CORIGLIANO ROSSANO Caso Alessandro Manzi, la prima sezione della Corte di Cassazione, accogliendo le tesi formulate dall’avvocato Ettore Zagarese, ha respinto il ricorso che la Procura Generale di Catanzaro aveva proposto contro la sentenza della Corte di Assise di Appello di Catanzaro, la quale applicando una condanna a nove anni di reclusione, aveva ridotto di oltre la metà la pena di primo grado, mentre il pm di udienza aveva chiesto contro una condanna all’ergastolo con isolamento diurno.
Condivise, quindi, le ragioni argomentate dal difensore contro le quali il PG aveva proposto alla Corte di Cassazione un articolato ricorso volto ad applicare all’imputato l’aggravante della premeditazione e ad escludere il beneficio delle circostanze attenuanti generiche e dell’attenuante della provocazione, invece contestate dal pm. Tali richieste venivano disattese dagli Ermellini che, così, confermano la decisione di secondo grado.
Alessandro Manzi, 29 anni, era stato accusato di omicidio volontario aggravato perché la sera del 17 novembre del 2017 aveva ucciso a colpi di fucile il padre Mario sull’uscio di casa. Subito dopo il fatto si era costituito dai Carabinieri assumendosi la responsabilità dell’accaduto e narrando di come fosse arrivato al gesto estremo dopo anni di vessazioni che avrebbe subito all’interno delle mura domestiche che condivideva con il padre, noto pregiudicato. Nelle more del processo veniva sorpreso a detenere un’arma che dichiarava aver posseduto per ragioni di difesa in seguito ad alcune minacce ricevute che lo avevano portato a temere per l’incolumità dei suoi cari.
Oggi Manzi, avendo appreso dell’esito del processo, accompagnato dal suo difensore, si è costituito, volontariamente, alla locale Casa Circondariale al fine di espiare la pena residua avendo voluto evitar l’inoltro di ogni richiesta volta al differimento della condanna o alla sua sostituzione con altra.
«Il giovane Manzi interpellato dal mio studio – ha affermato l’avvocato Ettore Zagarese – perché valutassimo la proposizione di richiesta a pene alternative che lo sottraessero al regime carcerario, ha inteso non attivare alcuna istanza volendo pagare il suo debito con la giustizia e non intendendo sottrarsi alle sue responsabilità così come fatto sin dall’inizio di questa triste vicenda».
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