CROTONE «L’attenzione della comunità scientifica internazionale continua a rimanere alta su Crotone, non solo per il Sin (Sito di Interesse Nazionale) e le evoluzioni tecnico-scientifiche legate al piano di bonifica, ma anche – si legge in una nota Arpacal – all’individuazione e messa in sicurezza dei siti contenenti Norm (Naturally Occurring Radioactive Materials, ndr), scarti di lavorazione delle industrie del fosforo a Crotone, in parte smaltiti in discariche per inerti, ma, viste le buone proprietà meccaniche, materiale che si stima sia stato impiegato massicciamente per il riempimento delle strade, i porti e piazzali della città e della provincia di Crotone. La rivista internazionale Environmental Science and Pollution research, edita dalla casa editrice tedesca Springer, ha recentemente pubblicato un articolo scientifico prodotto in partnership tra Arpacal , Università di Messina ed Università “La Sapienza” di Roma (autori: Antonella Nicolino, Mattia Rocco Ligato, Mario Ferraro, Salvatore Procopio) che relaziona sulla ricerca, dapprima sperimentale e poi sul campo, svolta dal laboratorio “E. Majorana” del Dipartimento provinciale di Catanzaro dell’Arpacal, insieme al dipartimento provinciale di Crotone, appunto sull’uso del ‘Tenorm’ nella costruzione di edifici, pubblici e privati, e la capacità che ha questo materiale di essere fattore moltiplicatore del radon in ambienti chiusi.
«La tesi scientifica sostenuta, e dimostrata negli anni dal 2015 ad oggi dall’Arpacal – continua la nota – è che l’esalazione di radon dal suolo e dai minerali – tra i rischi più pericolosi per la salute dell’uomo, attestandosi al secondo posto in Italia come causa di tumore al polmone dopo il tabacco – diventi ancora più potente quando i materiali radioattivi naturali potenziati tecnologicamente (il Tenorm aappunto) vengono utilizzati per l’edilizia pubblica e privata. Già nel 2015, l’Arpacal costruì infatti un modello in scala ridotta di un’abitazione i cui materiali da costruzione contenevano Tenorm, raccolto in un sito a Crotone. Nel corso della sperimentazione, è stato osservato un aumento dell’attività del radon nel modello quando si sono utilizzati residui di Tenorm, raggiungendo un valore di radon fino a tre volte superiore ai valori tipici dell’ambiente indoor a Crotone. Questi risultati sono stati poi confrontati con un caso concreto gestito dall’agenzia ambientale calabrese. Con questa conclusione, l’Arpacal ha dimostrato come la corrispondenza riscontrata tra i valori della concentrazione di attività del radon nel modello sperimentale e nel caso concreto monitorato, suggerisce che la stima della concentrazione di radon possa essere un metodo utile per individuare la presenza di Tenorm all’interno degli edifici».
«Gli scarti provenienti dalle produzioni industriali, che incrementano i livelli di radioattività ambientale nella città pitagorica, hanno trovato sostanzialmente due modalità di impiego ormai accertati: il cosiddetto “sandwich freddo”, per il riempimento dei fondi scavo come per i manti stradali, consistente in uno strato di bitume, poi uno spessore variabile tra i 50- 80 cm di scarto contenente Tenorm e, infine, uno strato di argilla compatta; oppure il cosiddetto “sandwich caldo”, per il riempimento dei vespai degli ambienti confinati (abitazioni private, strutture industriali, scuole, palazzi ad impiego pubblico), con un conseguente aumento della concentrazione di attività di radon indoor. Le conclusioni di questo studio, dunque, giungono a tenere alta l’attenzione sul rischio radiologico derivante dalla movimentazione terra in quel territorio. Se “tombato” nelle ipotesi del cosiddetto sandwich, freddo per le strade o caldo per i vespai di edifici pubblici o privati, il rischio radiologico viene considerato quasi trascurabile; ma – conclude la nota – se scalfito il manto stradale, cosa molto frequente, o non aerati gli edifici pubblici interessati dai vespai prodotti con quei materiali, e nei quali è stato accertato un aumento della presenza di gas radon, ecco che il rischio radiologico potrebbe incidere sulle dinamiche di protezione dell’ambiente e della salute collettiva».
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