. La nomina della Commissione da parte delle forze politiche, naturalmente, supponeva una attenzione peculiare a determinati valori e opzioni rappresentati dalle forze politiche allora in campo. Abbiamo l’onere di ricordare che Beniamino Caravita ha partecipato in modo approfondito e leale, con il suo apporto scientifico e professionale, unitamente con tutti gli altri componenti la Commissione alla ricerca di un equilibrio politico-istituzionale che si dimostrasse confacente ad una regione (allora ma anche in seguito) politicamente e istituzionalmente debole. Si potrà ricordare invero che la Corte costituzionale non ha apprezzato lo sforzo di quegli ‘statuenti’ calabresi censurando almeno sei o sette di quelle disposizioni statutarie. E ciò a riprova di quello sforzo corale di equilibrio e di armonia di cui Beniamino Caravita ha saputo dare prova. Il richiamo di questa esperienza di lavoro, nel fondo, serve a celebrare la cultura del pluralismo che, in uno studioso come Beniamino Caravita, riusciva ad innervare con equilibrio e saggezza lo sforzo del giurista applicato nel suggerire alla politica le soluzioni più congrue per l’appagamento del bene comune. Anche se a Beniamino non mancava certo l’attenzione su specifici valori politici in campo, questi ultimi non hanno mai preteso di risultare egemoni rispetto alle esigenze pluralistiche e di equilibrio avanzate da altri componenti la Commissione.
Ma questo è il momento del dolore e del ricordo.
Oltre al lascito di una riflessione scientifica assolutamente rilevante sui principali nodi del costituzionalismo e in particolare del regionalismo del Paese, il prof Beniamino Caravita ci consegna l’esperienza di uno studioso che ha saputo coniugare, con equilibrio e con armonia, le esigenze (astratte e prescrititve) della scienza giuridica con quelle (miti e plurali) del discorso politico, che spesso appaiono destinati a non incontrarsi.
Paolo e Silvio
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