ROMA È terminato con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso da parte della Suprema Corte di Cassazione il processo a carico dell’avvocato palmese Domenico Scalfari, accusato dalla Procura della Repubblica di Palmi di plurime ipotesi di peculato e condannato alla pena di 5 anni e 2 mesi in primo grado, poi rideterminata in appello, solo grazie allo spirare del termine di prescrizione, in 4 anni e 15 giorni di reclusione; interdizione perpetua dai pubblici uffici, confisca del profitto del reato (equivalente a 277mila euro) ed il risarcimento nei confronti delle parti civili costituite, la società CBBF srl e Mariangela Creazzo.
«È stato così cristallizzato – riporta una nota diffusa dall’avvocato Massimiliano Carnovale – come la somma sottratta, di circa un milione di euro, sia stata illecitamente distratta dall’avvocato di Palmi nel corso degli undici anni – dal 1998 al 2009 – in cui è stato custode di un immobile sottoposto a pignoramento da un istituto di credito e che era stato rilevato nel 1991 dalla società CBBF S.r.l., costituitasi parte civile. Il legale, nella sua qualità di custode (e quindi pubblico ufficiale), si era appropriato – falsificando ed alterando volontariamente gli atti di rendicontazione nel corso degli anni – di ingenti somme di denaro ricavate dalla gestione dei beni oggetto del pignoramento immobiliare, e di cui aveva il possesso in ragione del suo incarico di custode sequestratario. Somme che venivano sottratte alla procedura ed al debitore, che avrebbe avuto diritto alla restituzione delle somme non distribuite dopo il riparto tra i creditori procedenti ed intervenuti.
La vicenda è quella relativa alla gestione del Centro Studi di cui il professionista è stato custode e che ha aggravato il grave stato di dissesto economico-patrimoniale».
«La sentenza resa dalla Suprema Corte di Cassazione ha quindi definitivamente messo la parola fine sulla vicenda che ha visto coinvolto l’avvocato, condannato per le gravi e plurime condotte appropriative ai danni della medesima società costituita parte civile (vieppiù proprietaria dei locali conosciuti come “Centro Studi” siti in Palmi e locati alla Asl di Palmi per quasi un ventennio, locazione che avrebbe permesso di risanare le casse sociali con beneficio di tutti i creditori).
Il Procuratore Generale aveva chiesto il rigetto del ricorso e la Suprema Corte di legittimità è andata oltre, dichiarandolo inammissibile anche alla luce delle argomentazioni fornite dal collegio difensivo composto dagli avvocati Massimiliano Carnovale, Giuseppe Francesco Gioffrè e Giulio Forgione, che in modo lampante hanno fatto emergere tutte le anomalie e le illiceità e tutte le altre condotte illecite poste in essere dal legale».
Qui la rettifica chiesta dall’avvocato del custodie giudiziale.
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