ROMA L’Oms ha designato la nuova variante di Sars-CoV-2 rilevata in Sudafrica, B.1.1.529, come una variante di preoccupazione (Voc). E l’ha battezzata Omicron. È quanto comunica l’agenzia Onu per la salute al termine della riunione del panel di esperti che ha esaminato i dati disponibili sul mutante.
«Sulla base delle prove presentate indicative di un cambiamento negativo nell’epidemiologia di Covid-19», il gruppo tecnico dell’Organizzazione mondiale della sanità sull’evoluzione del virus, Tag-Ve, ha «consigliato all’Oms che questa variante dovrebbe essere designata come Voc» e l’Oms ha seguito l’indicazione, scegliendo la lettera dell’alfabeto greco che la identificherà da ora in poi.
Si sa che presenta nel genoma numerose mutazioni della proteina Spike che potrebbero teoricamente aumentarne la trasmissibilità e la capacità di eludere gli anticorpi.
La variante sudafricana del covid, battezzata Omicron dall’Oms, è una “variante di preoccupazione”: «Ha un ampio numero di mutazioni, alcune delle quali preoccupanti. Gli elementi preliminari suggeriscono un aumentato rischio di reinfezione con questa variante in confronto ad altre varianti di preoccupazione», spiega l’Organizzazione Mondiale della Sanità in relazione alla variante B.1.1.529.
L’istituto Spallanzani ha costituito una task force «per analizzare i dati che afferiscono a livello internazionale e predisporre il sequenziamento dei ceppi a fini di sorveglianza virologica”. “Grazie all’intervento del ministero degli esteri, l’isituto si è messo in contatto con l’ambasciatore italiano in sud Africa, Paolo Cuculi, che sta facilitando i contatti con il Nicd sudafricano – prosegue lo Spallanzani – la task force avrà a breve una call internazionale direttamente con gli esperti del Nicd per discutere i dati e confrontarsi con le misure da adottare».
«Sono stati visionati e discussi i primi dati resi disponibili dal network di sorveglianza del Sud Africa», rende noto l’istituto Spallanzani. «Si è tenuta una call di confronto tra la Direzioni dell’Istituto e del NICD (Istituto Nazionale delle Malattie Infettive del Sud Africa) – prosegue lo Spallanzani – Nel corso della conversazione si è concordato l’avvio di un tavolo di consultazione permanente tra i due Istituti, a partire da lunedì prossimo, al fine di monitorare l’andamento della diffusione della variante e le misure di contenimento da adottare».
«Al momento non ci sono dati sufficienti che ci indichino innanzitutto la trasmissibilità e in secondo luogo se la variante eluda o meno i vaccini attualmente disponibili. E’ chiaro che allora sarebbe un problema: al momento è presto e non è presente in Italia, ma va attenzionata», ha detto il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri.
Ma c’è un primo caso in Europa: in Belgio, sarebbe una giovane donna adulta che ha sviluppato i sintomi 11 giorni dopo aver viaggiato in Egitto attraverso la Turchia. Non aveva alcun collegamento con il Sudafrica o con qualsiasi altro paese del sud del continente africano. La paziente aveva una carica virale elevata al momento della diagnosi. Non era vaccinata né era stata infettata in passato.
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