CATANZARO Nel quadro generale, si potrebbe dire che i seggi per la Calabria in Senato restano invariati. Perché a quello “guadagnato” da Tilde Minasi (proclamata giovedì scorso) fa da contrappeso lo scranno ceduto da Adriano Cario, 49 anni, calabrese d’argentina la cui elezione non è stata convalidata a quattro anni dal voto che lo ha mandato da Buenos Aires a Palazzo Madama. Per l’ex presidente dell’associazione “Centro calabrese” ed ex direttore de L’Eco d’Italia, tuttavia, l’esito del voto è giunto inatteso, visto che la Giunta per le elezioni lo aveva confermato al suo posto. Verdetto sovvertito dall’aula che ha approvato (a scrutinio segreto) con 132 voti favorevoli, 126 contrari e 6 astensioni un ordine del giorno (a prima firma della capogruppo del Pd, Simona Malpezzi) che chiedeva di togliere il seggio al politico eletto nelle liste dell’Unione sudamericana emigrati Italiani e ora nel gruppo Misto.
Cario non è più un senatore della Repubblica ma l’attribuzione del suo seggio resta sospesa: la palla torna alla Giunta delle elezioni e immunità che ha chiesto tempo per approfondire il caso. A rivendicare quel seggio è il candidato del Partito democratico Fabio Porta che da tre anni denuncia quello che definisce «il più grande broglio elettorale della storia della Repubblica».
Sulla storia del seggio conteso si inserisce, infatti, un’inchiesta della Procura di Roma che indaga sulla regolarità del voto nella circoscrizione Sud America alle politiche del 2018. Il nocciolo della questione: secondo le perizie calligrafiche diverse schede elettorali sono irregolari. Voti effettuati dalle stesse (poche) persone che avrebbero espresso più volte lo stesso voto, persino in seggi diversi.
Cario si è difeso in aula, proclamandosi «estraneo a qualsiasi ipotesi di manipolazione. C’è stata una perizia senza contraddittorio, su un campione ridottissimo, 3 sezioni su 99, solo 375 schede a fronte di molte decine di miglia di voti da me legittimanente conseguiti. Non ritengo sia possibile dichiarare la mia decadenza su una percentuale di schede considerate censurabili. Anche sostenendo che ci sono delle schede invalide permane una differenza a mio favore di migliaia di voti. Per disporre la mia decadenza si dovrebbero verificare tutte le schede. La mia passione civile è stata ereditata da mio padre, il primo editore di giornali in Sud America».
Il calabrese d’Argentina condivide i guai legati alle presunte schede fasulle con un altro parlamentare eletto all’estero e originario di Belvedere Marittimo, il deputato Eugenio Sangregorio. Anche Sangregorio è stato candidato con l’Unione sudamericana degli emigranti italiani (Usei) e, secondo quanto riporta il sito Irpimedia.eu, è indagato dalla Procura di Roma. Tuttavia, per la sua posizione non è previsto per adesso alcun voto della Giunta per le elezioni né, di conseguenza, della Camera. Il ricorso, in questo caso, è firmato da Alberto Becchi, altro candidato dem. Dalla sua denuncia si legge che in 33 seggi elettorali il deputato Eugenio Sangregorio ha ottenuto 15.861 preferenze sulle 16.478 espresse in totale. «Il candidato per la Camera dei deputati dell’Usei ha ottenuto 38mila voti in tutto il Sudamerica – sintetizza Alberto Becchi, candidato del Pd -. Solo in alcuni seggi di Buenos Aires ha ottenuto 24mila voti. Negli altri 500 seggi, 14 mila voti».
Quella di Sangregorio, 82 anni, è la classica figura dell’emigrante riuscito ad affermarsi all’estero. «Nasce come banditore di aste giudiziarie – racconta Irpimedia – e diventa, negli anni, un uomo d’affari con attività tra l’Italia e l’Argentina. È un personaggio più conosciuto in Argentina che in Italia. Più che per l’edilizia, è però noto per il Bingo Adrogué, una sala da gioco che si trova nell’omonima località dell’area metropolitana che circonda Buenos Aires. Il bingo e in generale il gioco d’azzardo sono settori in cui ha investito anche in Italia, prima attraverso il Cine-Bingo, poi con altre sale gioco a Roma».
Infine possiede poi diversi alberghi, sia lungo la costa argentina, sia a Belvedere Marittimo, il suo paese natale. Le sue società argentine fanno tutte parte del Grupo Sangregorio, costituito nel 1967, con interessi che vanno dai bar, ai rimessaggi di barche da diporto fino a un cimitero privato. E nel centro della costa tirrenica, segnala ancora Irpimedia, è anche registrata la sede legale dell’Usei, in via Fortunato al 54, presso lo studio di due commercialisti, Ciriaco Astorino e Vincenzo Carrozzino.
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