MILANO Giuseppe Falcomatà spera di tornare presto sindaco. Punta sul ricorso contro la sospensione e anche sulla norma anti-Severino (e salva-sindaci) pensata dal Partito democratico per evitare quella che è considerata una “destabilizzazione” dell’attività amministrativa. Il sindaco comunica sui social l’attività di “verifica” sulle opere avviate dalla sua amministrazione (con tanto di dialogo con la «signora Franca» che, riguardo alla condanna gli consiglia: «Futtatindi») ma i dubbi sul suo futuro rimangono. Qualche giorno fa, in città si era sparsa la voce di un suo possibile trasferimento a Milano. L’entourage del sindaco ha smentito. Ma la suggestione non è peregrina, per il semplice motivo che il primo cittadino sospeso ha, nella “capitale” lombarda, un posto di lavoro guadagnato grazie a un concorso prima della riconferma a sindaco nelle Comunali del 2020.
Idea ancora meno peregrina, stando a quanto emerge da un’altra selezione che si è svolta sempre nel Comune di Milano nel 2019. Si tratta della ricerca di 72 profili professionali di istruttore dei servizi tecnici. Un posto di categoria C a tempo indeterminato. Scorrendo la graduatoria finale di merito, alla posizione numero 59, e dunque con un piazzamento utile per l’assunzione, ci si imbatte nel nome di Giovanna Monorchio, moglie di Giuseppe Falcomatà. Una circostanza che ha alimentato l’ipotesi di un trasferimento milanese per il sindaco sospeso e l’intera famiglia, a questo punto. Ipotesi non confermata, ma se non altro la premessa – due posti a tempo indeterminato non sono cosa da poco – c’è.
Falcomatà, però, punta a tornare a Palazzo San Giorgio. E, almeno sul versante del centrosinistra, le acque parrebbero essersi calmate con i lavori in corso per il rimpasto in giunta. Il centrodestra, da parte sua, promette battaglia e dimissioni in massa. La situazione, insomma, è in divenire. E Milano, in fondo, è soltanto a qualche ora di distanza.
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