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L’inchiesta

Traffico di donne dalla Moldavia alla Calabria, 5 misure cautelari

La Procura di Roma ha scoperto una Onlus “fasulla” che gestiva l’arrivo di braccianti e badanti in Italia. “Smistate” anche nella regione

Pubblicato il: 27/11/2021 – 12:09
Traffico di donne dalla Moldavia alla Calabria, 5 misure cautelari

ROMA Dalla Moldavia in Italia con la complicità di un Caf e di una finta associazione umanitaria. Tre anni di indagini della Polizia di Stato, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno permesso di svelare l’esistenza di un’associazione che, con la complicità di un Caf ed una fantomatica Onlus umanitaria, portava le ragazze dalla Moldavia a lavorare “in nero” in Italia. Il Gip del Tribunale di Roma ha emesso 5 misure cautelari. Da quanto ricostruito le donne finivano a lavorare in nero anche in Calabria.

Dalla Moldavia in Italia, lavoro nero: l’inizio delle indagini

Tutto è iniziato nel 2018 dalla denuncia di una ragazza che, assunta come colf, ha subito avances sessuali da parte del proprietario dell’abitazione.
La Polizia ha eseguito un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di 5 persone ritenute gravemente indiziate di associazione per delinquere, finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e all’intermediazione nello sfruttamento della manodopera straniera, principalmente moldava. Sono emersi numerosi ingressi sul territorio nazionale di stranieri che, seppur muniti di un visto turistico valido tre mesi, venivano avviati al lavoro sotto la copertura di un contratto “alla pari”.
Le indagini si sono protratte per circa 3 anni ed hanno consentito di svelare l’ esistenza di un sodalizio criminale, ben strutturato, capeggiato da un 74enne e composto da almeno 14 persone.
Il sodalizio era operante nel settore dell’intermediazione di manodopera straniera di cui favoriva l’ingresso e la permanenza irregolare in Italia, allo scopo di destinarla a lavori come colf o badante o come braccianti agricoli o operai, anche in condizioni di sfruttamento.

L’indagine

L’indagine è iniziata nel 2018. A settembre una ragazza moldava ha denunciato agli investigatori di aver subito molestie sessuali da parte di un uomo presso il quale lavorava come badante e colf.
La donna ha raccontato che alcuni giorni prima, dalla sua abitazione in patria, tramite un sito internet moldavo, ha contattato un’utenza cellulare italiana ed il suo interlocutore, un connazionale, le ha offerto un lavoro in Italia come badante o cameriera dietro compenso in denaro.
La ragazza ha accettato e, seguendo le indicazioni datele dallo stesso contatto, ha preso un pullman ed è arrivata a Roma. Subito dopo il suo arrivo nella capitale è stata condotta presso un C.A.F., dove ha pagato il prezzo pattuito per il viaggio e per l’intermediazione lavorativa ed è rimasta in attesa di essere collocata presso un datore di lavoro.

Le richieste di prestazioni sessuali

Dopo pochi giorni, infatti, la ragazza è stata portata presso l’abitazione di un uomo, alla periferia della città. Ed è stato proprio quest’ultimo a proporle dei regali in cambio di favori sessuali. La ragazza allora ha rifiutato e si è rivolta alla polizia. Il mercato era alimentato da un’opera di reclutamento in Moldavia, tramite siti internet e contatti telefonici, cui seguiva un lungo viaggio in pullman fino all’arrivo a Roma, con il successivo trasporto degli stranieri presso gli uffici di un CAF cittadino, adibito a vera e propria base logistica dell’organizzazione criminale.
Qui i lavoratori erano registrati ad una finta associazione umanitaria -previo versamento di 350 euro- e dove gli stessi trovavano anche un alloggio temporaneo, in attesa di essere collocati in varie regioni italiane (Campania, Sicilia, Lazio, Calabria, Lombardia). Una volta avviati al lavoro, gli stessi fruivano della copertura dell’associazione criminale per la permanenza illegale sul territorio nazionale.
Alla chiusura delle indagini la Procura di Roma ha chiesto ed ottenuto dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma 3 arresti domiciliari, un obbligo di dimora nel comune di Roma ed un obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.

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