CORIGLIANO ROSSANO «La vicenda del piccolo Alessio Emanuele Trotta non può in nessun modo lasciare indifferenti. Non solo la Corte di Appello di Catanzaro ha rigettato la richiesta di riapertura dell’istruttoria e, quindi, di svolgimento di nuova consulenza tecnica, ma ha addirittura rinviato al 22 ottobre 2024 per la prossima udienza». A
sostenerlo sono i familiari di un tredicenne, disabile di Corigliano Rossano che, nel 2014, hanno avviato un’azione giudiziale, affidandosi all’avvocato Giovanni Zagarese del foro di Castrovillari subentrato in appello, per il risarcimento danni su un presunto caso di malasanità nei confronti dell’Azienda Sanitaria di Cosenza.
I coniugi Trotta-Silvestro, genitori del ragazzo affetto da encefalopatia fissa epilettica che comporta un grave ritardo psicomotorio, pluriquotidiane crisi epilettiche, movimenti stereotipati del capo sub-continui ed assenza di deambulazione autonoma e della produzione verbale, hanno chiesto di sapere se alla base di questa condizione, ci fosse «una preesistente e mai diagnosticata microcefalia oppure la scelta dei sanitari di Corigliano che ebbero in cura la madre, Loredana Silvestro, al momento del parto di non procedere a parto cesareo?»
«È proprio questo l’interrogativo che tormenta i genitori del piccolo, convinti, a seguito dei consulti resi da diversi specialisti – riporta la nota – che le attuali condizioni del figlio non siano state determinate da una patologia congenita, ma anche e soprattutto dalla scelta di dar corso al parto naturale».
Sulla vicenda il giudice di primo grado, nel 2020, ha ritenuto infondata la richiesta. Anche in appello è stata rigettata l’istanza di riapertura dell’istruttoria e, quindi, di svolgimento di nuova consulenza tecnica con un rinvio al 22 ottobre 2024 per la prossima udienza. Così i genitori di Alessio Emanuele adesso temono di essere «vittime di una doppia beffa: sanno di non poter contare su una nuova consulenza che, a prescindere dall’eventuale esito, possa però assicurare sulla correttezza e verificabilità del metodo seguito e sono costretti ad aspettare almeno tre anni per una prossima udienza nella quale probabilmente non verrà assunta nessuna determinazione concreta per, eventualmente, poter proporre ricorso in Cassazione». E questo, dicono, «mentre la vita del figlio trascorre in una condizione di estrema sofferenza nell’insufficienza dei mezzi di sostegno messi a disposizione da parte dello Stato».
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