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Il rapporto

Ripresa economica, Svimez: «Calabria ultima per capacità di recupero»

La regione chiuderà l’anno con una crescita del 3,9%. In Italia sarà pari al 4,2%. Ma nel Centro-nord l’incremento previsto è del 6,8%

Pubblicato il: 30/11/2021 – 10:44
di Roberto De Santo
Ripresa economica, Svimez: «Calabria ultima per capacità di recupero»

LAMEZIA TERME Ritornerà a crescere il divario tra Nord e Sud del Paese nel 2021. Così dopo un 2020 in cui la pandemia ha reso omogenei gli andamenti territoriali in Italia la forbice economica tra le due aree del Paese riprenderà a divaricarsi. Incrementando le differenze. Se al Centro-Nord è prevista infatti una crescita del Pil del 6,8% a fine anno, quel tasso al Sud si assesterà al 5%. Sono le previsioni contenute nell’ultimo rapporto della Svimez presentato oggi a Roma nella Sala delle Conferenze delle Scuderie di Palazzo Altieri – Abi. Ed ancora più marcata sarà la differenza tra la Calabria ed il resto del Paese. Gli analisti della Svimez, infatti, prevedono una crescita del Pil nel corso dell’anno di appena il 3,9%. Il dato più basso di crescita che si registrerà in Italia. Un tasso che, Svimez, prevede anche per l’anno che verrà. Quando invece in Italia mediamente la crescita sarà del 4,1%.

Rimbalzo incapace di far recuperare il “tonfo”

Dunque l’effetto rimbalzo dopo il tonfo del 2020 in Calabria si stima sarà decisamente modesto. Un aspetto che impedisce al sistema produttivo regionale di recuperare il profondo crollo registrato nella fase buia della pandemia che era seguito agli anni precedenti in cui la Calabria ha totalizzato perdite rilevanti in termini di crescita.
Gli analisti infatti segnalano come la Calabria mostri flessioni importanti del valore aggiunto complessivo pari al 13,5% nel periodo 2008-2014. Peggior dato dopo l’Umbria. La timida ripresa del triennio 2015-2018 pari ad appena lo 0,7% sostenuta poi dallo 0,8% del 2019 è stata poi completamente azzerata dal tasso di decrescita registrato nel 2020. Qui il valore aggiunto della Calabria mostra un calo più alto della media circoscrizione (-9,3%), dovuto alla maggiore flessione di agricoltura (-11,6%), costruzioni (-11,2%) e servizi (-9,1%); inferiore alla media del Sud la flessione dell’industria in senso stretto (-9,1%).

Occupazione e spesa delle famiglie in crescita

Migliore però sarà il dato che riguarda i livelli di occupazione e le previsioni di spesa delle famiglie. Se in Italia si prevede una crescita dell’occupazione entro fine anno dello 0,5% in Calabria le stime parlano di un incremento del 1,3% e del 1,9% nel 2022 (in Italia le previsioni parlano di un +1,5%). C’è però da registrare che la Calabria aveva subito uno dei dati peggiori per perdita di posti di lavoro a seguito della pandemia. Nel 2020, infatti, c’era stata una flessione di 4 punti percentuali contro una media nazionale del 2,1%.
Anche sul fronte della spesa delle famiglie gli analisti di Svimez prevedono una crescita in Calabria del 6,6% nel 2021 sopra la media nazionale che sarà pari, secondo Svimez, al +5,2%. Nel 2022, invece le stime per la nostra regione registrano un incremento di 3 punti percentuali, quindi in maniera ridotta rispetto al 4,5% della media nazionale.

I divari di crescita tra Nord e Sud

Secondo quanto riportato nel rapporto in generale «il rimbalzo ci sarà per l’intero territorio italiano, ma con il Mezzogiorno che resta comunque, pur in un quadro generalizzato di ripresa economica, meno reattivo e pronto a rispondere agli stimoli di una domanda legata soprattutto a due fattori, le esportazioni e gli investimenti». Diversi i motivi di queste divergenze di ripresa. Ma certamente ad influire è l’export che «ha un effetto propulsivo più ampio nel Centro-Nord (+14,3% al Sud, + 16,5% nel resto del Paese)» mentre «gli investimenti in costruzioni, accelerano in entrambe le aree (+14,8% al Sud, +15,8% al Centro-Nord) ma tendono ad avere un impatto di traino all’economia più significativo al Sud».
Da qui il divario di crescita tra le due aree del Paese anche nel 2022. Per l’anno prossimo la Svimez prevede un aumento del Pil del +4,2% al Centro-Nord e del +4% nel Mezzogiorno. «Nel biennio 2023/2024 – scrivono gli analisti – prevediamo al Sud rispettivamente +1,9% il primo anno e +1,5% il secondo, mentre nel Centro-Nord il Pil crescerebbe del +2,6% nel 2023 e del +2% nel 2024».
Qualche segnale però nel quadriennio dovrebbe derivare dall’impatto relativamente maggiore delle manovre di finanza pubblica e del PNRR al Sud rispetto al Centro-Nord. Secondo la Svimez, questa manovra «dovrebbe impedire al divario di riaprisi». Anche se sottolineano «la debolezza dei consumi, conseguente alla dinamica salariale piatta (15,3% di dipendenti con bassa paga nelle regioni meridionali rispetto a 8,4% in quelle centro settentrionali), al basso tasso di occupazione e all’eccessiva flessibilità del mercato del lavoro meridionale con il ricorso al tempo determinato per quasi 920 mila lavoratori meridionali (22,3% al Sud rispetto al 15,1% al Centro-Nord) e al part time involontario (79,9% al Sud contro 59,3% al Centro-Nord), frenerebbe la crescita».
La Svimez fa anche i conti dei tagli dei posti di lavoro seguiti alla crisi pandemica, «dopo lo sblocco dei primi licenziamenti da fine giugno». La Svimez stima che ci siano stati circa 10.000 espulsi dal mercato del lavoro, di cui il 46% concentrato nelle regioni meridionali. Numeri che danno la misura della differente capacità delle aree del Paese di reagire alla crisi pandemica e ad agganciare il rimbalzo seguito alle riapreture delle attività produttive. (r.desanto@corrierecal.it)

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