Emilio Becheri sarà pure tra i massimi esperti di economia e politiche del turismo ma nelle sue risposte, evidentemente limitate ai soli numeri di un rapporto impietoso che riserva alla Calabria un turismo straccione – se paragonato a quello delle altre regioni meridionali -, mancano le attenuanti del caso che, invece, è bene tenere nella dovuta considerazione, specie se parliamo di infrastrutture e trasporti tra i più obsoleti e insufficienti del Paese.
Sì, perché in un contesto orograficamente insostenibile quale quello calabrese – con un’autostrada in perenne rifacimento e quindi congestionata nel periodo estivo, una linea ferroviaria “coloniale” che non consente il transito di treni ad alta velocità e dove strade e statali, nonostante le decine e decine di vittime, mancano ancora di interventi destinati alla messa in sicurezza e con l’aggravante di una politica che ha penalizzato gli investimenti di ammodernamento – è un’utopia pensare di risollevare d’emblée le sorti del turismo (ampliandone, qualificandone e destagionalizzandone l’offerta) se neppure il sistema aeroportuale calabrese ha contribuito a migliorare l’accessibilità nel tacco dello stivale, impegnato com’è nel suo di decollo.
E la vicenda Sacal la dice tutta di questi anni, tra “voli pindarici”, inchieste, aerostazioni avveniristiche (poi de-finanziate), manager novelli Icaro, bilanci che perdono quota e soci privati che decollano.
Il turismo per non essere straccione deve diventare il prodotto di un sistema, pensato in un contesto favorevole e, su questi temi, il rapporto sul turismo di Becheri e la posizione della Calabria nei ranking nazionali ci ricordano che abbiamo ancora molta strada da fare, ma una montagna di soldi da spendere – da qui a poco – per realizzare un turismo elitario, ma per tutti.
La Calabria per non essere più stracciona dovrà invece sperare in una politica sana e autorevole, distante dallo spettacolo avvilente andato in scena nel Salone degli specchi a Cosenza e dalle mortificanti macchiettistiche interpretazioni che dimoravano al decimo piano della Cittadella regionale.
Di sicuro ci vorranno politici capaci di guardare l’orizzonte piuttosto che rimirare ed accudire il proprio ombelico elettorale.
I primi passi di Roberto Occhiuto alimentano speranze e nelle sue scelte ci sembra di scorgere il peso della responsabilità e la consapevolezza di un difficile mandato di governo.
Del resto è lo stesso neo Presidente a dirsi pronto a dimostrare al resto del Paese che questa è una regione governabile, che è possibile ribaltare il paradigma di una Calabria irredimibile. Affermazioni non nuove in Calabria, ma finora mai confortate dai fatti.
La sfida però è di tutti. Ci sarà bisogno di più comunità e meno clan, non solo ‘ndranghetisti.
paola.militano@corrierecal.it
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